di Renato Bona
Si deve al medico e pubblicista Adriano Sernagiotto l’esaustivo capitolo dedicato a Feltre e al Feltrino del libro “Belluno. Viaggio intorno a una provincia” voluto dall’Amministrazione provinciale di Belluno ed edito nel 1989, per il coordinamento di Maurizio Busatta, dalla feltrina Libreria Pilotto per i tipi della Graphic Group pure di Feltre, fotolito Eurocrom di Villorba, composizione tipografia Piave di Belluno. Sotto il titolo “Feltrino. Una città e un territorio ponte” Sernagiotto richiama subito una mirabile descrizione di Piazza Maggiore: il cuore di Feltre, la “chiave di lettura” della storia e della vita della città, scritta da Giovanni Comisso: “Sotto il cielo arioso, come sulla cima di un monte, le logge delle case, le terrazze, le balaustre, le gradinate fanno di questa Piazza uno stupendo teatro all’aperto”. Ricorda quindi che “Per quasi quattro secoli le vicende della città si intersecarono con quelle di Venezia. Furono legami che consentirono certamente a Feltre di crescere, caratterizzati tuttavia da un sistematico sfruttamento delle risorse della città e da una severa politica fiscale. Né mancarono, in questo lungo periodo, drammatici eventi come le distruzioni del 1509, 1510 e 1511 nel corso della guerra cambraica” e nopn trascura di dire che “A questa dipendenza dalla Serenissima si riferisce il caratteristico Palio”. Impossibile qui l’esposizione di tutti i “gioielli” che connotano la “Piccola città degli uomini grandi” ci limitiamo a citare il richiamo dell’autore al 1729 anno in cui “un oscuro coadiutore di cancelleria, Carlo Goldoni, iniziava la sua grande stagione di commediografo con ‘Il Buon vecchio e La Cantatatrice’” con una lapide che ricorda: “I primi applausi salutarono qui il giovane poeta della commedia italiana”. Dopo aver detto che a sud della Piazza Maggiore, dietro un porticato palladiano, vi è il Teatro “piccolo gioiello, con palchi lignei e soffitti istoriati” dove appunto esordì Goldoni, aggiunge che: “A pochi passi dalla piazza sulla via Paradiso, l’antico palazzo Cumano, galleria unica nel suo genere, raccoglie le opere di Carlo Rizzarda, il mago del ferro battuto” e quindi, dopo un riferimento all’arte e spiritualità col ricordo che:”Sotto il piazzale antistante la Cattedrale ed il vicino Battistero antica testimonianza di una comunità religiosa dalle origini antichissime, scavi archeologici intrapresi nel 1970 hanno riportato alla luce i resti di un battistero paleocristiano, Sernagiotto si sofferma su quella che definisce l’altra città della provincia “poco o nulla legata al capoluogo, protesa verso la pianura, affacciata alla ‘Marca zoiosa’ intravista ed imitata, eppur lontana (le carrozze omnibus che sul finire del secolo scorso la univano a Treviso, impiegavano sei ore di viaggio) e non dimentica di ricordare che nel passato fu centro di importanti attività manifatturiere legate alle risorse del suo vasto territorio. Altra città nettamente diversa nella struttura urbanistica e nella vita socio-economica da Belluno, centro di una zona complessa in cui lo sviluppo sembra aver trovato altre direttrici, diversi punti di aggregazione”. Ma: “Le grandi speranze degli anni Sessanta di una crescita produttiva si sono infatti parzialmente arenate sulle secche di una industrializzazione per certi aspetti ancora incerta…”. A Feltre resta allora da recuperare in pieno il ruolo di altra città non in termini di contrapposizione rispetto a Belluno, bensì come espressione e sintesi di quelle peculiarità storiche e culturali che distinguono il Feltrino dalla restante provincia. Peculiarità che salvaguardando interessi e aspettative dei singoli comuni, richiamano la necessità di una crescita unitaria di tutta