REDAZIONE Riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni arrivate in redazione da una nostra ascoltatrice
Sono perfettamente in accordo con quanto hai scritto. Mi permetto però di alzare un po’ il tiro…Come la storia insegna quando le pance sono troppo piene si diventa anche ciechi oltre che obesi, si perde l’intraprendenza e si galleggia in quello che i nostri anziani chiamavano “Bruo gras”. Che importa se viviamo in un sito patrimonio dell’umanità quando l’unico obbiettivo per un giovane e entrare in fabbrica a 18 anni per poter vivere senza problemi a forza di benefit etc.etc. Qui non stanno sparendo solo i negozi e i bar (solo su questo argomento bisognerebbe aprire un dibattito) qui sta svanendo la cultura, la voglia di fare, la voglia di costruire qualcosa di nuovo…Quanti ragazzi studiano, si laureano e passano direttamente in fabbrica senza guardarsi attorno per cercare qualcosa per mettersi in gioco? In quanto alle costruzioni avvenieristiche fatte con i fondi di confine devo ammettere che mi sento un po’ in colpa anch’io come cittadina in quanto credo sia dovere di ognuno vigilare su quanto fa l’amministrazione ed intervenire a momento debito ( un’altra parentesi da aprire…). L’unico augurio da farci è che torni un po’ di carestia per svuotare le pance e riempire le teste di idee per sopravvivere.
R.C.
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TAIBON, IL PAESE CHE NON AMA I CICLISTI
TAIBON Ho sempre presentato al mondo con orgoglio la Valle di San Lucano dove sono nato e cresciuto. Con altrettanto entusiasmo ho sempre consigliato di percorrere la ciclabile in riva al Tegnas, dal centro del paese fino su a Pont oltre Col di Pra. Ora me ne guardo bene dal farlo, per non essere co-responsabile di eventuali e possibili incidenti. I cartelli, posizionati con cura e amore dall’allora assessore Michele Fusina se non ricordo male con Claudio Doctor Bike Da Roit (uno che nella bicicletta ci ha creduto per primo) sono ancora al loro posto, scoloriti dal tempo come è normale che sia, ma tutto il resto è cambiato.
L’imbocco subito dopo i campi di calcio (plurale) e basket (benedetti Fondi di Confine) è traumatico, dopo il primo tratto in ghiaia sulla ciclabile ecco sassi di dimensioni non trascurabili, o li schivi o ci rimetti la ruota del velocipede. Superato il laghetto delle Peschiere la ciclabile non esiste più, a quattro anni da Vaia la situazione non è cambiata, quindi dopo la stucchevole visione sulla costosa Arena (ad oggi incompiuta), la soluzione è una soltanto, uscire sulla comunale e salire la riva della Besausega. I più temerari s’arrampicano fino alla condotta a la percorrono con una buona prova di equilibrio, anche se vietato. Ma il peggio viene dopo per chi non lo sa, improvvisamente dopo il “Caval” (foto) la ciclabile s’interrompe bruscamente, è così da mesi non dall’ultimo nubifragio, peraltro lontano visto il lungo periodo di siccità. Per chi sale verso Col di Pra deve scendere dalla bicicletta ed a fatica superare il greto del torrente e due enormi tubi in cemento di dubbia utilità. Chi percorre la ciclabile in senso opposto rischia l’osso del collo. Nessun cartello, nessun segnale annuncia la presenza del fosso con fondo in grandi sassi. Povera Valle di San Lucano, poi ci si chiede perché i giovani non si impegnino in qualche attività turistica, come ad esempio gestire l’ex Baita delle Peschiere ancora abbandonata al suo destino e non sarà certo il nuovo ponte a cambiare la situazione. E’ bello passare per il centro del paese tra i tanti fiori sistemati lungo i tre ponti, oppure a San Cipriano per coprire una fontana che di fontana non ha nulla, nemmeno un filo d’acqua, ma per fare turismo e non solo occhiali ci vuole ben altro.
Mirko Mezzacasa