Ancora delle predazioni da parte del lupo nella zona dell’Alpago o così almeno sembra, dato che senza l’esame del DNA rinvenuto sulle carcasse, certezze non se ne possono avere. L’evento è ancora una volta a danno della famiglia Fullin che ha già subito 15 predazioni solo nel 2020 , decisamente troppe per non giungere alla conclusione che qualcosa nel frattempo si sarebbe dovuto imparare in tema di detenzione in sicurezza degli animali da reddito. 50 pecore perse in un anno sono decisamente una strage di individui, soggetti per legge alla tutela del proprietario. Infatti il Decreto Legislativo 146/2001, Attuazione della Direttiva 98/58/CE relativa alla protezione degli animali da reddito, recita all’Art. 2 Obblighi dei proprietari, dei custodi dei detentori degli animali “il proprietario o custode ovvero il detentore deve: a) adottare misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali e affinchè non vengano loro provocati dolore, sofferenza o lesioni inutili. Sicuramente si tratta di un lavoro non semplice, quello dell’allevatore ma che va portato avanti, come ogni altro con i dovuti metodi e mezzi. Le reti da sole, seppur elettrificate, non sempre bastano la cosa è ormai risaputa in tutta Europa per cui sorprende che ancora qualcuno le usi senza nessun altro tipo di deterrente. Il connubio reti elettrificate (dell’altezza adeguata che varia a seconda delle pendenze e del tipo di terreno) e cani da guardiania (in numero adeguato, sempre superiore ad uno), funziona quasi sempre. La presenza umana, nei momenti più delicati (spostamento degli armenti, nascita dei piccoli, ecc…) è necessaria. Un lavoro non semplice, paradossalmente più difficile oggi che un tempo visto che ci si è scordati di vivere in un territorio di montagna nel quale il lupo, per fortuna, sta riprendendo gli spazi che l’uomo, compiendo stragi crudeli, gli aveva tolto. Mettendo da parte per un momento l’antropocentrismo che ci caratterizza, bisogna sottolineare come la presenza di un predatore in cima alla catena alimentare, una specie chiave per l’ecosistema, risulti fondamentale per ridare equilibrio ad un mondo che la nostra specie ha violentato e continua a violentare. Ovviamente ci sono delle criticità, come in ogni interazione ma è fondamentale comprendere che la presenza del lupo può portare benifici per la provincia a livello turistico, ecologico, culturale ed economico. Cosa serve per una corretta convivenza con la specie lupo? Innanzitutto una corretta informazione e sinora la nostra provincia ha miseramente fallito in questo per tre motivi; il primo: non si è fatto nulla per preparare gli addetti al settore, alla convivenza con il lupo tanto che, quando nel 2016 sono cominciate le predazioni di animali da reddito il fatto ha sorpreso tutti e dire che l’Ufficio Caccia e pesca della Provincia di Bolzano aveva avvisato nel 2012, il corrispondente Ufficio bellunese che il lupo Slavc, proveniente da Est e radiocollarato era passato per il nostro territorio, fermandosi qualche giorno e predando. Da li alle prime predazioni sono passati 4 anni; il secondo motivo del fallimento sta nel lavoro fatto dai mass media che spesso hanno “gettato benzina sul fuoco” con articoli allarmisti nei quali hanno dato ampio spazio al parere di privati cittadini, decisamente incapaci di valutare in modo professionale gli eventi a cui hanno assistito, anzichè coinvolgere esperti in materia; il terzo motivo, la mancanza di una corretta formazione degli allevatori da parte delle associazioni di categoria e degli enti preposti (Provincia e Regione). Come si evince dalle testimonianze dei Fullin e di tanti altri allevatori, il lupo non è ancora specie abbastanza conosciuta. Dire che “ogni anno aumentano sempre più” è falso visto che il numero dei lupi presenti in un branco è geneticamente controllato; areali piccoli come quelli presenti in provincia, non avranno mai un numero eccessivo di individui presenti nel branco. Anche pensare di abbattere i lupi in dispersione è una pessima idea, in primis perchè si istiga ad una attività severamente vietata ma anche perchè questo può creare dinamiche nei branchi che gestiscono areali confinanti con le aree in questione, che potrebbero portare a danni maggiori. Ovviamente il lupo in dispersione (essendo solo) tende a predare animali da zootecnia in quanto più semplici da uccidere ma questo da cosa dipende? Ovviamente dal fatto che non sono detenuti in sicurezza. Il Presidente di Confagricoltura Donazzolo è convinto che la convivenza tra uomini e lupi non sia possibile; il mio invito è che si