PERAROLO Un’approccio simile il Veneto lo aveva già “brevettato” in occasione della frana che incombeva sulla piccola frazione di Schiucaz in Comune di Alpago nel 2019, ora l’idea di far esplodere una parte di frana (quella della Busa del Cristo) oggi è stata riproposta anche in Comune di Perarolo, dove le operazioni richiedevano un approccio ancora più delicato rispetto a Schiucaz, essendoci anche la presenza del torrente Boite a rendere più problematiche le operazioni. L’idea dell’esplosione per risolvere un’annosa problematica era stata avanzata dall’assessore al Dissesto Idrogeologico Gianpaolo Bottacin, che poi aveva trovato supporto e conferma oltre che dalle strutture tecniche anche dalle autorevoli voci del professor Galgaro dell’Università di Padova e del professor Casagli dell’Università di Firenze e fra l’altro presidente dell’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale. Le operazioni sono state coordinate dalle strutture regionali di Protezione Civile e Difesa del Suolo e in particolare dal braccio operativo rappresentato da Veneto Strade. A posizione le cariche Danilo Coppe, uno dei massimi esperti in materia, l’alunno del Minerario Follador a inizio anni Ottanta, conosciuto con il soprannome di “mister dinamite” (foto in basso a sinistra), colui che aveva già lavorato per l’esplosione di Schiucaz e successivamente anche per la più famosa demolizione del Ponte Morandi a Genova. Un’operazione complessa con la sinergia di Enel, che ha garantito per alcune ore la riduzione della portata dell’asta del torrente dagli attuali 10 a 5 metri cubi al secondo, e singergia anche con RFI, che contestualmente sta operando il consolidamento delle proprie strutture sulla sommità della frana per garantire la continuità del servizio di trasporto ferroviario.
“L’esplosione ha permesso il distacco in parete di circa 10mila metri cubi di materiale -dice Bottacin – , corrispondenti ad un volume disgregato di oltre 15mila metri cubi”.
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