La storia a lieto fine, un piacere raccontarla
AGORDO Una giornata come le altre, anche se di questi tempi parlare di normalità non è certo automatico, ma tutto sommato una tipica giornata trascorsa in casa, come succede da alcune settimane per via della pandemia Covid-19. Anche Serena con la sua bella famiglia è “reclusa” tra le mura domestiche, ma Serena adora lo sport e alle 8 del mattino, lasciato il caldo letto decide di alzarsi e iniziare un nuovo giorno con un po’ di ginnastica, niente di esagerato, qualche esercizio sul tipo di quelli insegnati nelle palestre delle scuole, il giusto modo per sgranchirsi un po’ braccia e gambe. Qualche piegamento, un paio di respirazioni…ma è proprio in questo frangente che inizia la storia. Serena si rende subito conto che qualche cosa non funziona, un forte affanno, quel dolore al petto accompagnato dal formicolio alle braccia. Il marito Francesco Schena che gli è accanto non perde tempo, prende il telefono e digita il 118. Pochi attimi ed a sirene spiegate, fuori dalla porta di casa l’arrivo dell’ambulanza con gli operatori Francesco Vallata e Maria Rosa Dalle Feste. Per Serena intanto le cose si sono messe male, si ritrova priva di sensi e in arresto cardiaco. Le tre figlie spaventate vengono tenute in un’altra stanza, gli operatori iniziano le manovre rianimatorie che chissà quante volte hanno provato e riprovato e le fanno talmente bene che oggi Serena ci racconta la sua storia con emozione e tanti aggettivi per definire coloro che gli hanno salvato la vita. Ci racconta – per sentito dire perché lei era in un’altra dimensione – che arriva una seconda ambulanza dal Pronto Soccorso di Agordo con il dottor Sergio Alessio e l’operatore Loris Bulf. Gli “angeli custodi” del territorio, figli di quell’ospedale sulla porta di casa per il quale continuiamo a combattere certi dell’importante ruolo che svolge per la comunità. Il loro è un lavoro non facile, sono eroi silenziosi, guardiani attenti lungo quella linea sottile e invisibile che stacca dalla vita alla morte. Guardiani che lottano e che spesso vincono le loro battaglie senza risparmiarsi, come nel caso di Serena.
“In questo momento – ci racconta Serena Lindri – qualsiasi parola di ringraziamento mi sembra riduttiva. Con il loro modo di operare hanno cambiato la sorte di un’ intera famiglia e questo ha del miracoloso. Tantissima stima per delle persone eccezionali che non dimenticherò mai.Un sentito ringraziamento va anche al reparto di Terapia Intensiva dell’ Unità Coronarica dell’ Ospedale San Martino di Belluno, dove sono stata accolta, monitorata e controllata con grande professionalità ed enorme spirito umano. In due parole: personale splendido”.
Serena ci ha dato il permesso e ci ha invitato a raccontare la sua storia pregandoci di rimarcare l’importanza di trovare queste belle persone lungo il nostro cammino, che lavorano con passione, coscienza e soprattutto amore per gli altri. In questi momenti tra solitudini e distanze di queste storie ne abbiamo tanto bisogno.
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