*******
È polemica in questi giorni sull’ingerenza delle associazioni ambientalistiche sulle decisioni degli amministratori montani in merito a nuovi impianti sciistici. Occorre però ricordare che anche molti abitanti della montagna non sono d’accordo con la visione dei loro amministratori e degli imprenditori del settore. Agitare lo spauracchio dello spopolamento e del mancato sviluppo per giustificare qualsiasi intervento in un territorio saturo di impianti e piste da sci ha stancato e in tanti, stufi della visione speculativa che si ha delle Dolomiti, si augurano che la politica locale tiri fuori iniziative e idee lungimiranti al passo con i tempi, dove al centro c’è la montagna e i suoi abitanti, non il turismo cafone e sempre meno sostenibile divenuto ormai ingestibile. Continuare sulla vecchia strada significa minare territori unici ma fragilissimi. Preservare non vuol dire negare lo sviluppo ma avere una visione chiara su ambienti che, se non rispettati, non avranno più lo stesso fascino in futuro e per questo non saranno più ambiti. Aprire la mente a un nuovo modo di fare turismo, a una gestione delle Dolomiti diversa in epoca di cambiamenti climatici e di globalizzazione, al corretto messaggio da indirizzare agli ospiti, non è esercizio velleitario, è progettare il futuro. Cosa che al momento sembra interessare zero in un mondo preso esclusivamente dai grandi numeri e dal tutto e subito, costi quel che costi. L’insofferenza di tanti abitanti delle terre alte verso questa deriva cresce, non a caso le ormai imminenti Olimpiadi di Milano-Cortina suscitano sempre meno entusiasmo e vengono viste spesso come una minaccia anziché un opportunità. Sono segnali da cogliere, perlomeno è quel che farebbe un buon amministratore che ha a cuore il suo territorio e la sua gente.
**********