di Renato Bona
Inserita nel capitolo “Aspetti economici e culturali nel tessuto sociale di Sedico” di cui è stato autore Gianni De Vecchi col libro”Ricordando. Storia e immagini del comune di Sedico”, edito da Comune e Biblioteca civica nel marzo 1986 con l’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali ed il contributo di Cassa di risparmio di Verona, Vicenza e Belluno, Regione Veneto e Comunità montana Bellunese, vi è la storia di “Le scuole nel comune di Sedico dal 1800 al 1943” dove l’autore esordisce richiamando il fatto che: “Il problema dell’istruzione fu, in genere, sempre particolarmente sentito tra la nostra gente anche se, fin verso il 1920, il numero degli analfabeti si manteneva elevato in quanto alcuni lasciavano la scuola per aiutare in famiglia nei lavori agricoli o per andare ‘a past co le vache’ (al pascolo con le mucche), altri, più grandicelli, interrompevamo gli studi per andare a Trento ‘a servir’ (i ragazzi), ‘a far le serve’ in famiglie borghesi e benestanti il più delle volte lontano da casa (le ragazze)”. Traccia quindi un po’ di storia sulla delicata situazione per ricordare che: “… gli austriaci subentrarono per molti anni ai francesi nel dominio e nell’amministrazione del nostro Comune” e sottolineare che “è soltanto dal 1866, con la riacquistata libertà conseguente all’annessione del Veneto all’Italia, che anche la gente dei nostri paesi reclama per sé e per i propri figli maggiore istruzione”. Lo Stato e gli enti locali, nonostante le limitate disponibilità di fondi, cercano di venire incontro a queste richieste istituendo, tra l’altro, per gli adulti analfabeti e semianalfabeti, scuole serali e festive”. Cita in proposito un giornale del 1867 in cui si legge che il Comune di Sedico ha scuole (da intendersi come aule) elementari pubbliche maschili (non sappiamo quante e dove) e, a Bribano, una privata femminile. Questo comporta che le femmine non avendo l’opportunità di farsi istruire sono per la più parte analfabete: in complesso, tra maschi e femmine 66 per cento di analfabeti. Lo stesso giornale darà il 12 dicembre la notizia che a Belluno, nei locali delle scuole elementari, funzionano dalle 6 alle 8 di ogni sera le scuole serali, dalle 10 alle 12 di ogni festa la scuola festivo-domenicale e che la domenica, sempre a Belluno, si fa anche scuola di disegno per adulti provenienti pure dai comuni circonvicini e specialmente da Sedico. E viene citato come “bellissimo esempio” il caso del ventenne Giuseppe Sabbedotti, di Sedico, di condizione muratore “premuroso di approfittare della gratuita istruzione che si offre a Belluno, si partiva appositamente ogni festa da Sedico per due anni continui, facendo circa 13 miglia fra l’andata e il ritorno ed ora che la cattiva stagione e le brevi giornate gli sarebbero d’ostacolo d’intervenire alle nuove scuole serali, ebbe l’idea di allogarsi come domestico in questa città a condizione che gli fossero lasciate libere le ore in cui viene tenuta la scuola. Egli interviene quindi ad ogni lezione col consenso del padrone”. Nella seduta del 2 marzo 1868 il Consiglio comunale di Sedico fissò un sussidio per qualche allievo che frequenti la scuola festiva in Belluno “senza essere distolto dalla distanza che da percorrere…”. Dunque già allora gli amministratori del Comune – scrive De Vecchi – dimostrarono grande sensibilità verso il problema dell’istruzione pubblica. Un balzo in avanti nel tempo per dire che “Già prima della Grande Guerra il Comune di Sedico si accinge “all’ardua impresa di dotare i paesi più importanti di edifici scolastici appositamente costruiti”. Sorgono per primi i fabbricati di Bribano, 4 aule, e Peron un’aula e l’alloggio dell’insegnante, entrambi ultimati nel 1909. La guerra blocca i lavori per gli altri due. De Vecchi annota: “All’epoca dell’invasione austriaca le scuole restano anche chiuse: sono momenti di paura, miseria e fame. Di questo periodo si conoscono i nomi dei maestri che tra mille difficoltà cercano di educare ed istruire: a Sedico il maestro Pietro De Mozzi, a Bribano la maestra Bodon, a Roe la maestra Elena Milanesi, a Libano il maestro Doglioni Majer Giovanni Battista, a Peron la maestra Clorinda Agnoletto. Anno scolastico 1922-23: per la prima volta compare nei documenti la scuola di Villiago. Nel ventennio fascista si aprono rurali e serali per combattere l’analfabetismo. Altra realtà: per molti anni la quinta classe funzionò solo a Sedico costringendo i bambini di Peron, Roe e Bribano a grandi sacrifici per conseguire il diploma finale (solo gli scolari provenienti dalle famiglie più agiate avevano nelle frazioni questa possibilità…). Addirittura gli scolari di Libano, pochi, frequentavano la quinta a Belluno. Solo durante la seconda guerra mondiale la quinta venne istituita in quasi tutte le scuole del Comune (ma a Bribano era attiva ancora prima della guerra). Orami però – conclude l’autore di “Ricordando” – “i tempi mutavano e sarebbero mutate radicalmente anche le scuole, prima con la caduta del fascismo e poi, nel dopoguerra, con l’instaurazione della Repubblica”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Ricordando. Storia e immagini del comune di Sedico”): Anno 1929, scolaresca di Carmegn con la maestra Zoe Mancuso: col fascismo anche i bambini indossavano le divise… in bella mostra le foto del Re e del Duce; scolaresca del Peron agli inizi del 1900; alunni della classe quarta di Sedico (anno 1924) in posa con attrezzi agricoli; scolaresca del Peron nel 1920; foto-ricordo nel 1922 per una scolaresca di Roe; accompagnata dal maestro Pietro De Mozzi una scolaresca di Sedico visita una piantagione del vivaio Frescura nel 1922; siamo nel 1926-27; scolaresca di Sedico all’inaugurazione del ponte sul Piave.