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Riceviamo a pubblichiamo alcune considerazioni personali da Colle Santa Lucia
di Franz Dell’Andrea, cittadino di Colle Santa Lucia.
Ci troviamo spesso ad assistere e tollerare situazioni spiacevoli, senza avere la forza o la possibilità di
metterci del nostro per migliorare la realtà delle cose. Siamo costretti a subirle, anche quando sono
caratterizzate da aspetti universalmente riconosciuti come deplorevoli o inaccettabili. Le comunità di
minoranza si trovano spesso in questa situazione e troppe volte si sono fatte il callo a forza di resistere
valorosamente. La comunità di Colle Santa Lucia, insieme agli altri due comuni ladini del Veneto, subiscono le angherie dei “poteri forti” da più di un secolo. Appena dopo la Prima Guerra Mondiale gli abitanti sono stati strappati (sulla carta ma non nel sentimento!) dalla loro secolare madre patria, l’amata Terra Tirolese, per essere redenti, come dicevano e volevano gli italiani. Non si è mai capito bene da cosa dovevano essere redenti, certo è che dopo la separazione dal resto della Ladinia, ben presto sono cominciati i problemi, alcuni dei quali perdurano ancora oggi. Innumerevoli sono stati in questo ultimo secolo i tentativi intellettuali, politici e religiosi di soffocare la determinazione e l’orgoglio del Popolo Ladino che da sempre sostiene una cosa molto semplice: “Noi siamo e vogliamo rimanere ciò che siamo!!!”. Questo orgoglio evidentemente ha sempre dato fastidio a quelli che non lo hanno mai voluto comprendere, né in passato né tantomeno ora. Oggi siamo testimoni di un ennesimo tentativo.
È vero che i politici non dovrebbero immischiarsi negli affari della Chiesa ma è altrettanto inopportuno che presbiteri e vescovi si immischino in faccende politiche o comunque cerchino di influenzarle.
La riunificazione della Parrocchia di Colle Santa Lucia con il Decanato di Livinallongo, dopo essere stata
auspicata dalla popolazione, è stata in qualche modo boicottata, per interessi e ragioni che a mio modo di
vedere possono essere solamente di rilevanza politica, in quanto la sperimentazione pastorale degli ultimi
vent’anni è evidentemente fallita. Lo stesso Decanato, la cui esistenza era stata garantita dal Vescovo
diocesano in seguito ad un sollevamento della popolazione, ora sembra non esista più, anche se mai
soppresso ufficialmente. C’è da augurarsi che l’antica istituzione del Decanato non sia stata mantenuta in
piedi solo in modo apparente e fittizio, semplicemente per tenere buoni “sti quattro parrocchiani
montanari”, perché questo sarebbe inaccettabile.
L’ amministrazione della Parrocchia di Colle S. Lucia è stata affidata e rimane tutt’ ora nelle mani di don Renato Tasso, salesiano che non ha compreso e rispettato la sensibilità di questa piccola comunità di minoranza, ma piuttosto ha deriso dal pulpito la comunità stessa, ridicolizzando le nostre peculiarità e la nostra tradizione.
Cerca continuamente di imprimere alla comunità cambiamenti in contrasto con la sensibilità dei residenti; e lo fa spingendosi nell’ambito politico, come quando suggerì sul foglietto settimanale la fusione dei comuni di Colle S. Lucia e Selva di Cadore (ecco perché ho precedentemente accennato alle ingerenze tra politica e religione!). Sempre don Tasso, sperava nella creazione di un Consiglio Pastorale Parrocchiale che sostenesse le sue idee (e in questo sì che si era adoperato), ma la popolazione di Colle Santa Lucia ha deciso diversamente, con un plebiscito che ha eletto tutti componenti che hanno una certa sensibilità e la pensano in una maniera ben precisa. Tutto questo accade mentre il Vescovo di Belluno sembra starsene con le mani conserte ad osservare: non si capisce veramente se sia complice o solo indifferente e insensibile. Sperando che questo mio sfogo personale serva a qualcosa, rimaniamo in fiduciosa attesa per vedere cosa ci riserverà questo nuovo anno.
Radio Più, dopo aver pubblicato la lettera di Franz Dell’Andrea, invitano Don Renato Tasso e il vescovo della Diocesi ad intervenire, se lo ritengono utile e interessante al dibattito.
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