Quelli che definiva “i suoi padri” erano di Chies ed ecco spiegato perché il maestro Mario De Nale, nel suo “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi”, edito nell’agosto del 1978 dal Centro sociale di educazione permanente di Tambre e dall’Associazione emigranti bellunesi, gli ha dedicato un capitolo, anche se Umberto Trame in realtà era nato a Venezia l’11 novembre 1881, e nella città lagunare morì nelle prime ore di martedì 24 settembre 1974. Come che sia, è certo che Trame, pur vivendo a Venezia, si interessò, fra l’altro, per la costruzione di una nuova strada che togliesse dall’isolamento Chies, il capoluogo del Comune, appunto “terra dei suoi padri”, e si impegnò molto per l’esecuzione di lavori di restauro della chiesetta vitalizia di Mont (seconda chiesa filiale di Chies, quella di Mont è intitolata alla Beata Vergine della Pace ed è documentata dal 1767 – ndr.). In proposito, De Nale ricordava che: “Chiese offerte in denaro ai veneziani oriundi dell’Alpago, e in generi alimentari: patate, fagioli, formaggi ed altro. Per un sacco di patate era stata anche concordata per l’edificio sacro una porta di rame col celebre battiferro alpagoto Antonio Fagherazzi, ma poi l’artista, forse indispettito perché le patate non giungevano mai, non concluse la sua opera”. Torniamo indietro nel tempo per dire che Trame ricevette il battesimo nella chiesa veneziana di Santa Maria del Giglio il 27 novembre dello stesso 1881. Dopo gli studi in seminario, il 24 luglio 1910 fu ordinato dal cardinale patriarca Aristide Cavallari ed iniziò l’attività sacerdotale prima a San Giacomo dell’Orio e poi ai Santissimi Apostoli. Nel 1916 venne scelto come cappellano dei profughi della Grande guerra e nel 1919 andò a Caorle come cooperatore, ritornando poco dopo a Venezia con mansioni di cappellano corale di San Marco. Detto del suo impegno per Chies d’Alpago, non si può scordare, anzi, che fu l’ideatore del traforo dei Monti Lapissini (La Val Lapisina è una tipica valle glaciale, scavata dal ramo di un antico ghiacciaio che seguiva l’attuale corso del Piave. Il ramo, a sua volta, si divideva formando da una parte quella che oggi è la Vallata e dall’altra l’anfiteatro morenico collocato tra Vittorio Veneto e Conegliano. Al termine dell’era glaciale si è assistito al franamento dei monti del circondario, sicché tutt’oggi i corsi d’acqua sono perlopiù sotterranei; alcuni di questi, affiorando, alimentano il Lago Morto (gli altri bacini sono di origine artificiale). La valle ad ovest è delimitata dalla dorsale del Col Visentin e ad est dal gruppo del Pizzoc-Millifret. Il paesaggio si caratterizza principalmente per la presenza di tre laghi (da sud, il lago di Negrisiola, il lago del Restello e il lago Morto), motivo per cui è soprannominata Valle dei Laghi Verdi. Notevole è anche la presenza dell’Autostrada A27 con i viadotti del Restello (dall’omonimo lago) e di Fadalto (dall’omonima località) che attraversa la Val Lapisina poggiando spettacolarmente su altissimi piloni, in forte impatto con il paesaggio circostante (dalla libera enciclopedia Wikipedia – ndr.) per congiungere il “suo” Alpago col Friuli. Perché della conca alpagota era un entusiasta ammiratore come si evince da un passo del libro del quale fu autore, dedicato proprio alla terra e alla gente alpagota: “Splende la conca d’Alpago nella varietà di tinte che ammantano i suoi colli nell’autunno, rifulge in primavera e nell’estate con la rigogliosa vegetazione dei prati, dei campi e degli alberi aventi tutte le gradazioni del verde: il colore predominante con cui sogliono distinguerla quei pochi che ad essa accennano, chiamandola la verde conca dell’Alpago; scintillano al sole le sue montagne quando mettono il cappuccio di neve o riflettono i raggi rossi del lontano tramonto”. E a proposito di libro non va dimenticato che Trame fu autore apprezzato di numerose pubblicazioni tra le quali il volume “L’Alpago raccontato da Umberto Trame. Un popolo una civiltà un territorio” (a noi una copia fu donata “con simpatia” dall’allora sindaco e presidente della Comunità montana Terzo Lorenzo Barattin). In questo libro sono ospitati testi di: Fiorello Zangrando, Giovanbattista Pellegrini, Mauro Lucco, Lino Sief, Giancarlo Bressan, Piero Fain, e contributi della Biblioteca popolare di Chies e Codenzano; a quest’ultima si deve anche gran parte del materiale fotografico mentre altre immagini sono di De Santi, Belluno e quelle in particolare relative alla montagna, di Pietro Fain e Flavio Bona. Detto che l’editore fu per l’ente comunitario Bepi Pellegrinon con la Nuovi Sentieri di Belluno, il coordinamento grafico di Eronda graphic design studio, la fotoriproduzione e stampa dello stabilimento tipolitografico Panfilo Castaldi di Feltre, concludiamo ricordando che il Comune di Chies d’Alpago ha intitolato la scuola di Lamosano “Don Umberto Trame”; essa è parte della struttura dell’Istituto comprensivo di Puos.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “L’Alpago” di don Umberto Trame, sito Ebay, Wikipedia, Corriere delle Alpi): La copertina del libro col racconto dell’Alpago di don Umberto Trame; la scuola che gli è stata dedicata a Lamosano; uno scorcio di Montanes; la strada che da San Martino porta a Funes; copertine di libri di Trame: “L’ambone dell’abbazia benedettina di Santa Maria a Sesto al Reghena”, “Marghera – L’Arsenale di terra”, “La Conca dell’Alpago”; “Progetti per il centro storico”.