REDAZIONE Riceviamo e pubblichiamo una considerazione in merito all’articolo comparso nelle ultime ore sul nostro sito riguardo il bostrico a firma di Tiziano De Col. Le precisazioni arrivano da Stefano, ascoltatore del Comelico.
Mi permetto di dissentire, almeno per quanto riguarda il territorio comeliano, dal recente articolo sul bostrico di Tiziano De Col. Sono stato presidente della Regola di Valle nel comune di San Pietro per il quinquennio 2017/2022 e ora conservo lo status di amministratore e la carica di vice e, mentre posso confermare che i piani di riassetto forestale di cui le Regole sono dotate ex Legge, sono, da anni, elaborati e redatti sulla base di stime e non già previo rilievo in bosco, non posso però avvalorare la tesi della mancanza di cura e attenzione nella gestione selvicolturale delle nostre foreste; fortunatamente il 70% dei boschi del nostro territorio è di proprietà delle Regole che con Vaia prima, gli schianti da neve nel 2020/21 e ora il bostrico, hanno subito e stanno subendo un enorme danno ambientale che, non posso nasconderlo, è indubbiamente anche di natura economica se pensiamo che i bilanci regolieri si basavano quasi prevalentemente sugli introiti derivanti dalla vendita dei lotti boschivi. I nostri boschi erano la rappresentazione di una gestione millenaria basata sulla selezione e coltivazione delle piante con effetti positivi anche per la biodiversità che da molte parti viene riconosciuta al nostro territorio. Nonostante l’attenzione e la cura dei boschi, la natura ha comunque fatto il suo corso (Vaia & co) come ora lo sta facendo con questa invasione del bostrico che non ha attaccato boschi incolti e affetti da incuria o abbandono, ma boschi che venivano regolarmente “condotti” da secoli con attenzione e cura e che sono però, ahinoi, stati pesantemente provati dalle intense raffiche di vento di fine ottobre 2018. Fare quindi di “ogni erba un fascio” non è poi così corretto, ma porsi le giuste domande in merito ad un diverso approccio di fronte a madre natura e agli evidenti cambiamenti climatici beh, questo si, indubbiamente! Ricordo che solo dalla Val Visdende (area più colpita da queste avversità) abbiamo allestiti e trasportati via oltre 250.000 metri cubi di legname “ex Vaia” per i quali ci eravamo dati un limite temporale di 3 anni, ovviamente disatteso da ciò che è successo nell’inverno 2020/21 e da quello che sta succedendo ora con il bostrico. Diversificare le specie è senz’altro un buon punto di partenza, ma poi la natura sa il fatto suo e laddove ha raso al suolo, sarà capace di riportare la vita, anche più rigogliosa di prima. Gli eventi eccezionali e l’attuale crisi energetica deve forse portarci ad un ripensamento della gestione forestale e perché no, appunto ad una diversificazione del bosco introducendo anche quelle specie a crescita rapida, in grado di rinvigorire la macchia, proteggere il sottobosco e il substrato vegetale in genere, ma anche fornire, in modo più sostenibile, materia prima da cui ricavare energia rinnovabile e non solo.
Stefano
L’ARTICOLO DI IERI
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