DI RENATO BONA
Una cartolina ed una foto anni ‘50 dedicate anche alle Segherie De Mas di Rivalta Eccoci alla seconda “incursione” nel libro curato dall’amica Elda Deon Cardin fra l’altro appassionata collezionista di vecchie cartoline), nel novembre 2008 con la Grafiche Longaronesi ed il patrocinio del Comune di Longarone: “Il lavoro nelle Valli del Piave e del Vajont prima del 9 ottobre 1963” (data tragica della catastrofe che provocò duemila vittime e devastazioni a Longarone e nei paesi vicini). “Accompagnati” dal “contributo” di Agostino Sacchet ci soffermiamo dapprima su “La Faesite di Longarone”a proposito della quale leggiamo: “La Faesite era (è brutto usare l’imperfetto, quando avrebbe potuto essere ancora in funzione) uno stabilimento che produceva pannelli in fibra di legno con lo stesso nome”. Sorse a Faè di Longarone ad iniziativa di Giovanni Battista Osvaldo Protti e dal paese ha preso il nome. Era una delle varie attività industriali opera dell’imprenditore nato proprio a Longarone il 14 ottobre 1879, figlio di Gustavo che a sua volta aveva fondato nel 1900 il cartonificio Protti nella località Vajont. Si ricorda quindi che a Faè, G.B. Osvaldo aveva dato vita anche ad una moderna azienda agricola per l’allevamento di vacche da latte e in provincia di Rovigo aveva fondato uno zuccherificio oltre ad aver bonificato la tenuta di 800 metri in quel di San Nicolò. Detto di altre iniziative anche fuori dai confini nazionali dell’imprenditore illuminato, non va trascurato che il nostro creò la Società Faesite spa che produsse il primo pannello il 39 novembre 1936 con il Duce che intervenne all’inaugurazione, cerimonia per la quale ad ogni operaio venne “prestata” una tuta da lavoro nuova (poi ritirata…). Faesite occupava fino a 250 persone e risultava il più grande stabilimento del comprensorio longaronese. In sintesi il ciclo di lavorazione: il legno veniva macinato quindi “sfibrato”, ricomposto e poi pressato ed asciugato, col prodotto finale rappresentato da un pannello di spessore variabile, molto flessibile e alo stesso tempo decisamente resistente, che fu commercializzato anche all’estero ed utilizzato per pareti, pavimenti, soffitti, carrozzerie. Mobili, carpenteria edilizia. Protti, che aveva ricoperto la carica di sindaco di Longarone e di deputato, morì nella villa di Faè la notte tragica del Vajont. Agostino Sacchet così conclude: “Con la fine della Faesite Longarone ha perso molti posti di lavoro e un prodotto di qualità che portava, in Italia e all’estero, il nome di un suo paese. Faesite rimane il nome di un prodotto, inserito nel vocabolario della lingua italiana, realizzato in altri stabilimenti, che però non ha più alcun collegamento con Longarone”. Proseguiamo con il Cementificio di Castellavazzo che fu fondato nel 1912 dalla Società Calce Bellunese convinta ad intervenire – come attesta una testimonianza di Roberto Polla di Codissago – data “la vicinanza alle cave di marna e di calcare (in particolare quelle di Ceppe, in Colle e Pascoli, tutte sopra Codissago) e la presenza di teleferiche che facilitavano il trasporto della materia prima. Negli anni ‘40 subentrò la Marchino & C. di Casale Monferrato (AL) che ampliò lo stabilimento e, in seguito alla richiesta di cemento per la costruzione di dighe nel Bellunese (Val Gallina, Sottocastello, Vajont, Treponti, Pontesei) negli anni ‘50 incrementò la produzione, così che nel 1954 gli operai erano 276 e all’interno dell’azienda erano previsti uno spaccio alimentare, la mensa e persino un servizio di consulenza sociale. Ma… In presenza di spazi ristretti fu necessario realizzare forni verticali peraltro meno produttivi e competitivi di quelli orizzontali e questa fu la principale causa di una crisi culminata nel 1966 con la chiusura dello stabilimento, avvenuta il 18 marzo. E concludiamo con una cartolina postale ed un’immagine (collezione Gianni Olivier) che in qualche modo testimoniano dell’attività della “Agostino De Mas & Figlio” industria e commercio legnami in quel di Longarone, con segherie a Rivalta, località che, erano gli anni ‘50, documenta la notevole portata del fiume.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Il lavoro nelle Valli del Piave e del Vajont prima del 9 ottobre 1963” di Elda Deon Cardin): la zona di Faè-Desedan con lo stabilimento della Faesite (foto Burloni, cartolina viaggiata 3 giugno 1941, collezione Simone Osta); carta intestata della S.A. Cementeria Marchino & C., stabilimento di Castellavazzo (collezione Donatella De Vecchi); documento che attesta la possibilità di insediare un nuovo stabilimento nell’area industriale di Longarone; buono per una minestra alla mensa aziendale della “Marchino & C.; Cementeria di Castellavazzo vista da est, anni ‘50 (collezione Carla Bettio); e l’opificio visto da ovest, anni ‘60 (foto Ghedina, collezione Carla Bettio).