di Renato Bona
Volentieri torniamo sul libro “Donne in prima linea” che la bellunese trapiantata nella Capitale, Milena Caldart, ha realizzato per Alessandro Tarantola editore nel maggio 2014, grafica e stampa della tipografia Sommavilla, perché tra quelle che La raffinata autrice definisce “Testimoni dell’identità femminile veneta bellunesi, vicentine e trevigiane dall’annessione al ventennio”, figura anche Elsa De Zolt Coppola, docente, scrittrice e poetessa di Campolongo di Santo Stefano di Cadore, in provincia di Belluno. La De Zolt, figlia di un commerciante di legnami era nata nel 1894 in quel di Padova dove la famiglia trascorreva lunghi periodi per esigenze lavorative “ma vivrà una parte fondamentale della sua vita nel paese cadorino. Conseguito il diploma di maestra a Belluno, insegna in un primo tempo a Costalissoio, altra frazione di Santo Stefano di Cadore. Negli anni Trenta ottiene la cattedra a Venezia, alla Giudecca, e poi alla “Gabelli” del Lido. E’ il periodo in cui conosce il dott. Castrenze Coppola col quale si unisce in matrimonio. Il Cadore, cui è legatissima, diventa la sua dimora per i mesi delle vacanze estive. Sin da giovanissima manifestò un’autentica passione letteraria e proprio il Cadore divenne soggetto di poesie e racconti. All’età di 20 anni dedica un volumetto di liriche al fratello Celso Ottavio, alpino del Settimo reggimento, caduto nel 1916 sulla Tofana dove si scrissero autentiche, drammatiche pagine di storia della Grande Guerra. I versi della De Zolt – secondo l”autrice Caldart – esprimono la semplicità del suo animo, nel quale sono racchiuse visioni magiche dei luoghi di montagna che amava”. Negli anni Venti e Trenta scrive numerose novelle che sono ospitate da “Il Gazzettino illustrato”: “Signorina d’altri tempi” e “Ritorno” fra le altre sono “indirizzate a giovani ragazze adolescenti, dove rappresenta personaggi e situazioni con leggerezza e rapidi tocchi”. E’ del 1948 la pubblicazione di “Poveri ragazzi” dove la De Zolt descrive la vita di fanciulli e ragazzi dei campi e delle calli veneziane”. Importante anche il libro del 1957 “La fanciulla romantica e altri racconti” in cui sono raccolte le sue fantasie sul Cadore dove, come si è detto, abitualmente soggiorna, confermando che l’attaccamento alla terra d’origine ed ai suoi valori “rappresentano un’importante componente della sua attività di scrittrice: “La Digola era il nostro monte preferito: grande, lontano, bisognava faticare tante ore per arrivarci, ma quando s’era lassù! Il cielo era vicino, vicino tanto che si poteva toccarlo, nascondersi tra le nuvole, e le foreste d’abeti e di pini erano così fitte e verdi, d’un verde cupo, che davano l’impressione d’essere rin un mondo incantato. Via, via alla ricerca di mirtilli e di fragole; ci si impiastricciava tutte e poi si andava a bere alla cascata d’acqua gelida e si discendeva alla sera, a ruzzoloni, ridendo, cantando”. Milena Caldart, in chiusura, sottolinea: “la sua sensibilità non si limita agli aspetti contemplativi e alle emozioni che in lei suscitano la bellezza della montagna, ma si estende anche ai problemi più aspri, come quello delle dure esperienze dell’emigrazione contenute nel racconto ‘Il minatore’”. Elsa De Zolt Coppola nel 1965, dopo decenni dedicati all’insegnamento, ottenne la medaglia d’oro del Ministero della pubblica istruzione. Morì a Roma dove si era trasferita nel 1965, il 5 marzo del 1978. Il giornalista cadorino di Perarolo Fiorello Zangrando ha curato nel 1988 una “Breve antologia di poesie e racconti” ad iniziativa del Comune di Santo Stefano di Cadore.
NELLE FOTO (riproduzione dal libro di Milena Caldart e sito Wikipedia): Elsa De Zolt Coppola (per concessione di Celso Coppola); donne sui campi a Campolongo; panoramica del paese cadorino; copertine di due opere della docente, scrittrice e poetessa comelicese; immagine della Tofana dover cadde suo fratello nel periodo della Grande Guerra; numero del 27 gennaio 1935 de Il Gazzettino Illustrato.