Riceviamo, e pubblichiamo la mail firmata di un nostro ascoltatore
REDAZIONE Una vecchia filastrocca in dialetto, nella quale si elencavano le varie province venete e attigue con le loro peculiarità, terminava mestamente con “..e Belun? Pore Belun te se proprio de nisun!” sottolineando come la nostra provincia si trovi distante, non solo geograficamente, dal resto della Regione. Ma c’è una buona notizia! Qualcuno ha deciso di prenderci sotto la sua ala e di portarci con se come “fioi de anima”! Purtroppo per noi, si tratta di genitori fin troppo amorevoli, terrorizzati dal fatto che possa accaderci qualcosa! Eh già, perché nel tempo la nostra bella provincia è diventata campo fertile per burocrati intransigenti, colletti bianchi dalle decisioni ineluttabili, scribacchini in cerca di facile carriera. Siamo diventati il regno del divieto, la patria del “NO SE POL”. La mannaia si è abbassata su manifestazioni, sagre, eventi. Ultimo, in ordine di tempo, il Dolomiti Rally. In pochi si sono salvati. E gli organizzatori sono allo stremo perché ogni norma deve essere messa in atto fino all’ultimo, estenuante cavillo. Tutto per poi magari vedersi distruggere il proprio lavoro dall’ennesimo occupante di scrivania, che in vita sua non ha mai organizzato nemmeno una grigliata, che con un colpo di penna cancella mesi di lavoro senza possibilità di appello. È un amaro sfogo il mio, ma è ciò che vedo. E mi raccomando: continuiamo a lamentarci che la gente fugge dal territorio. Forse, anzi molto probabilmente, è anche grazie a questa mentalità che molti cercano fortuna altrove. Ma a Belluno abbiamo la sicurezza: la sicurezza di annoiarci a morte.
ARCHIVIO RADIOPIU
“Veneziani gran signori, padovani gran dottori, veronesi tutti matti e vicentini magna gatti”.
In realtà la versione ridotta di una filastrocca ben più lunga che parla anche di altre città del nord come Brescia e Bergamo.
La versione completa è:
“Veneziani, gran Signori;
Padovani, gran dotori;
Vicentini, magna gati;
Veronesi … tuti mati;
Udinesi, castelani co i cognòmj de Furlani;
Trevisani, pan e tripe;
Rovigòti, baco e pipe;
i Cremaschi fa coioni;
i Bresàn, tàia cantoni;
ghe n é ncora de pì tristi… Bergamaschi brusacristi!
E Belun? Póre Belun, te se proprio de nisun!”
E Belun? Póre Belun, te se proprio de nisun!
Belluno era ritenuto un luogo difficile da raggiungere, freddo e nevoso. Il detto sta proprio ad indicare questo fatto di essere agli estremi della Regione un po’ fuori dal giro. I detti hanno sempre una spiegazione che spesso è affascinante ma soprattutto carica di valore storico e culturale.