di Renato Bona
Prosegue il nostro “viaggio” attraverso le frazioni e le località di Rivamonte Agordino “guidati” dall’ottimo volume “Una finestra su Riva”, voluto dal Club Unesco Agordino con il patrocinio di Ficlu, la Federazione italiana club e centri Unesco, e stampato nell’ottobre 2013 dall’agordina tipografia Castaldi con foto dell’archivio di Giuliano Laveder, e del Club agordino di cui è il presidente, nonché di: Breveglieri, Burloni, A. Case, don Elio Cesco, Della Lucia, Ganz Falcade, Giorgio Fontanvie, Cesare Gnech, Gubert, Piatti e don Giovanni Re; coordinamento didascalico di Emilia Sommariva. In questa occasione facciamo tappa a Gona di Conedera, Gona di Zenich, Lach e Lonie proponiamo un’immagine di fine anni ’40 che ci mostra la piccola “Carla Conedera mentre pettina il nonno Carlo Conedera”. Della stessa epoca, segue quella di un gruppo familiare con, in piedi da sinistra: Paolo, Eugenia, Mario e Maria Conedera e seduti, sempre da sinistra: Maria Carrera e Carlo Conedera. Per la cronaca si rammenta che: “A metà degli anni ’40 le famiglie che abitavano a Gona erano sei e gli abitanti diciannove! Restiamo in zona con la foto del 1948 che presenta, da sinistra: Renato Guadagnin, Carla Conedera e Sergio Gianetti di Milano, e precede quella della coppia Carlo Conedera (Carléto Gamba) e signora. Carlo (1909-1985) lavorava in Francia come ‘cóntha’; alla pensione è rientrato a Gona. Infine: “Scorcio con fontana” con la precisazione: prima della costruzione della strada comunale, aggiungendo che “Nel 1933 l’acquedotto comunale contava cinque chilometri di tubazioni e 40 fontanine di cui 30 con abbeveratoio”. Segue la foto riservata a Maria Eugenia Conedera che ha raccolto il foraggio. Ci spostiamo a Gona di Zenich ed ammiriamo, di inizio anni ’30, la “Famiglia di Angelo De Bernard (Càuto). Davanti, da sinistra: Angelo e Maria De Bernard e una zia. Dietro, da sinistra: Maria Mottes con in braccio il figlio Cesare e quindi il marito Angelo. A Gona abitavano anche le famiglie: Maria e Gino Bonorato, Fiori Schena (Bepin da Gona) e i Zèle (famiglia D’Este). Ecco, di seguito, l’immagine, del 1948 di Maria Mottes e l’indicazione che “Nel 1944 gli abitanti erano 14”. Una sola fotografia per Lach: è quella della squadra di calcio anni 1955-56 con questa didascalia: “Prima fila da sinistra: Beppino Schena, Lucio Tazzer, Cesare Gnech, Emilio Tazzer, Mario Angoletta, Gioachino Fossali e Raffaello De Bernard (Lèllo), Seconda fila da sinistra: Giovanni Battista Gnech (Titolét), Luigi Sommariva (Giséto), Valentino Laveder, don Elio Cesco, Emilio Zanin e Luigi Conedera. Per la cronaca si ricorda che nel 1934 viene richiesta la bonifica dello stagno denominato Lach, tale bonifica viene motivata anche per l’interesse turistico dell’area, infatti dalla località Lach ‘si gode una splendida veduta su tutta la conca del Basso Agordino ed è meta di frequentissime passeggiate dei forestieri, specialmente quelli provenienti dalla vicina Frassenè di Voltago’. Mentre nel 1957 viene quasi completata la strada che da Lach porta alla Val del Portón”. L’ultimo tratto del percorso è riservato a Lonie e si apre con un’immagine degli anni ’50: da sinistra Pia Fossen, Carla Fossen, Angelo Fossen (Gino Gòs) e Sergio Todesco. Segue quella, anni ’60, del piccolo Gianpaolo Todesco davanti alla propria casa. La cronaca annota: “Nel 1934 si ordinò a tutti i proprietari frontisti delle strade e dei sentieri di provvedere entro 15 giorni alla potatura delle piante e delle siepi, in caso di mancato adempimento i cittadini erano soggetti ad ammenda”. Fa sorridere l’immagine della strada delle Lonie negli anni ’60, cui è stato dato il titolo: “Quando scappa scappa!” che ci mostra: Pia Fossen, Barbara Fusina, Valter e Gianpaolo Todesco. Ancora bimbi, a fine anni ’50: a sinistra Valter Todesco; viene aggiunto un dato statistico: “gli abitanti della frazione nel 1944 erano ben 63 suddivisi in 19 nuclei familiari”. Conclusione della tappa con: “Veduta di Agordo dalle Lonie” che mostra in primo piano una bella signora mentre, per la cronaca, c’è il richiamo al fatto che: “L’Acquedotto comunale arrivò nella frazione nel 1930”.
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