di RENATO BONA
L’Arpav, Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, con la Regione ed il Centro valanghe di Arabba nell’ambito del programma comunitario “Leader II” portato avanti dal Gal 2 Gruppo di azione locale Prealpi e Dolomiti Bellunesi e Feltrine ha realizzato nel 2001 una pubblicazione sulle Torbiere di Valpiana, biotopo ubicato su un piccolo altopiano in comune di Limana, a circa due chilometri di distanza dalla più nota località di Valmorel, raggiungibile da Limana attraverso più strade. Coordinatore generale dell’apprezzata iniziativa è stato Alberto Luchetta; responsabile di progetto G. Renzo Scussel; impostazione grafica e copertina di Andrea Crepaz e Raffaele Gnech; ricerche e testi sono di Orazio Andrich e Michele Cassol rispettivamente per la parte forestale e la parte faunistica, Andrea Crepaz per la parte generale e cartografica, Andrea Dall’Asta per la parte faunistica, Fabio Decet per la parte chimica e malacologica, Raffaele Gnech per la parte generale e cartografica, Cesare Lasen per la floristica-vegetazionale, Lando Toffolet per la parte geomorfologica. L’interessante libretto è impreziosito dalle foto di Andrea Crepaz, Raffaele Gnech e Cesare Lasen oltre che dai disegni di Crepaz, Gnech e Toffolet; foto aeree di Elidolomiti Belluno, traduzioni: Servizi lingue straniere di Fetre, stampa di Promoduck di Santa Giustina. Va ricordata la collaborazione di Carlo Argenti per le indagini floristiche; Luca Lapini, Alida Dal Farra, Francesco Mezzavilla, Giulio Tollardo e Mario Alessandro Boldo per le indagini faunistiche; Claudio Frescura, Alberto Scariot e Luca Canzan per quelle forestali; Francesca Pasqualini per i disegni delle icone infine la Casa editrice Tobacco per la concessione della corografia. Nella presentazione, firmata a quattro mani dall’allora assessore regionale alle politiche per l’Ambiente Renato Chisso e dal direttore generale Arpav, Paolo Cadrobbi si puntualizza che “Il biotopo delle torbiere di Valpiana è stato studiato all’interno di un progetto più generale che ha interessato 7 siti di interesse naturalistico delle Prealpi Bellunesi e Feltrine e che la complessità delle indagini ha reso necessaria un’azione corale tra diversi specialisti negli specifici settori d’indagine: floristico-vegetazionale, faunistico, forestale e geologico cui sono state affiancate professionalità specifiche interne di Arpav per la gestione dei dati cartografici, dei rilievi territoriali e delle indagini chimiche. Chisso-Cadrobbi sottolineano quindi che “La conoscenza di questi importanti siti naturali, che rappresentano solo un campione di quelli presenti sul territorio, vuole accrescere, presso la popolazione locale e i turisti, la conoscenza della qualità ambientale della Val Belluna e del Feltrino e favorirne una compatibile fruizione” e concludono: “Lo studio di questi biotopi, rappresentati soprattutto da zone umide, quali torbiere, di eccezionale valore vegetazionale, specchi lacustri e ambiti fluviali, vuole essere un primo passo per la loro futura salvaguardia e valorizzazione da parte di enti pubblici e privati, che vorranno percorrere questa strada già delineata da molte Regioni dell’Unione Europea”. Segue una dettagliata, decisamente interessante descrizione del “piccolo altopiano strutturale di Valpiana… caratterizzato da una morfologia dolcemente ondulata, irregolare, di eredità glaciale e da una diffusa copertura di depositi glaciali” in cui “l’estensione e la tipologia delle zone umide risulta verosimilmente ridotta rispetto alle potenzialità morfologiche-idrogeologiche dell’altopiano. Una rete di fossi di drenaggio ha infatti prodotto un lieve abbassamento delle falde idriche locali, di entità sufficiente tuttavia a trasformare zone in origini palustri in prati umidi, falciabili, localmente torbosi”. In realtà – si legge ancora – il biotopo comprende tre distinte aree: la prima caratterizzata da uno stagno in via di progressivo interrimento, la seconda che è l’area più estesa con un prato torboso in parte integro e floristicamente molto interessante (anche se a sua volta interrotto dalla strada e da solchi di drenaggio che ne condizionano l’evoluzione); la terza, caratterizzata da