*****
Dando continuazione alla prima parte del nostro ricordo di don Cassiano De Col qui sotto riportata :
proseguiamo con la seconda parte partendo dalla tentata cattura di don Cassiano De Col intentata dal Comando dei Garibaldini di Agordo, nella notte tra il 19 e il 20 Agosto 1866. Sia prima della condanna per alto tradimento inflittagli dalla Corte Speciale di Mantova nel 1856 sotto il Regno del Lombardo Veneto e sia dopo 1 anno di prigionia risoltasi con l’uscita dal carcere grazie all’amnistia Imperiale concessa ai detenuti politici, don Cassiano De Col emigrò dal Lombardo Veneto per recarsi in diverse parti della penisola, sicuramente a Napoli, nel neonato Regno d’Italia, dove probabilmente continuò a professare le sue idee liberali opponendole a quelle del Regno d’Italia con la stessa veemenza con la quale aveva combattuto l’invasore austriaco, tanto che ci porta a pensare che mettesse i due “Regni” allo stessa stregua. Dobbiamo dire che anche altri personaggi bellunesi non vedevano di buon occhio né l’invasore austriaco del Lombardo Veneto, né l’annessione al Regno d’Italia, tanto questo risulta evidente leggendo “Il possidente bellunese” scritto da A. Maresio Bazolle, proprio subito dopo il Plebiscito per l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, in un periodo ampio che va dal 1868 al 1890. L’attività di don Cassiano De Col lo portò in carcere anche a Napoli dal 1861 al 1862, sotto il Regno d’ Italia, dove scontava una pena di 10 anni per alto tradimento contro il “Governo dell’amatissimo Re d’Italia” e da dove riuscì a fuggire dopo un anno dandosi alla fuga e riparando in quel di La Valle, al tempo ancora soggetto al Lombardo Veneto, dove era stato amnistiato. Per questo fu immediatamente ricercato dal Comando dei Garibaldini non appena questi giunsero ad Agordo. L’arresto e la perquisizione della sua casa a La Valle non diedero i frutti sperati, in quanto lui era già fuggito e nella casa in cui abitava non fu trovato niente di compromettente nei suoi riguardi. L’ennesima fuga e latitanza di don Cassiano De Col ha dell’incredibile. Furono date disposizioni, in tutto il distretto di Agordo, per Zoldo e per il Cadore, di effettuare indagini da parte delle forze dell’ordine del tempo e di sentire i confidenti abituali, circa la presenza o meno del ricercato nei territori di competenza. Le direttive erano molto stringenti data la “pericolosità sovversiva del sacerdote” . Fu così che in pochi giorni fu visto da persone in tre diverse occasioni. Fu dichiarata la sua presenza in Ampezzo, dove fu riferito che si incontrò con “altri individui di simil tempra”, un gesuita e un certo Rudio di Belluno, per poi espatriare nel Tirolo a Bressanone. Sembra che avesse attraversato il Cadore con un travestimento. Sempre negli stessi giorni fu riferito esser visto a Cencenighe da dove sembrerebbe essersi diretto verso Rocca e Laste per poi sempre espatriare in Tirolo, presumibilmente a Livinallongo. La notizia più accreditata dava la sua partenza da La Valle alle 11 del mattino di domenica 19 agosto 1866 e alle 2 di notte del lunedì successivo (20 agosto) attraversava il confine Veneto-Tirolo recandosi nel villaggio di Sagron in Tirolo “posto circa ad un quarto d’ora da Gosaldo”. Nella mattina del 19 prima di fuggire, don Cassiano aveva venduto l’unico mobile in suo possesso. La sua fuga avvenne poco prima che dei Garibaldini e due Guardie Cittadine si presentassero a casa sua per arrestarlo. Coloro che lo cercavano, intercettarono una donna di Sagron che aveva una lettera di don Cassiano De Col diretta al cognato dello stesso, tale Giacomo Da Roit-Bello, con la quale lo incaricava di consegnare ad essa un inoltro (denaro) che egli aveva già preparato nella Domenica prima di allontanarsi nell’indomani con una fuga anticipata. Così coloro che lo cercavano vennero a conoscenza della vendita dell’unico suo mobile nella casa in cui abitava di proprietà di Felice Giacomo Mezzacasa. Nulla toglie credere che nei giorni successivi egli rientrasse clandestinamente in Agordino per poi dirigersi verso Rocca – Laste – Livinallongo e