rechi in alcune zone d’Italia, magari accompagnato da quei politici che il lupo non lo vogliono, pur senza conoscerlo, dove la convivenza non solo è possibile ma porta, in termini economici, dei vantaggi per la nostra specie, grazie al turismo consapevole. In quanto presidente di Confagricoltura, lo invito inoltre a studiarsi i dati relativi ai danni compiuti dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali, alle attività agricole, danni di gran lunga maggiori in termini di bilancio che non quelli provocati dal lupo. In questo caso, l’apporto del predatore si è già dimostrato fondamentale per il calo dei suidi in alcuni territori italiani in quanto capace di fare quello che l’attività venatoria, rea di aver importato suidi non autoctoni e decisamente distruttivi sul territorio italiano, non ha mai saputo fare, creando piuttosto un aumento della specie grazie ad una caccia scriteriata. Per chiudere, i problemi degli allevatori sono di ben altra caratura: costi troppo elevati degli alpeggi, crollo del valore della carne e del latte, mancanza di personale, abbandono dell’attività per lavori meno faticosi e più redditizi. La predazione del lupo si profila come l’ultimo anello di una catena decisamente logora. I vantaggi che la presenza del predatore porta al territorio (turismo, cultura, riequilibrio della biodiveristà, interesse, ecc…) sono indiscutibili e vanno considerati nella giusta proporzione. Il mio consiglio agli allevatori è quello di pretendere di più da una Provincia ed una Regione che non hanno sinora fatto abbastanza in termini di informazione, formazione e aiuti alla categoria. Gli allevatori vanno tutelati, i loro animali anche; il lupo non è da meno.
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TRE ASSALTI DEI LUPI IN ALPAGO, SBRANATE 20 PECORE
Il lupo torna all’assalto in Alpago: sbranate 20 pecore nel giro degli ultimi dieci giorni agli allevatori Alessandro e Sebastiano Fullin, già colpiti in passato dalle predazioni. “Hanno ucciso 5 pecore a mio figlio Sebastiano lunedì mattina e il resto a me, tra pecore e agnellini, in altri due assalti – dice Alessandro Fullin, allevatore di Confagricoltura Belluno -. Ma Sebastiano era già stato colpito in aprile, senza contare che l’anno scorso abbiamo subito 15 predazioni. Di 600 pecore che avevamo, ne saranno rimaste 550. Siamo sfiniti fisicamente. A parte la tensione nervosa, che ci distrugge, e la paura, lavoriamo tre ore in più ogni giorno per il lupo perché abbiamo da gestire cento chilometri di recinzioni fisse durante il giorno, che servono per far mangiare le pecore, e in più le reti con corrente elettrica dove la notte chiudiamo i branchi a rischio. E la sera che non ce la facciamo a chiudere tutto il lupo è lì in agguato e fa strage di bestie”. Fullin sperava che la Regione gli mandasse un uomo in più per chiudere le greggi durante la notte, ma non è arrivato. “Non ce la facciamo più, camminiamo 70 chilometri al giorno per fare tutto, ma siamo stremati – spiega -. Noi garantiamo la biodiversità con la pecora Alpagota, ma non possiamo più farcela se ci sono i lupi, che ogni anno aumentano sempre di più. Siamo convinti che vada preservato il branco di lupi presente in Cansiglio, perché siamo per la biodiversità, ma i lupi in dispersione presenti in Alpago che stanno massacrando le greggi e gli allevamenti vanno uccisi o prelevati. Perché il nostro gregge in Cansiglio non viene mai attaccato? Perché la coppia Alfa che guida il branco in quell’area ha delle regole e non attacca, mentre i lupi in dispersione sono terrorizzati perché temono di morire di fame e riprodursi e attaccano tutto e tutti”.
Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno, è sconsolato: “La convivenza tra allevatori e lupo non è possibile, lo diciamo da anni – sottolinea -. Purtroppo non è un problema solo nazionale, ma europeo, sorto da quando è stato varato il progetto Life Wolfalps per la conservazione della popolazione di lupo nell’ecosistema alpino. Si vuole che i lupi vivano assieme agli uomini nella natura, come accadeva secoli fa, ma non hanno pensato alla tutela dei territori e delle attività economiche. Non si sono resi conto che in questo modo tutte le attività di alpeggio e allevamento verranno abbandonate. Ma se la politica europea è questo che vuole, abbandoneremo le stalle in provincia di Belluno e ci dedicheremo ad altro. Come organizzazione chiederemo però i risarcimenti per la chiusura delle nostre attività e per tutti gli investimenti fatti in questi anni”.
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