Nell’interessante libretto che Giuseppe De Vecchi ha dato alle stampe con la Tarantola libraio editore di Belluno per i tipi della tipografia Piave nel maggio del 1974, intitolato “Personaggi e famiglie illustri di Longarone” il terzo e conclusivo capitolo è dedicato agli “Uomini benemeriti 9 ottobre 1963-27 aprile 1969”. Chi sono, questi benemeriti? Un industriale, un monsignore arciprete, un sindaco, il medico condotto, un generale. Eccone in sintesi le figure. Giovanbattista Osvaldo Protti, nato a Longarone il 14 ottobre 1879 e deceduto con la famiglia nella catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963. Laureato in scienze agrarie a Milano, nel 1903, si occupa da subito delle aziende agricole familiari nel trevigiano e nel Bellunese, in particolare della tenuta di Villanova-Faè, gravemente danneggiata dalle inondazioni del 1882 e “con la messa a dimora di oltre centomila piante, principalmente resinose, con lo sviluppo di allevamenti di razze pregiate lattifere, con l’opportuno appoderamento rende fertili larghe zone improduttive sulla riva destra del Piave, da Villanova a Desedan, crea un’azienda di montagna modello superando con larga visione le concezioni agricole industriali del tempo… Collabora col padre che aveva fondato fin dal 1900 il cartonificio Gustavo Protti & C. a Longarone, il più grande esistente allora in Europa… Nel 1935 fa sorgere la società per azioni Faesite, con stabilimento a Faè di Longarone, costruito nella sua stessa tenuta di Faè, prima fabbrica in Italia di pannelli di fibra di legno. Opera anche nel Meridione. Ricopre numerose cariche di carattere pubblico nelle provincie di Belluno, di Rovigo, nel Parlamento italiano e in istituzioni private regionali e nazionali”. Bortolo Larese Cighiriei, monsignore arciprete, nasce ad Auronzo il 27 dicembre 1897 da Pietro e Lucia Zandegiacomo De Zordi. Frequenta il seminario perché fin da piccolo ha deciso di diventare sacerdote. Allo scoppio della Grande Guerra è nel corpo di Artiglieria da Fortezza e quindi nell’Artiglieria da campagna. Si merita la croce di guerra al valor militare per azioni sugli altipiani di Asiago e sul Piave. Congedato, prosegue gli studi e nel 1923 è ordinato sacerdote. Non si piega al regime fascista e a Dont fa pubblica denuncia della ideologia e dei metodi della dittatura. Vigilato speciale, finisce in prigione quando Mussolini giunge a Belluno nel ’38 e poi al tempo dell’occupazione tedesca nel 1944. Quando i tedeschi in ritirata decidono di radere al suolo Longarone, l’Arciprete, aiutato dal dott. Giacomino Solari quale interprete, riesce ad ottenere un breve armistizio. “Figura di rilievo per la grande carità, rappresenta per tutta la popolazione di qualunque idea politica o religiosa un rifugio sicuro e un aiuto sempre determinante nei momenti più critici. Muore col suo popolo il 9 ottobre 1963”. Giuseppe Guglielmo. La sua famiglia è a Longarone dal 12 maggio 1884 con il calzolaio Giuseppe, che proviene da Revine Lago; da Mario, uno dei suoi 4 figli e Beppina Strocchi, nasce a Longarone il 12 febbraio 1922 Giuseppe Guglielmo che dopo le elementari in paese, frequenta le medie e le superiori a Belluno e quindi si iscrive ad ingegneria a Padova. Allo scoppio della seconda guerra mondiale è arruolato tra gli avieri di governo. L’8 settembre 1943 si rifugia in montagna e si dedica al recupero di armi e munizioni abbandonate da un reparto di soldati di stanza a Podenzoi e intanto avvia l’attività di reclutamento e di organizzazione per la Resistenza. Diviene comandante di battaglione nella “Calvi” che opera in Cadore; nel 1945 è comandante della Piazza di Pieve di Cadore dove, proprio negli ultimi giorni perde il fratello minore Giuseppe. Consigliere comunale nelle prime elezioni del 1946, dopo pochi mesi subentra a Pietro Bez nella carica di sindaco, che ricopre fino al 1951. E’ rieletto nel novembre 1960. Sposa Beppina Vascellari dalla quale nel 1961 ha il figlio Roberto. Per anni ha ricoperto cariche provinciali in seno al Partito socialista. Muore con la moglie, il figlio, il padre e la madre il 9 ottobre 1963. Gianfranco Trevisan, medico condotto nato a Taglio Veneto (Venezia) il 16 aprile 1926. Nel 195la laurea in medicina e chirurgia poi si specializza in odontoiatria; esercita per anni in Cadore e nell’ospedale di Belluno. Nel 1954 sposa Benvenuta Del Favero dalla quale ha tre figli: Pierluigi, Fiorella e Francesco. Medico condotto a Cadola viene chiamato a Longarone a reggere la condotta. Conquista in breve tempo il cuore dei longaronesi per la grande umanità e capacità professionale. Tutta la sua bontà, dedizione, affetto per le genti del Longaronese – annota de Vecchi – si esaltano nelle tragiche giornate del Vajont. Durante l’alluvione del 1966 accorre in soccorso di alcune persone in pericolo ma viene travolto, col ponte sul Maè, dalle acque in piena e perde la vita. Ottiene riconoscimenti prestigiosi compreso l’oro del Presidente della Repubblica quale “sublime esempio di solidarietà umana e nobile testimonianza della perenne opera di dedizione al dovere di difendere la vita e di lenire il dolore, proprio dei medici condotti italiani”. Carlo Ciglieri, generale di corpo d’armata, nato a Torino il 5 ottobre 1911. A 32 anni è il più giovane tenente colonnello d’Italia, a 52 il più giovane generale di Corpo d’armata. E’ stato capo di stato maggiore della divisione partigiana “Garibaldi”, comandante della brigata alpina Orobica, comandante generale dell’arma dei carabinieri. E’ da poco al comando del IV Corpo d’armata di Bolzano quando la tragedia del Vajont semina morte e distruzione nella valle del Piave. “Con rara efficienza e lucidità interviene rapido con i suoi soldati e coordina e dirige di persona le complesse e pietose operazioni di soccorso, destando ammirazione, ma soprattutto conquistando l’animo e la fiducia dei superstiti che la immane sciagura ha disorientati e annichiliti… Tutte le popolazioni lo sentono fratello e lo dichiarano loro cittadino onorario”. Muore nel pomeriggio del 27 aprile 1969 in seguito alle ferite riportate in un incidente stradale.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro De Vecchi, Pro Loco Longarone, Bepi Zanfron): Il pregevole libro di Giuseppe De Vecchi; l’autore della pubblicazione; mons. Bortolo Larese; l’arcipretale in un’immagine del 1900; Guglielmo Celso; lapide ricordo del Sindaco di Longarone; il dottor Gianfranco Trevisan; bassorilievo del ‘400 a Muda dove vi è il ponte sul Maè; il generale Carlo Ciglieri; rovine a Villanova e la ripresa dopo il Vajont; così Faè dopo la grande ondata del 9 ottobre 1963.