successivamente in Ampezzo. La sua fuga e latitanza furono probabilmente possibili perché era dotato di una “carta anagrafica” emessa dal Comune di La Valle senza che fosse stato dato il nulla osta per l’emissione da parte della Giunta Governativa Distrettuale di Agordo o che magari era sfuggita alla stessa Giunta. Certamente la concitazione generale di quei giorni tra la popolazione per il ritiro Austriaco e l’annessione al Regno d’Italia favorì gli spostamenti di don Cassiano e 160 anni (circa) orsono non c’erano ovviamente mezzi di comunicazione repentini come oggigiorno se non i messaggeri a cavallo o la Regia Posta sempre con cavalli e carrozze postali. Non essendoci state immagini di don Cassiano veniva trasmessa una sua descrizione: Età anni 44 – Statura ordinaria piuttosto complessa – Capelli neri – Fronte Regolare- Sopracciglia nere – Occhi castano scuri vibrati e sempre inquieti – Naso e bocca regolare – Mento e viso ovale colorato robustissimo bruno – Veste da Sacerdote elegantemente _ Cammina con passo celere e marcato. Don Ferdinando Tamis riporta queta descrizione di don Cassiano De Col nel suo libro “Il contributo dell’ Agordino per l’indipendenza ed unità d’Italia 1848-1866”: “Vagheggiava un’ampia riforma sociale, politica, religiosa e per questo non acquistava molto credito. Aveva idee nuove sulla libertà religiosa, sulla riforma liturgica e semplicità dei riti sacri, sulla disciplina ecclesiastica, sull’unione dei cristiani e di tutti i credenti; cose tutte che abbiamo viste e discusse e in parte attuate dal Concilio Vaticano II° . Nelle sue peregrinazioni era stato a contatto con i protestanti, gli anglicani, gli ortodossi, i musulmani e gli ebrei. A Venezia si diceva che fosse anche il redattore del giornale di Fra Paolo Sarpi (1) e ne avesse approvato il programma. A differenza di altri sacerdoti, nessun provvedimento canonico venne preso nei suoi confronti e non venne mai sospeso a divinis. Dietro consiglio di confratelli fece atto di sottomissione alla Santa Sede, venne assolto ed ebbe a fare gli esercizi spirituali. I vescovi di Belluno, Gava e Renier, i confratelli presso i quali aveva esercitato il ministero, come a Gosaldo, Primiero, Venezia, nelle diocesi di Bobbio, Vigevano, Padova e altrove, pur dispiacendosi del temperamento irrequieto e delle idee da lui accarezzate, riconoscevano che aveva tenuto un contegno sacerdotale. Morì a Venezia l’ 11 giugno 1875”.
- Documenti e carteggio di don Cassiano De Col presso l’ archivio di don Ferdinando Tamis. Fotoriprodotti nel 1996 e fotoriproduzioni in Archivio Tiziano De Col.
- Don Ferdinando Tamis : “Il contributo dell’ Agordino per l’indipendenza ed unità d’Italia 1848-1866”
- (1) La nascita di questo giornale evangelico viene annunciata nelle pagine di cronaca cittadina del quotidiano “Il Tempo”, XXII, n. 174 (27 luglio 1882) ricordando che nel primo numero, la cui uscita è prevista per primi giorni di agosto, conterrà la risposta al sermone del Patriarca contro l’apertura a S. Margherita del tempio evangelico, una rassegna del movimento evangelico in Italia e nel mondo intero, notizie di cronaca cittadina, una rivista politica, una spigolatura nel gran campo dei fatti, della scienza e della letteratura, nonché un’appendice col romanzo storico Savonarola appositamente scritto per il giornale. È sempre “Il Tempo” – XXII, n. 210 (8 settembre 1882) – a informare i lettori che in seguito alla scomunica “i clericali sono giunti ad impedire che quel giornale sia ricevuto dalle edicole e dai rivenditori, questo ci assicura il signor Beruatto che dirige il Sarpi; e ci aggiunge che non potendolo vendere lo farà distribuire alla porta della Chiesa evangelica a Santa Margherita, a S. Marco presso la tipografia e che lo manderà agli abbonati per 3 lire annue e lire 1,50 al semestre” Tratto da https://www.unsecolodicartavenezia.it/scheda/fra-paolo-sarpi-2/
(foto di testa: Maddalena De Col (Gherle) ritratta nel 1925. Era la sorella di don Cassiano De Col. Immagine tratta dal libro “Un viaggio nel passato di Corrado Da Roit edito da Nuova Sentieri Editore-1984)
******