di RENATO BONA
Decisamente preziosa l’attività di ricerca appassionata che lo scomparso maestro Mario De Nale, fra l’altro un caro amico, ha svolto per poter dare alle stampe (agosto 1978, tipografia Piave Belluno) il libro “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi, uscito in occasione del centenario di Placido Fabris ad iniziativa del Centro sociale di educazione permanente di Tambre e dell’Associazione emigranti bellunesi. Infatti ci ha fatto scoprire, fra i tanti, il personaggio Rodolfo Roella (fra l’altro prozio di Rodolfo Sonego “il famoso soggettista e sceneggiatore di Alberto Sordi – ndr.), la sua vicenda umana, la sua famiglia, i suoi successi imprenditoriali. Detto che abitava nel sestiere di San Polo della città lagunare e che era nato a Venezia il 9 gennaio 1931, venendo a mancare a Garna d’Alpago il 4 marzo 1911, De Nale ne ricorda così le origini: “Una notte del secolo scorso, rientrando al luogo pio (la ruota di Venezia), per l’inserviente non mancò la consueta sorpresa: accanto all’atrio un ricco cestino con dentro un bambinello avvolto in preziose fasce (la madre doveva quindi essere una facoltosa o di nobile casato), che aveva al collo una collana d’ora con una grossa medaglia, era ad attenderlo. Era il nostro personaggio che “dopo qualche giorno fu affidato ad una famiglia di contadini alpagoti di Schiucaz perché lo allevassero dietro compenso, ed ebbe come balia una certa Canei, appartenente ad una famiglia proprietaria di un mulino a Puos”. A questo punto vogliamo richiamare il sito venicecafe.it per rammentare che “la ‘scafetta’ o ruota degli innocenti a Venezia nota come scafetta della pietà era collocata in Riva degli Schiavoni ai piedi del Ponte del Santo Sepolcro. Il 30 maggio 1807 per ordine del governo francese venne sostituita con la ruota che sarà abolita dal 1. luglio 1875. Tutto ciò che rimane della ruota degli innocenti del monastero della Pietà si trova all’inizio della calle della Pietà, sulla parete destra, e fa ormai parte dell’hotel Metropole. La ruota era un cilindro cavo che ruotava su se stesso. Potevano entrarvi anche bambini e non soltanto neonati. Accanto alla porta tonda è murato un altorilievo della Vergine col Bambino. Sotto vi è una fessura e una scritta: “offerta agli esposti”. Sul muro della chiesa è appesa una targa a ricordo della bolla papale di Paolo III del 1548: “Coloro che abbandonano i figli pur avendo le risorse per crescerli saranno maledetti e scomunicati”. Torniamo a Roella per dire con De Nale che “crebbe sano e robusto, dando prova di ottimo profitto alla scuola elementare, ma anche frequenti segni di ribellione alla prospettiva di una vita di lavoro nei campi. E così in un sereno mattino di luglio il nostro dodicenne anziché recarsi a falciare nel prato, si era dileguato. A tarda sera venne notato su un gradino del Ponte di Rialto a Venezia “tutto preso da singhiozzi stuzzicanti rivoli di lacrime pioveggianti sulle brache”. Molti passanti restarono indifferenti, non così un ignoto impresario di restauri. Alla domanda di questi: perché piangi? Rodolfo rispose secco: “Ho fame, sete e sonno e non so dove andare, abito a Schiucaz, in Alpago provincia di Belluno…”. E l’altro a rassicurarlo: “Non affannarti, vieni a casa mia e troverai un bel letto per questa notte e domani si vedrà…”; la replica: “Vengo solo se mi darai anche da mangiare e lavoro”. I due si presero per mano e fu l’inizio, dopo l’avventura, del successo di Rodolfo Roella, che rimase nella casa in calle delle Oche, a San Stin, e alla morte del benefattore – che tra l’altro lo istruì nell’arte del marmorino – ne ereditò l’impresa, dove lavorava il celebre stuccatore di Tambre Osvaldo Mazzoran grazie al quale il nostro si specializzò nelle decorazioni a stucco e quindi scoprì e brevettò un tipo di stucco e