RADIO PIÙ Riceviamo e pubblichiamo
La Consultazione pubblica come parte del “percorso partecipativo” prevista per l’adozione dello strumento urbanistico P.A.T. del 19 ottobre c. m., ha messo in luce una volontà, direi quasi, di stanca continuità. Una logica di sviluppo, che non contempla appropriati elementi di novità al passo coi tempi. Le aspirazioni degli amministratori del territorio bellunese, emerse dalla consultazione, semplificando, hanno dato l’impressione di confermare un preconcetto bisogno, orientato verso un‘espansione di infrastrutture trasportistiche su gomma, come previsione predominante per il prossimo futuro. Rotatorie, raccordi, tangenziale, parcheggi e autostrada A27 e quant’altro, a beneficio dell’auto come totem, non sono sembrate “sconvolgenti” alle persone che partecipando all’incontro, hanno aderito a questa nuova forma di audizione pubblica, rivolta per teleconferenza agli stockholder del territorio. Qualcuno a proposito della mobilità, che da qui al 2050 continuerà ad essere inquinante, ha rivendicato un’attenzione, anche, verso i velocipedi o mezzi di trasporto individuale con velocità massima 30 km/h, reclamata in tutta Europa. Non sembra essersi evidenziata negli interventi alcuna volontà di scoraggiamento per il traffico su gomma, a favore di spostamenti della popolazione circolante in area montana su mezzi ferroviari. I nuovi paradigmi della mobilità, che con il progetto green europeo rivoluzioneranno anche il trasporto, non hanno sfiorato minimamente, nel dibattito in teleconferenza, l’idea dei partecipanti, amministratori pubblici compresi. La politica dei trasporti in Unione Europea, mira a soluzioni di mobilità e logistica efficienti, sicure e rispettose dell’ambiente. Concretamente si fa promotrice di azioni per creare condizioni idonee per un’industria competitiva e capace di generare crescita e occupazione. Nel territorio di Belluno, sappiamo, che di tanto in tanto a seguito di qualche piovasco, negli ultimi tempi, il suolo mostra sempre più la sua vulnerabilità. L’addebito per questi, a volte disastri, viene attribuito alla crisi climatica. Ma ad amplificare il danno invece, non di rado, concorre il
ritardo della manutenzione o la sua totale assenza. L’infrastruttura stradale, per l’alta diffusione della sua rete, e a causa della
sua impermeabilizzazione di suolo diffusa, ne paga sovente le conseguenze. Segno, che una spinta antropizzazione non si concilia con gli ambienti naturali delle valli, che solcano il territorio. Frazioni e Comuni, per questo, rincorrono sempre più gli eventi calamitosi ma non sempre praticando una prevenzione manutentiva puntuale. Forse, per questioni economiche, mancano di una cultura della manutenzione programmata. A cominciare dalle novità come smart working, industria 0.4, banda larga, etc. ci si dovrà muovere molto meno e fare viaggiare di più le informazioni. L’industria dovrà anche rivedere il tempo di lavoro nelle fabbriche. Insomma possiamo dire che, per gli eventi che si preparano per il territorio bellunese, il futuro è già cominciato. La mobilità a scopo di lavoro e per altre esigenze, ha già fatto diminuire i suoi spostamenti. Si pronostica anche una revisione del tempo di non lavoro, in aumento. Tutto questo per la montagna può avere un significato, che non può essere
trascurato. Il dibattito, non ha evidenziato alcun accenno, alle risposte da dare nel merito degli spostamenti, ma neanche alla ricucitura da dare alla dispersione della popolazione nel territorio, e ai suoi raccordi con tutta la provincia bellunese. Un enorme numero di frazioni (33) formano la città e ben 61 Comuni caratterizzano il territorio provinciale, con una
popolazione residente la cui età media avanza, mantenendo una sua stanzialità. Un ulteriore allungamento dell’autostrada fin oltre il territorio di Belluno non fa bene né alla natura né al territorio. Gli abitanti della montagna da tempo sono abituati a condividere con chi frequenta i luoghi o transita, quella “lentezza” e contemplazione della natura che chi vive o frequenta la montagna apprezza, sapendo anche che ritempra l’uomo. Un transito su gomma che bypassa il territorio bellunese velocizzando l’attraversamento, non è un beneficio ma un danno alle Comunità locali oltre che all’ambiente. Sarebbe auspicabile un potenziamento del trasporto pubblico, prevalentemente su rotaia, che permette di servire meglio le Comunità locali, favorendo anche la distribuzione degli occasionali visitatori della montagna. Una situazione vantaggiosa anche per i valligiani, per preservare il loro buon livello di autonomia personale, e non indebolire quel tessuto sociale che vive in centro e in periferia. Si vuole significare con i precedenti accenni alla popolazione e ai luoghi – riferimenti assai importanti – che il Piano di Assetto del Territorio, deve potersi sintonizzare con il vissuto dei luoghi, prima di essere coniugato con la mobilità e i trasporti. Si eviti di cristallizzare lo strumento urbanistico, a puro e staccato riferimento teorico della realtà esistente. In buona sostanza, si dia al P.A.T. il compito di cogliere l’essenza dei nuovi bisogni in tempi di transizione, per una realtà territoriale che può collocarsi tra le città territorio intese come “Smart city”.Giuseppe Cancemi