AGORDO Una casa di riposo in Valle del Biois? Non è la prima volta che la proposta rimbalza sui mezzi di informazione aprendo al dibattito. Argomento di attualità anche per il gruppo consigliare “Agordo Cambia”. Ed ecco dunque la proposta della “cittadella dell’anziano” che secondo il gruppo di Agordo potrebbe risolvere alcune criticità esistenti in vallata agordina offrendo servizi tarati in maniera precisa e puntuale sulle necessità degli anziani. “Agordo Cambia” pone una domanda importante per gli amministratori, per la comunità: vale la pena investire i per adeguare una struttura esistente? Struttura che di adeguato a ben poco e non risponde ai bisogni complessi degli anziani. Quindi la proposta: struttura nuova, costruita con i criteri dettati dalle esigenze della “nuova utenza” “Noi immaginiamo una “cittadella dell’anziano”, dove si erogano servizi graduati, secondo le necessità delle persone”. Infine il gruppo va anche oltre ipotizzando la realizzazione di appartamentini protetti, abitati da coppie che richiedono i servizi secondo le loro necessità.
IL DOCUMENTO DI AGORDO CAMBIA: PERCHE’ FARE UNA NUOVA STRUTTURA PER ANZIANI PER L’AGORDINO?
Ogni tanto si legge sul giornale o si sente qualche amministratore dire che vorrebbe una casa di riposo per anziani nel proprio Comune. L’idea di per se non è sbagliata: cosa c’è di meglio che avere una casa di riposo nel proprio Comune, in modo che gli anziani di quel paese possano continuare a vivere nel loro territorio, vicino ai propri familiari? Ma tutto questo è un’utopia. La programmazione della residenzialità extraospedaliera è compito della Regione, la quale valuta il fabbisogno di posti letto per quel territorio in base a determinati parametri. Tutto questo è necessario per garantire alla casa di riposo la copertura dei posti letto e quindi la sostenibilità economica nel tempo. Oggi la domanda di posti letto è principalmente per persone non autosufficienti e l’assistenza a queste persone è molto costosa. Infatti nei Centri di Servizio per Anziani e nelle RSA gli utenti pagano la quota alberghiera e la Regione paga la quota sanitaria per garantire l’assistenza medica, infermieristica, dell’operatore socio sanitario, del fisioterapista, della psicologa, ecc., figure professionali tutte necessarie per rispondere ai bisogni di salute degli utenti. La RSA di Agordo, gestita da ASCA ma proprietà dei 16 Comuni dell’Agordino, è un edificio obsoleto, presenta necessità di interventi costosi, che non cambieranno quella che è la sua struttura ma serviranno solo per l’adeguamento alle normative. Per la parte degli “Anziani inabili”, ex sanatorio per intenderci, che dispone di 48 posti letto, l’amministratore unico, nella presentazione del bilancio di previsione, ha chiesto di trovare una collocazione alternativa. Non si è dilungata molto, ma è chiaro che quella struttura non è più adatta ad ospitare anziani che hanno bisogni complessi oltre che il diritto ad un ambiente confortevole dove trascorrere l’ultima parte della loro vita. Il “Polifunzionale 1” non gode di miglior salute, costruito negli anni settanta dalla Comunità Montana, progettato per ospitare persone autosufficienti, ha camere piccole dove è difficile entrare con le carrozzine, i bagni sono stretti e poco adatti ad essere usati da persone che hanno bisogno di assistenza. I piani sono poi sfalsati rispetto al nuovo “Polifunzionale 2”, quindi per evitare che gli anziani scendano inavvertitamente le scale, è stato dotato di barriere che evitano la libera circolazione. L’unica parte dignitosa sono i 50 posti letto costruiti dall’ULSS negli anni novanta. Ora viene da chiedersi: vale la pena di investire soldi per l’adeguamento di una struttura che di adeguato ha ben poco? L’anziano che oggi entra in casa di riposo ha bisogni molto complessi, poli-patologie che una volta venivano seguite nei reparti ospedalieri, ma che complica molto tutta la situazione è la massiccia presenza di anziani affetti da demenza. Una struttura nuova, costruita con i criteri dettati dalle esigenze della “nuova utenza” che oggi è inserita nelle strutture per anziani, garantisce senza dubbio una migliore assistenza e rende più agevole e meno gravoso il lavoro dei professionisti. Garantisce la libertà di movimento e, quindi, una migliore qualità di vita alle persone affette da demenza. Inoltre una struttura nuova, oltre ad essere costruita secondo le necessità degli anziani, sarà anche piacevole, bella, pratica. Un posto dove i familiari lasceranno volentieri i loro cari e, dove, se avremo la fortuna di invecchiare, entreremo volentieri anche noi. Noi immaginiamo una “cittadella dell’anziano”, dove si erogano servizi graduati, secondo le necessità delle persone. Dove un anziano sa che non se ne deve andare in un’altra struttura se diventerà non autosufficiente o se avrà bisogno di un livello assistenziale più elevato. Dove trova un centro diurno con professionisti che lo stimolano a mantenere o migliorare le proprie autonomie e la sera può fare ritorno alla propria abitazione. Dove può accedervi anche se è “autosufficiente” e quando avrà un decadimento, che è fisiologico, cambierà solo padiglione. Dove si potranno anche preparare i pasti da portare a domicilio, servizio che consente la permanenza nella propria abitazione dove l’anziano, oltre al pasto, riceve anche la visita del volontario. E perché non si potrebbero realizzare anche degli appartamentini protetti, abitati da coppie che richiedono i servizi secondo le loro necessità. Tutto questo non è utopia, ma richiede uno sforzo collettivo e la forte volontà dei nostri amministratori.