BELLUNO Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera riguardante la rotonda Via Vittorio Veneto a Belluno
LA LETTERA
La rotonda in corso di realizzazione lungo la via Vittorio Veneto, viene presentata alla città di Belluno come un intervento di riqualificazione “compensativa” . Nello specifico, vuole essere un intervento di: “…miglioramento della segnalazione e riqualificazione dei passaggi pedonali, abbattimento delle barriere architettoniche, riqualificazione delle fermate dei bus, rifacimento delle pavimentazioni dei marciapiedi.” Detta rotatoria, viene a collocarsi su di un trafficatissimo asse viario nei pressi di un luogo, destinato ad accogliere una nuova attività economica. In soldoni, un ennesimo centro commerciale. L’esigenza della modifica stradale, si rende necessaria per agevolare la circolazione in loco, a causa di un prevedibile incremento di traffico automobilistico. A giudicare da come stanno andando le cose, forse, questo progetto per effetto della pandemia o per un difetto di trasparenza, finora, non deve essere stato molto attenzionato. Lo stesso autore del monumento in piazza De Luca, solo ora, a lavori avanzati, si accorge del colpo di spugna che è stato dato alla sua opera. Per la verità, il Comune di Belluno non è nuovo di azioni come questa. Aveva già dato segno di stancarsi presto delle opere d’arte che commissiona, e i cittadini lo lasciano fare. Circa un decennio fa, ricordo, l’opera di Arnaldo Pomodoro, “Novecento”, è stata acquistata e poi venduta, senza che alcuno se ne dolesse o battesse ciglio. Ora ci risiamo ancora, spiana la “firmata” opera, stranamente trascurata, di piazza De Luca e dei suoi alberi che l’adornavano. Forse, cancellando anche la segnalazione di uno dei 22 punti geodetici, parte dell’intera rete plano-altimetrica nazionale (13.000 punti in tutto, dell’attuale rete viaria italiana). Nella premessa progettuale di questo intervento, che modifica pesantemente la destinazione dei luoghi, si accosta al progetto una reclamizzata messa in sicurezza. Il che fa pensare a chissà quale “pericolo” da scongiurare. Il timore che si legge, però, nei principi della riqualificazione invocata, sembra riconducibile alle previsioni d’incremento della mobilità urbana in prossimità dell’area da trasformare. Se tale era la preoccupazione, non si capisce perché si è consentito un ulteriore insediamento commerciale che sappiamo letale per il mantenimento degli esercizi di vicinato, da sostenere (“a parole”). Non a caso nello studio della progettazione non si coglie un qualche accenno al bisogno di un piano commerciale per tutto l’hinterland bellunese. Una scelta politica non certo favorevole per un territorio come quello di Belluno, già penalizzato perché insieme di piccoli nuclei abitati che avrebbero necessità di una “ricucitura” urbana. E non è solo questo che peggiorerà i dintorni dell’ex piazza De Luca. Forse non si è pensato che il rallentamento dei mezzi meccanici in movimento, farà aumentare anche l’inquinamento atmosferico. Come minimo, il progetto di rotatoria, si doveva anzitutto preoccupare, con una attenta analisi dei flussi di traffico del luogo, di conoscere i livelli di CO2 e di polveri sottili (PM 2.5 e PM 10). I cui valori, quasi sicuramente, avrebbero scoraggiato la scelta che si sta attuando. La stampa è l’unica fonte che ha informato la cittadinanza di questa invasiva trasformazione. Nonostante tutto il tempo passato dal primo annuncio, non c’è stata alcuna lamentela. La solita impugnativa che non manca nelle varianti urbanistiche con qualche osservazione e/o opposizione previsti al momento della pubblicazione ufficiale, è mancata. Ed è mancato anche uno dei soliti ricorsi al TAR. Tutto è andato liscio a parte qualche “rumor” sulla temuta perdita dei parcheggi auto. Altra osservazione di natura urbanistica che va fatta a questa modifica della viabilità in via Vittorio Veneto, se soffermiamo l’attenzione allo “smontaggio” di un’alberata e una ben attrezzata piazza, con monumento realizzato dall’arch. Francesco Palma, che poteva piacere o meno ma era pur sempre un opera intellettuale che non può e non doveva essere cancellata per fare posto ad un incrocio stradale senz’anima. Poi, se si vogliono ancora approfondire i motivi squisitamente urbanistici, in concreto, non può essere trascurata la leggerezza con cui si è deciso di abbattere le otto essenze arboree mature che ombreggiavano la zona e compensavano, questi sì, i luoghi con la loro restituzione di ossigeno che attenua le emissioni di anidride carbonica. Infine, qualche ulteriore dubbio su questa “riqualificazione” nasce riflettendo sugli spazi qualificati e già vissuti del precedente progetto, che la legge sancisce come standard residenziali, barattati per un traffico automobilistico che non migliorerà la componente residenziale degli abitanti di quella zona. Un ulteriore semplice richiamo alla riflessione può ancora essere fatto su verde e spazi pubblici sacrificati, nonostante la loro legittima allocazione di progetto a norma della legge nazionale (D.I. 1444/68) sugli standard residenziali. E’ lecito chiedersi a questo punto, se quella che si sta attuando nella, ora, ex piazza De Luca è riqualificazione e se la Corte dei Conti, definita “come garante imparziale dell’equilibrio dell’economia e della finanza pubblica”, può permettere l’alienazione di un ambiente urbano definito, come quello di cui stiamo parlando, di proprietà pubblica, mediante una discutibile trasformazione.
Giuseppe Cancemi