BELLUNO Nella località Giamosa, immediata periferia di Belluno verso Feltre, c’è un capitello in pietra, intitolato “Al Cristo di Giamosa”, in discreto stato, che compie fra poco novant’anni, risalendo al 1929. Nel libro “Capitelli e immagini sacre a Belluno”, Vincenzo Caputo, per l’istituto bellunese di ricerche sociali e culturali che lo editò nel 1989 per i tipi della tipografia “Piave, con la cartina delle parrocchie bellunesi opera dell’architetto Roberto Reolon, ricorda opportunamente che all’interno vi è una croce in legno con Gesù e Angeli in gesso, ben conservati. E aggiunge: “Posto in sostituzione di un Crocifisso in legno esistente da vecchia data sul crocivia che conduce a Giamosa, a destra della strada, era conosciuto come ‘Il Cristo di Giamosa’. Pietro Prosdocimi, sia perché l’immagine sacra fosse riparata dal sole e dalla pioggia, sia perché fosse difesa dai vandalismi e da profanazioni (come era già accaduto) volle sostituirlo nel 1929 con l’attuale tabernacolo, costruito però sul ciglio sinistro della strada, sul terreno offerto da De Nart Ermenegildo”.
Ancora: “Il giorno 10 novembre 1929 fu inaugurato e benedetto dal Vicario generale vescovile mons. Rizzardini l’artistico capitello. Ad una folla di popolo là convenuta processionalmente dalla parrocchia, parlò con fervore sull’amore di Gesù Crocifisso, un giovane della Congregazione di San Paolo che si trovava a Belluno per una Missione”. Caputo – che ha fatto riferimento al libro dello scomparso parroco don G. Belli “Parrocchia di Salce le sue chiese e le sue tradizioni”, realizzato nel 1973 – non ha trascurato di sottolineare che: “L’iniziativa aveva però altri scopi: ricordare il grande avvenimento della Riconciliazione dello Stato italiano con la Chiesa, avvenuta l’11 febbraio 1929, con la firma dei trattato e del concordato tra il Governo Italiano e la Santa Sede; lasciare un ricordo della solenne Missione svoltasi in parrocchia in quel mese di novembre per lucrare il Giubileo indetto dal Papa Pio XI per l’anno 1929, in occasione del cinquantesimo del suo sacerdozio”.
E conclude: “Il tabernacolo porta i segni dell’ultima guerra: nel 1944 due aerei, scorto un cannone sulla nazionale vicino al Capitello, prima uno poi l’altro scesero in picchiata e scaricarono due raffiche di mitraglia. L’autista si era rifugiato sotto gli alberi dietro il tabernacolo e fu salvo. Fu invece abbattuta e frantumata la croce in pietra sul frontespizio. A ricordo del fatto si è voluto, nel rifare la croce, incollarvi un braccio della precedente. Gli abitanti di Giamosa, ogni anno, il 14 settembre, festa della Esaltazione della S. Croce, assistono nella loro chiesetta ad una Santa Messa che fanno celebrare in onore del S. Crocifisso”.
NELLE FOTO (riproduzioni da Caputo; Renato Bona): il capitello del Cristo come appare nel libro e come è oggi).