L’OPINIONE
di Tiziano De COl
Basta vedere la curva demografica dei vari comuni agordini su wikipedia per vedere che il problema parte da lontano, circa 40 anni fa. Qualche Comune ha reagito meglio perchè aveva ancora spazio sufficiente per edificare e per dare spazio a costo ragionevole alle nuove coppie (Agordo prima e Taibon dopo), poi tutto si è fermato anche lì ed è iniziata la retromarcia. Per Livinallongo (e Colle) a mio avviso resiste in quanto la base culturale e storica è diversa da altri Comuni Agordini e soprattutto è a sufficiente distanza dal “centro di normalizzazione”. Si va anche via dall’ Agordino anche perchè, o sei in Luxottica o hai ben poche altre opportunità di lavoro, soprattutto se sei una laureata o un laureato, non parliamo poi di possibilità di carriera ….. Anni fa , circa 20, il presidente dei produttori carne della Val Pusteria mi diceva che non riuscivano a contenere l’abbandono dei masi e delle terre più in alto. Non bastavano i soldi (tanti) per trattenere i giovani in posti isolati. Il richiamo dell’ URBE , della cittadina o della città , dove si possono tessere relazioni sociali ed avere aspettative diverse era ed è enorme. In tutto il Vecchio Continente si assiste , da decenni, a questa corsa verso l’ URBE, per questi motivi. Ci sono degli interessantissimi studi a livello europeo che descrivono questo. In Agordino, ricordiamoci che il problema maggiore non è lo spostamento delle persone a valle, ma è la denatalità, che poi era ciò che stupiva Barca. A fronte di una acquisita relativa sicurezza economica non si fanno figli ( come invece fanno gli immigrati integrati nel nostro sistema) ma ritengo si sia arrivati a considerare i figli come dei “competitor” che sottraggono tempo e risorse all’ego dei genitori o peggio, di quelli o quelle che decidono di non avere figli per questi motivi, che, orgogliosamente, non ammetteranno mai. Poi è arrivato il Covid ed ha scompigliato ulteriormente le carte, o meglio ha rovesciato la scacchiera. Perchè non iniziano con il considerare come anni di contributi, quantomeno figurativi, gli anni durante i quali le mamme decidono di abbandonare il lavoro per dedicarsi ai figli ? Quantomeno 5 anni a figlio ? Sarebbe, penso, un buon incentivo, non esaustivo, ma sicuramente un primo passo per delle persone (ormai poche) che hanno voluto o vogliono mettere al mondo una prole (anche con grandi sacrifici economici) che poi sarà la continuazione delle nostre comunità. E se sono fortunate, potrebbero fare le nonne per i loro nipoti, cosa oggi pressocchè impossibile da farsi perché se sono state fuori dal ciclo produttivo per più di 5 anni vedranno la pensione sicuramente dopo i 65 anni La vecchia storia : ” Tu lavora che lo Stato (o la collettività ) pensa a tutto il resto, figli compresi ” è stata una bufala gigantesca. Allevare un figlio (se continua gli studi fino all’università) costa alla famiglia sui 100.000 Euro. Alla faccia dello stato sociale Anche se si ha uno spiccato senso genitoriale, si è portati a lasciar perdere .