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Gentile Redazione,
Desidero portare alla vostra attenzione un episodio che ritengo particolarmente grave, riguardante un presunto atto di discriminazione e antisemitismo da parte di una struttura alberghiera italiana. Come da screenshot allegato, l’Hotel Garni Ongaro di Selva di Cadore avrebbe inviato un messaggio a clienti israeliani, prenotatisi tramite la piattaforma Booking.com, in cui dichiarava che “non sono clienti graditi in quanto responsabili di genocidio”. Qualora questa comunicazione fosse confermata, ci troveremmo di fronte a una violazione grave dei principi di rispetto, uguaglianza e accoglienza, nonché a un evidente caso di antisemitismo, fenomeno che dovrebbe essere unanimemente condannato. Auspico un’indagine approfondita su questo caso da parte delle autorità competenti e una presa di posizione chiara da parte di tutte le istituzioni e le associazioni di categoria del settore turistico. Chiedo cortesemente alla vostra redazione di approfondire e verificare i fatti, per dare voce alla preoccupazione che episodi simili suscitano nella nostra società e contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema così delicato.
Michele Desenzani
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TURISTI ISRAELIANI RIFIUTATI A SELVA DI CADORE. ZAIA TURBATO E ALLIBITO
Per la seconda volta in pochi mesi, dopo un episodio analogo registrato lo scorso luglio, da una struttura ricettiva del Cadore giunge un messaggio di rifiuto all’accoglienza di turisti israeliani. Nello spazio del portale di Booking.com riservato ai singoli utenti il gestore dell’Hotel Garni Ongaro, di Selva di Cadore (Belluno), ha informato la clientela di non gradire la presenza di rappresentanti del popolo israeliano “in quanto responsabili del genocidio.
VENEZIA “In attesa di conoscere qualcosa di più su una notizia che, se sarà confermata, è di estrema gravità, mi sento profondamente turbato e resto allibito per quanto è accaduto. Il Veneto deve garantire le porte aperte a tutti. Continuo a sperare che quanto riportato non sia vero, poiché l’ospitalità veneta non è questa. Credo fermamente che la nostra offerta turistica debba essere inclusiva, apolitica e rispettosa di tutti. L’ho sottolineato più volte e ribadisco che episodi del genere sono inaccettabili: il Veneto non è questo. Da secoli, siamo un popolo aperto al mondo e rispettoso delle identità altrui. La Repubblica Veneta è stata un esempio di integrazione, ospitando comunità come quella ebraica e favorendo una contaminazione culturale anche con il Medioriente e il mondo arabo che ha arricchito non solo il Veneto, ma l’intero Paese”. Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime desolazione dopo la notizia che un gruppo di turisti israeliani non sarebbe stato considerato ben accetto da una struttura alberghiera di Selva di Cadore (Belluno) con l’accusa di essere “responsabili di genocidio”. “Nostro compito non è chiudere le porte ma è aprirle – aggiunge il Governatore -. Sarebbe un onore se il Veneto potesse accogliere le due comunità in conflitto, israeliani e palestinesi, offrendo loro uno spazio per incontrarsi e dialogare, con l’obiettivo di promuovere la pace proprio nella nostra Terra. Qui entrano in gioco tre aspetti fondamentali. Primo, il valore dell’ospitalità: l’etimologia stessa ci ricorda che ospitare significa offrire accoglienza e rispetto reciproco tra chi ospita e chi è ospitato. Secondo, il legame con la comunità locale, che vive dell’accoglienza turistica, il cui valore deve restare immutato, come esempio di inclusività e pacifica convivenza. E infine, penso ai nostri giovani, a cui è sempre più difficile trasmettere messaggi di pace, di inclusione e di rispetto reciproco. Per questo, è un nostro dovere non solo essere un punto di riferimento, ma anche comunicare chiaramente questi valori”. “Abbiamo una responsabilità educativa non solo come veneti, ma anche come regione turisticamente rilevante, con oltre 73 milioni di presenze l’anno, di cui il 66% rappresentato da turisti stranieri – conclude Zaia -. Custodiamo il privilegio di ospitare la città più bella del mondo, Venezia, ed è nostro dovere tracciare la via dell’accoglienza. Che sia israeliano, palestinese o di qualsiasi altra nazionalità, ogni turista deve sentirsi accolto e rispettato, perché questo è il vero senso dell’ospitalità. L’ospite è sovrano: non c’è posto per discriminazioni legate a convinzioni personali, politiche, colore della pelle, religione, orientamenti sentimentali o di genere”.
SILVIA CESTARO, CONSIGLIERE REGIONALE, PRENDE POSIZIONE SUL CASO HOTEL ONGARO
REDAZIONE La consigliera regionale Silvia Cestaro entra in merito alla notizia dell’episodio discriminante da parte del titolare dell’Hotel Garnì Ongaro di Selva di Cadore.
SILVIA CESTARO
Martella: «Condanniamo grave episodio di razzismo»
VENEZIA «Il messaggio dell’albergatore di Selva di Cadore, se verrà confermato nei termini denunciati dalla comunità ebraica, è grave e va condannato con forza». Così il segretario del PD Veneto, Andrea Martella, in merito alla polemica esplosa nel Bellunese. «Rifiutare ospitalità a un gruppo di turisti solo perché israeliani, e giustificarsi denunciando i massacri in corso a Gaza, è una manifestazione da manuale di razzismo. Denunciamo anche in questa occasione ogni forma di antisemitismo, che rischia di alimentare un clima di preoccupante intolleranza. Come continuiamo ad auspicare il ritorno alla ragione, al dialogo, all’umanità. Le Dolomiti e il Veneto sono e rimangono terra di accoglienza e di apertura al mondo, non di odio e chiusura», conclude il senatore Martella.
CASO HOTEL SELVA DI CADORE: LA REAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA ROBERTO PADRIN
BELLUNO «L’ospitalità di un territorio che crede fortemente nel turismo non può essere intaccata da singoli episodi – da verificare e dimostrare – di discriminazione. Lo scenario delle Dolomiti bellunesi sia di stimolo a farsi portatori e amplificatori di bellezza». Così il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, nel leggere il lancio di agenzia relativo a una struttura ricettiva di Selva di Cadore che avrebbe – condizionale d’obbligo fino a verifica completa della faccenda – respinto un gruppo di israeliani come turisti non ben accetti. «La cultura dell’accoglienza di cui le nostre genti sono portatrici da sempre stride fortemente con un episodio di intolleranza che ho letto. Credo vadano fatte tutte le verifiche del caso, e spero si tratti di uno spiacevolissimo equivoco. Ma mi sento fin d’ora di condannare tutto ciò che cozza contro lo spirito dell’ospitalità. Respingere un gruppo di persone per la loro nazionalità non fa parte della nostra cultura bellunese di provincia accogliente». «Un territorio che crede nella vocazione turistica è portato per natura all’internazionalità e all’apertura» aggiunge la consigliera provinciale delegata al turismo, Vanessa De Francesch. «E lo dicono i numeri: nel 2023 i turisti stranieri sono stati quasi 550mila, per oltre 1 milione e mezzo di presenze, vale a dire la metà dei visitatori del Bellunese. Questi dati dimostrano quanto il territorio sia aperto e ospitale. E non può un singolo episodio – come ha detto il presidente, da dimostrare – intaccare il buon nome e il buon lavoro di centinaia di operatori del turismo».