la comunità locale, seguendo un modello di sviluppo che riconosce una matrice comune ed un unico cammino”. Seguono – in questa sede per evidenti ragioni di spazio, a volo d’uccello – giusti riferimenti a Pedavena – con i boschi ed i prati del Col Melon e del Monte Avena che richiamano villeggianti alla ricerca di una vacanza a stretto contatto con la natura non inquinata dai clamori del turismo di massa e nuove prospettive che si sono aperte con gli impianti di risalita – che “nel nome della tradizione è stata da sempre associata alla birra” (e non solo, aggiungiamo noi . ndr.); a Seren del Grappa “piccolo comune con qualche speranza artigianale e industriale cercata nell’unico tratto pianeggiante di un tormentato territorio allo sbocco della valle dello Stizzon… dove tutto parla ancora della Grande Guerra…”; al “contado”, interfaccia tra il Feltrino ed il Bellunese, con Cesiomaggiore, Santa Giustina, San Gregorio nelle Alpi, “terra ricca di prodotti dell’agricoltura, residenza di campagna dei patrizi feltrini come testimoniano le belle ville che si possono ancor oggi ammirare…”; e poi Arsiè, il cui territorio “è punteggiato da molte contrade sparse, dalla tipologia caratteristica come i Solivi di Fastro, complesso rustico di case in pietra dalle lunghe balconate di legno, immerso tra il verde dei vigneti…”: e prima ancora Fonzaso dove “sono sorti i primi capannoni in un tentativo di industrializzazione che sta gradualmente cambiando il volto paesaggistico ed economico di questa zona”…. E Lamon? Per Sernagiotto è “terra di confine, momento di demarcazione tra la realtà veneta e quella trentina, forse il meno feltrino di tutti i Comuni della zona, il più diverso per cultura, tradizioni, dialetto, mentalità della popolazione, isolato tra le sue valli, orgoglioso della propria identità…”. E la dirimpettaia Sovramonte? “La sua è storia di rinunce, sacrifici, di tentativi di rompere un isolamento sempre più pesante, come quando sul finire dell’Ottocento, i sovramontini decisero di costruire una strada da soli, a ‘pioveghi’ (con prestazione gratuita di manodopera), senza il permesso del governo, sul tracciato dell’attuale Sorriva-Ponte Oltra per cercare uno sbocco sulle tracce dell’antica Altinate, ormai abbandonata come via di grande comunicazione…”. E siamo giunti nel Basso Feltrino con Quero, Vas e Alano che, lontani dai centri di sviluppo economico della Val Belluna, “hanno visto in questi ultimi anni sorgere una nuova imprenditorialità che ha creato occasioni occupazionali nella carpenteria, nella lavorazione dei metalli, dei lampadari, degli occhiali…”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Belluno. Viaggio intorno a una provincia”): la prima immagine proposta per il capitolo su Feltre e il Feltrino: “Città dipinta”, Feltre è una galleria d’arte all’aperto e casa Aldovini Mezzanotte propone affreschi cinquecenteschi con scene che si rifanno alla storia romana; scorcio notturno di Piazza Maggiore; le “scalette vecchie” che da Porta Pusterla portano alla piazzetta delle Biade e sulla destra la loggetta del Palazzo Pretorio; un’istantanea giustamente riservata al Palio; la sala delle caldaie di produzione della birra, a Pedavena; due scorci da Valle di Seren; la tavolozza di colori offerta da Anzaven di Cesiomaggiore; Lattebusche esempio di efficienza e qualità; un rustico della frazione Fumach di San Gregorio; la pianura di Fonzaso; il curioso “portale d’ingresso” del ponte della Vittoria sul lago del Corlo, inaugurato nel 1928 e sulla destra la frazione di Rocca; Arina di Lamon con la neve; San Giorgio a Sorriva di Sovramonte; la piazza di Alano; le nuove industrie di Quero; la cartiera di Vas ormai solo elemento di archeologia industriale.