marmorino che poi tramandò ai figli. A 18 anni di età tornò a Schiucaz per salutare la famiglia che l’aveva ospitato e la balia; divenuto benestante, li aiutò nei momenti di bisogno. In paese si fece festa per quel ritorno e nell’occasione conobbe la graziosa sedicenne Agnese Regina Favero (nata a Puos il 25 aprile 1834) “che anche contro la volontà dei genitori di lei, sposò il 31 gennaio 1853”. All’età di 44 anni frequentò l’Accademia dove erano stati i figli prima di lui,De Nale cita un altro momento importante della vita di Rodolfo Roella, che divenne facoltoso “anche per aver la moglie ereditato i beni di un ricco zio avvocato; così poté acquistare grandi appezzamenti di terreno e case a Garna, dove stabilì definitivamente la dimora negli anni della vecchiaia”. Della sua famiglia, che risiedeva nel sestiere San Polo 1304, facevano parte i quattro figli: Filomena Luigia, nata a Venezia come Giuseppe e Marco, quindi Giovanni Davide, nato a Pieve d’Alpago, ma i parenti sostengono che c’era anche il primogenito, Gaetano, nato a Venezia residente nel Sestiere San Polo 2424 con la moglie Teresa Saviane nata a Pieve d’Alpago e i figli Vittorio, Arturo e Amabile. Tutti gli uomini di famiglia Roella parteciparono alla decorazione a marmorino (una decorazione a stucco che tende ad imitare il marmo, generalmente utilizzato quando l’impiego di lastre di marmo risulta troppo oneroso; la tecnica del marmorino come specifica la libera enciclopedia Wikipedia, era conosciuta già ai tempi dei romani e forse ancora prima come proverebbero alcuni ritrovamenti a Pompei. I risultati col marmorino possono essere talmente realistici da non essere distinti dal marmo naturale – ndr.) di palazzi, ville, case private e cattedrali in quel di Venezia ed in mezza Europa: Germania, Austria, Polonia, Russia, Cecoslovacchia, Jugoslavia. Olga, la figlia di Giuseppe, ebbe modo di ricordare che durante un viaggio all’estero riuscì ad ammirare le decorazioni della stazione di Vienna e quelle della Cattedrale di Praga, effettuate dal padre e dagli zii. Prima di concludere restano da citare: Gioacchino Roella, nato a Pieve il 15 novembre 1866 e morto a Treviso il 30 gennaio 1974: decorò palazzi, case, chiese, alberghi e locali pubblici a Trieste, Venezia, compreso il Lido, Capodistria, Pola, Parenzo e mirabile risultò la decorazione della villa veneta del conte della Zonca ad Arcade di Treviso; fu anche un buon pittore. E Lorenzo Roella: nato a Venezia il 31 marzo 1891: lavorò molto specialmente in Germania, Austria, Croazia, Boemia, Polonia e Albania imparando le diverse lingue sicché fu spesso richiesto dagli albergatori di Cortina per fare l’interprete. Sue decorazioni a stucco si possono ammirare in numerose case private, nelle chiese di Loreto (Belluno) e di Gosaldo in Agordino; una sua bella cornice raffigurante 4 calici con fiori, grappoli d’uva, una testa e una colomba è nella casa Tonon di Garna d’Alpago; a Padova decorò la Basilica del Santo, il Teatro del Corso e vari palazzi. Col marmorino decorò le pareti del coro della chiesa di Pieve d’Alpago e la cappella della tomba di Carletto De Cian a Libano di Sedico.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi” di Mario De Nale; siti wikipedia, venice.cafe.it, telebelluno, tripadvisor): Rodolfo Roella con la moglie ed il figlio Giovanni; una veduta di Schiucaz, in Alpago, dove Roella visse a lungo; la “ruota degli innocenti” di Venezia; la Madonna con Bambino nella veneziana calle della Pietà; targa a ricordo della bolla papale di Paolo III del 1548 contro coloro che abbandonano i figli…; stucchi di cornice di Lorenzo Roella per la casa Tonon di Garna d’Alpago; basilica dei santi Giovanni e Paolo a Venezia; la villa veneta del conte della Zonca ad Arcade di Treviso; esempio di altare in marmorino, Germania 1771.