RADIO PIU’ Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Manuel Roncat, Presidente di Arabba Fodom Turismo
A pochi giorni dalla conferenza stampa del Presidente del Consiglio Professor Giuseppe Conte, devo amaramente constatare l’enorme divario e scollamento dalla realtà tra la politica nazionale e le imprese turistico-ricettive e dei servizi. Imprese che ricordo, non sono delocalizzabili e non sono riconvertibili nella maggior parte dei casi. Un albergo che entra in difficoltà, non può essere riconvertito in residenziale, è destinato a fallire e chiudere, come un impianto a fune, uno spazio commerciale, un ristorante. Da un esecutivo che parla del Turismo come comparto trainante del PIL nazionale, attendevamo regole chiare, certezza degli adempimenti, garanzia di salvaguardia dei posti di lavoro. Le regole, per l’ennesima volta non sono arrivate, siamo stati ripagati con il solito slogan: “nessuno perderà il posto di lavoro” inventato e coniato da un dipendente pubblico, come una triste pubblicità che non incontra la risposta del mercato e non raccoglie l’attenzione delle masse e da un poco felice: “non arrabbiatevi” Nulla è più distruttivo, frustrante e difficile dell’incertezza, mentre attorno a noi, le imprese turistiche dei paesi europei riaprono, e le nostre destinazioni concorrenti creano dei corridoi turistici, l’Italia intera si trova in un limbo di incertezza, nel sonno istituzionale, nel pacato torpore delle rassicurazioni da social network. Assistiamo con tristezza alle azioni di paesi europei e contermini, volte a intercettare e veicolare a sé quote di mercato turistico che l’Italia sta perdendo, in un clima di totale pacatezza, che sembra cadere nella compiacenza, delle istituzioni italiane. Pur consapevoli della presenza del tristemente famoso COVID-19 è necessario capire che se non apriranno a brevissimo e con regole semplici le aziende chiuse, necessariamente, lentamente chiuderanno anche le imprese rimaste aperte. Se in un autobus da 40 mq possono trovare posto 15 persone, in un bar di 40 mq devono poter entrare 15 persone, altrimenti pretendo che il trasporto pubblico venga fermato oppure dotato di un autobus ogni persona. Mi preme ricordare che non l’Italia, ma le imprese e gli imprenditori italiani hanno attraversato una delle maggiori recessioni economiche del nostro secolo, quella del 2008, ne sono usciti in un clima istituzionale di totale austerità economica autoimposta dalla Commissione europea, oggi chiaro ai più. Solo grazie a resilienza e attitudine all’ospitalità degli imprenditori turistici, il nostro comparto è arrivato fino ad oggi. Ristoranti e bar, negozi e parrucchiere, panettieri e officine, allevatori e agricoltori delle nostre aree sono esempio di accoglienza fatta di amore per il proprio lavoro, non è possibile ospedalizzare con regolamentazioni improponibili una professione che nasce dal cuore, applicare regole ospedaliere a ristorazione e accoglienza significa togliere la marginalità di guadagno alle aziende e lasciare la certezza dei costi, delle tasse e delle imposte. Significa obbligare migliaia di famiglie a lavorare per pagare le spese vive e in molti casi condannare aziende all’inesorabile chiusura. Le partite iva turistiche, commerciali e dei servizi, con tutta la filiera di fornitori e produttori sono famiglie in carne ed ossa, fanno parte della nostra famiglia anche i nostri collaboratori per i quali pretendiamo certezze in quanto non hanno la forza, da soli, di far sentire la loro voce, se non a mezzo di sindacati che per troppi anni hanno visto gli imprenditori come aguzzini. Abbiamo bisogno di semplificazione, sburocratizzazione, regolamenti semplici, certezze nei regolamenti, regolamenti non interpretabili, questo è quello che non vogliamo sia più come prima. vogliamo la certezza che il rischio d’impresa non venga gravato anche il rischio COVID-19, non vogliamo che la responsabilità per questo rischio trasli dal governo agli imprenditori. È necessario ed urgente che le istituzioni con competenza turistica prendano una posizione forte a favore delle imprese del territorio e della lunga filiera prima che sia troppo tardi. Non abbiamo bisogno di tavoli istituzionali riservati a pochi, abbiamo bisogno di sostegno pubblico immediato, liquidità vera non sotto forma di ulteriori debiti, di vicinanza delle istituzioni e dialogo con l’ente pubblico. Se la politica nazionale, come fino ad oggi dimostrato, non è in grado di emanare provvedimenti semplici e comprensibili, potrebbe accantonare egoismi di partito, chiedendo al Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, la ricetta del “come si fa”. Le imprese turistiche lanciano un ultimo grido: RI-FATE presto
Manuel Roncat Presidente Arabba Fodom Turismo