un prato umido regolarmente soggetto a sfalci. Queste tre zone ed altre aree umide fanno sì che a livello floristico questa sia “l’area di maggior interesse di tutta la Sinistra Piave” con specie significative quali: Thalictrum lucidum, Inula salicina, Salix apennina, Gentiana pneumonanthe, Scorzonera humilis, Festuca trichophylla, Dactylorhiza traunsteineri, Senecio aquaticus e Galium pumilum nel primo sito; quindi: Salix fragilis; nel secondo compaiono: Menianthes trifoliata, Salix rosmarinifolia, Crepis dinarica, Dactylorhiza majalis, Dactylorhiza incarnata, Epipactis palustris, Iris sibirica, Trichophorum alpinum; nel terzo numerose specie già presenti nei precedenti, quindi Trifolium dubium e spiccano soprattutto i notevoli aspetti a Iris sibirica nel terzo. Il tutto evidenzia che “La varietà delle comunità vegetali forma, nel suo complesso, un sistema paesaggistico in cui l’agricoltura tradizionale rappresenta la componente determinante per evitare regressioni di biodiversità che avrebbero serie ripercussioni sulla qualità dell’ambiente e sui valori naturalistici”. Detto che in questo ambiente la componente forestale è veramente esigua ad eccezione di alcuni impianti artificiali di larice e di abete rosso presenti al margine ovest del sito, in località Case Nice, vi è nella pubblicazione la specificazione che “Questo biotopo è risultato essere molto importante per le cenosi (la vita in comune – ndr.) ad anfibi; in particolare il grande stagno viene utilizzato da parecchie specie come sito riproduttivo. E durante il periodo primaverile è infatti possibile sorprendere in riproduzione ben tre specie di tritoni: il grosso Tritone crestato ed i più piccoli Tritone punteggiato e Tritone alpino. Quest’ultima specie è la più comune tanto da popolare praticamente ogni raccolta d’acqua presente nel biotopo, anche se di ridotte dimensioni; va segnalata pure la Salamandra pezzata che generalmente si riproduce nei piccoli corsi d’acqua a margine del biotopo stesso. Ancora: tra gli anuri segnalata la presenza del Rospo comune e della Rana montana che si riproducono a centinaia all’interno del laghetta; a tarda primavera è inoltre possibile osservare pure le Raganelle che non mancano di farsi sentire con l’assordante gracidio che i maschi emettono per richiamare le femmine riproduttive. Lungo le scoline e non solo è presente l’Ululone dal ventre giallo e, fra i rettili, non mancano oltre alla Biscia dal collare e l’Orbettino, il Saettone, la Vipera comune e il Colubro liscio. Di notevole valore, nel campo ornitologico la presenza di Zigolo giallo, Allodola, Cesena, Picchio verde, Prispolone, Saltimpalo, Tordo bottaccio, Averla piccola ed i più comuni Cardellino, Cinciallegra, Ciuffolotto, Cuculo, Fringuello e Storno. Fra i rapaci diurni vanno segnalati la Poiana ed il Ghebbio. Di notevole interesse l’accertata presenza della Quaglia “di cui è stato udito un maschio in canto nel corso del 2000, una specie minacciata in tutto il suo areale europeo, a priorità di conservazione, la cui sola presenza in periodo riproduttivo è sufficiente a classificare un’area di interesse internazionale per quanto riguarda la salvaguardia degli uccelli”. Va aggiunto che nel periodo migratorio i prati della zona sono visitati da: Tordela, Merlo del collare, Tordo bottaccio, la Cesena mentre boschetti e siepi ospitano Lucherini, Fringuelli, Cardellini, Peppole; interessante anche lo svernamento in zona del Gufo comune. Tra i micromammiferi sono state osservate diverse specie:Toporagno d’acqua di Miller, Toporagno nano e Toporagno alpino e forse Toporagno comune. Lungo le fasce alberate il Topo dal dorso striato ed il comune Topo selvatico che condividono gli habitat con l’Arvicola del Liechtenstein; accertata anche la presenza dell’Arvicola campestre e, tra i mammiferi, oltre all’onnipresente Volpe: il Cervo, il Capriolo, la Lepre ed il Ghiro (frequente nei boschi attorno al biotopo).
NELLE FOTO (riproduzioni dalla pubblicazione “Torbiere di Valpiana): la copertina del libretto; panoramica aerea del sito di Nantei; Iris sibirica; nucleo di salici a Nantei; fioritura di primula farinosa; Lymnaea palustre; Ciuffolotto giovane; nido con uova di Zigolo giallo.