BELLUNO Suo fra l’altro un progetto di terrazza-belvedere sul Piave con monumento ai Caduti, da realizzare nell’attuale Piazza Castello L’apprezzato estro editoriale (e non solo) di Bepi Pellegrinon di Falcade, della Nuovi Sentieri editori, ha portato nel 1978 alla stampa (in offset) per i tipi della bellunese tipografia Piave (fotografie d’epoca di Angelo Simoni, coordinamento ed elaborazione grafica di Eronda) di un libro di Rina Frescura che sotto il titolo “Francesco Frescura scultore-intagliatore 1841-1930” illustra la figura e l’opera di suo padre a ricordo del quale – oltre alla dedica: “Ho il tuo sangue nelle vene e ti porto nel mio cuore” – ha pure realizzato una miniatura su avorio che lo raffigura nella copertina. Francesco Frescura (al quale il Comune di Belluno ha intitolato una via: la terza diramazione della via Luigi Alpago Novello, verso il fiume Piave) era nato proprio a Belluno (nella casa di via Loreto, demolita nel 1956, nella quale ebbero i natali altri due autentici personaggi della cultura bellunese: il pittore Ippolito Caffi ed il pedagogista Aristide Gabelli) il 1. maggio 1841 e a Belluno è deceduto novant’anni fa, il 23 settembre 1930. Dopo aver frequentato l’accademia di Belle arti modenese e lo studio degli scultori Costoli e Duprè a Firenze, fu volontario garibaldino e combattè a Bezzecca nel 1866. Lavorò quindi per un paio d’anni nella bottega veneziana di Besarel e proseguì l’attività nel laboratorio che aprì a Belluno dove fu anche insegnante apprezzato di disegno e plastica nella Scuola di arti e mestieri, oltre che componente impegnato della Commissione d’ornato e consigliere comunale (nel 1890, ai tempi del sindaco de Bertoldi). Per quanto riguarda la sua produzione artistica si ricorda che oltre agli intagli decorativi su mobili, alle cornici ricche di putti, ghirlande, stemmi, ai rilievi ornamentali, floreali o con figure, e ai suoi famosi stampi per il burro, fu autore apprezzato di numerosi ritratti in bassorilievo come quello di don Antonio Della Lucia in Agordo, e i busti del vescovo Bolognesi nel Duomo di Belluno, dello storico Francesco Pellegrini nel Museo civico bellunese, del deputato Luigi Rizzardi nel cimitero di Auronzo di Cadore, di una statua di Sant’Antonio (cappella privata) e dell’altra statua, quella di san Brunone per il Convento di Vedana. Frescura partecipò a numerose esposizioni, meritandosi riconoscimenti e svariati premi. Nel libro della figlia, il giusto spazio è stato riservato alla vicenda legata, era il 1924, all’erezione di un monumento ai Caduti della Grande Guerra, perché Frescura si inserì nella vivace polemica tra il Comitato guidato dal dott. Zacchi e l’opposizione guidata dall’avvocato Agostino D’Incà e da Vittorio D’Incà Levis, cui non andava proprio il progetto, già accettato dal Comitato, con il quale lo scultore Urbano Nono prevedeva la collocazione di una statua nella Piazza Campitello (ora dei Martiri – ndr.). Giacomo Frescura, ricorda Rina, lanciò l’idea di collocare la statua su una terrazza sul Piave, con allargamento della Piazza Cavallotti, ora Piazza Castello. Predispose un bozzetto e lo illustrò a Nono il quale, dopo un sopralluogo con lui ammise la validità del progetto “per l’allargamento della piazza e per la terrazza-belvedere con vista di tutta la vallata del Piave dal Ponte della Vittoria al Tomatico…”. Dopo anni di discussioni e polemiche, con Frescura che sosteneva la sua proposta con articoli su Il Gazzettino, si giunse ad una soluzione “terza”: “Con la somma raccolta vennero deposte le salme dei Caduti nel sacrario della chiesa dei cappuccini a Mussoi, con l’approvazione della cittadinanza che finalmente vedeva la risoluzione dell’annoso problema e che partecipò con commozione al pietoso trasporto…”. Conclude, l’autrice: “Mio padre si adattò volentieri alla nuova sistemazione trovandola giusta, contento di aver espresso l’idea della terrazza nella speranza che potesse venir raccolta in futuro”.
NELLE FOTO (Renato Bona e riproduzioni dal libro di Rina Frescura): la copertina del libro; Francesco Frescura; la casa natale di via Loreto (la stessa di Ippolito Caffi ed Aristide Gabelli); tomba di famiglia nel cimitero bellunese ; la tabella dell’intitolazione e la via che gli ha dedicato Belluno; il bozzetto del progetto per la terrazza-belvedere dove collocare un monumento ai Caduti; campioni di terracotta ricavati dagli stampi per il burro; san Brunone che prega nel deserto, nella Certosa di Vedana; il busto di don Antonio Della Lucia; quello dello storico Francesco Pellegrini; il monumento al deputato Luigi Rizzardi nel cimitero di Auronzo di Cadore