DI RENATO BONA
BELLUNO “Gli spalti del Dio Thor (leggende cadorine)” è il titolo di un volumetto (nella biblioteca di casa ne conservo gelosamente una copia, purtroppo consunta dal tempo – ndr.) che Enrico De Lotto ha dato alle stampe nel 1952 con la casa editrice Antonio Tabacco di Pieve di Cadore, dedicandolo “alla sacra memoria dei miei Genitori, che mi insegnarono ad amare le montagne dolomitiche, le loro genti e le loro tradizioni”. Il glottologo Giovan Battista Pellegrini nella prefazione, datata Pisa 15 giugno 1952, dopo aver tracciato un sintetico profilo dell’autore: “Il dott. Enrico De Lotto è nato a San Vito di Cadore nel 1911 ed ha compiuto gli studi universitari a Padova dove si è brillantemente laureato in medicina e chirurgia nel 1937; ha conseguito un diploma di specializzazione in dermosifilopatia ed ha svolto la sua attività di medico in Africa Orientale dal 1938 al 1940” spiega – e non si può non prendere atto della coincidenza che vede oggi il mondo intero alle prese con la terribile pandemia da Coronavirus19 – che: “In questo periodo profuse il suo giovanile entusiasmo nella organizzazione dei servizi sanitari e nella lotta contro le terribili epidemie, durante le quali vide soccombere valorosi collaboratori come il prof. Ernesto Del Favero di San Vito”. Ancora Pellegrini: “Scoppiata la guerra, quando stava per condurre a termine una importante missione scientifica, fu richiamato alle armi. Prese parte come ufficiale medico di una brigata coloniale alla estenuante lotta contro i ribelli abissini. Partecipò alla gloriosa battaglia di Cheren (lo scontro tra truppe italiane e britanniche e del Commonwealth in Eritrea dove gli italiani vennero sconfitti sancendo di fatto l’inizio dello sgretolamento dell’impero coloniale che era nato con annessione dell’Etiopia durante la guerra del 1935 e la creazione dell’Africa Orientale Italiana – ndr.) dove un pugno di valorosi, arrestò per due mesi il potente esercito inglese. Catturato, conobbe il calvario dei campi per prigionieri del Sudan, dell’India e dell’Inghilterra. Anche durante questa dolorosa parentesi, il De Lotto si prodigò, come medico e chirurgo di valore, ad assistere e curare ufficiali e soldati italiani, specialmente in India”. E’ del 1946 il rientro in Italia con De Lotto che esercitò come medico condotto a Domegge e Calalzo, affiancando l’attività di medico, per lui missione autentica, “a lodevoli interessi per la cultura ed un particolare amore per la penna” che lo portarono a realizzare saggi e ricerche in campo medico e a scrivere diversi articoli in giornali e riviste su vari argomenti con sfondo sempre “il suo Cadore”: storia, alpinismo, problemi locali e questioni sociali fra i molti altri. Pellegrini cita anche la “particolarmente meritoria collaborazione con G.B. Frescura agli scavi della stazione paleoveneta e romana di Làgole di Calalzo” di cui scrisse per primo, “rivelandone in Italia e all’estero, con piena ragione, la grande importanza storica, archeologica, epigrafica, linguistica e religiosa”. In chiusura sottolinea che, seguendo l’esempio di benemeriti scrittori locali come Ronzon, Casal, Bastanzi ed altri, in “Gli spalti del Dio Thor” (va ricordato che gli spalti di Toro sono una catena di montagne tra le più belle delle Dolomiti cadorine, con cime come il Castellazzo, la Torre di Vedorcia, il Campanile di Toro per citarne alcune – ndr.) De Lotto presenta una serie di fiabe un tempo diffuse in Cadore e che attualmente si possono ormai difficilmente ascoltare, sia pure dalle persone più anziane”, ed ha “colto qua e là, nei vari paesi cadorini, l’eco lontana e frammentaria di dette leggende – che però possono alle volte essere meno antiche di quanto appaia a prima vista – ormai in via di completa dimenticanza e vi ha ricostruito i presenti racconti intessuti di suggestiva fantasia. Essi potranno dilettare indubbiamente il lettore, ed offrire qualche insegnamento, sia pure con la dovuta prudenza, anche allo studioso di folclore”. Prima di esporre la serie delle leggende (Gli spalti del Dio Thor, Il regno delle Anguanes, Le gocce d’oro della Val Talagona, L’Isola della Cerbottana, Le sette montagne di vetro, Sulle orme del “Mazzaruò, I corvi del Montanel, Il lago delle femmine, Lauretta) Enrico De Lotto si rivolgeva “al lettore” ricordando che “Molti anni fa Carlo Felice Wolff, poeta delle Dolomiti, mi esortava in una lettera a raccogliere le leggende cadorine… mi pregava di recarmi a Cibiana, in Comelico, in Auronzo per sentire dalla viva voce del popolo le fan tastiche storie. Mi parlava di una fata ‘Fata Samblana’ che, sui ghiacciai dell’Antelao raccoglieva i bambini delle valli cadorine morti senza Battesimo”. Ancora: “Lusingato dal piacevole incarico mi misi al lavoro ed avrei voluto scoprire il mistero della Fata Samblana. Attingevo notizie dalle pacate e semplici parole dei pastori e dei cacciatori di camosci, intorno ai fuochi, nelle baite e nei bivacchi”. Ammette quindi che “poche leggende, in realtà, potei ricostruire perché il turbine della guerra mi portò in terre lontane per tanti anni. Al ritorno ripresi la ricerca, nei ritagli di tempo che la mia professione con tanta avarizia mi concede”. Cita poi Giovanna Zangrandi la quale “ha raccolto in un interessante volume, già pubblicato, le più belle leggende della nostra terra” e dice di sapere che altri appassionati del folclore stanno raccogliendo leggende cadorine e precisa: “Con la pubblicazione di questo lavoro desidero anch’io apportare il mio modestissimo contributo alla ricostruzione, autorevolmente iniziata dal Wolff e continuata dalla Zangrandi, delle ‘antiche storie fantastiche’ delle Dolomiti, che rispecchiano lo spirito della nostra razza”.
NELLE FOTO (Kellermanneditore; Abebooks.it; Wikipedia): Enrico De Lotto e, sulla destra, il figlio Maurizio (nato a Domegge nel 1950, architetto: dai primi anni di liceo si dedica anche alla pittura, con mostre in Italia e all’estero, e di design avendo frequentato la Scuola internazionale di grafica a Venezia dove ha approfondito le tecniche di incisione, e del libro d’artista); la Biblioteca che Calalzo ha intitolato ad Enrico De Lotto; copertina del libro “Gli spalti del Dio Thor”; altre copertine di lavori del medico-poeta-scrittore calaltino; la piana di Cheren dove operò anche De Lotto; il cimitero dei caduti italiani in terra di Eritrea.