BELLUNO In occasione della Festa del Lavoro, Claudia Scarzanella presidente di Confartigianato Imprese Belluno ha voluto scrivere una lettera aperta
LA LETTERA
Il lavoro nobilita l’uomo e la donna. Ma quale lavoro? Oggi più che mai è necessario ricucire i rapporti tra lavoratori e società, tra impresa e giovani, attorno a una nuova visione del lavoro, che a noi piace chiamare “mestiere”. Una nuova concezione necessaria dopo due anni di pandemia che hanno creato alcune storture e fatto emergere tutte le difficoltà di un sistema che automatizza, quantifica esclusivamente in maniera matematica, standardizza orari, mansioni e capacità, e raramente mette al centro la persona. L’artigianato, fatto di lavoro manuale, di “sporcarsi le mani”, ma anche di tecniche che affondano le radici in un saper fare centenario, può essere la risposta per un nuovo Umanesimo del lavoro. L’uomo infatti, il capitale umano e professionale, è il patrimonio più prezioso delle nostre aziende. L’uomo con le sue idee, la creatività, la motivazione e la passione, ingrediente fondamentale di ogni giornata oltre che del cosiddetto “made in Italy”. In questa festa del lavoro – delle lavoratrici e dei lavoratori – diventa semplice parlare degli aspetti positivi. Ma non possiamo negare l’esistenza di problemi e criticità da risolvere, di aspetti da cambiare e migliorare, di eccessi di burocrazia da eliminare e di strumenti spesso assenti a sostegno di chi fa impresa. In questo senso Confartigianato e il sistema artigiano sono consapevoli di rivestire un ruolo di fucina di idee e palestra dove sperimentare nuove soluzioni, a misura d’uomo. Ma avvertono anche la responsabilità di dover provare a dare risposte. Proprio perché crediamo nel valore della persona, è necessario partire dalla formazione e dal superamento del gap oggi esistente tra scuola e impresa, tra giovani e mondo del lavoro. Il modello artigiano, che negli ultimi anni ha sofferto una crisi narrativa e oggi sconta la difficoltà di reperire manodopera, rimane un sistema di sicurezza professionale e di presidio di quei mestieri che non devono e non possono scomparire. Il vecchio adagio “impara l’arte e mettila da parte” fa parte del Dna non solo dell’artigianato, ma del nostro Paese e rappresenta una risposta anche alle difficoltà ormai palesi dei territori periferici e montani come il nostro, perché garantisce servizi alle comunità locali, estendendo il concetto di Umanesimo anche fuori dai nostri laboratori, dalle nostre botteghe, dalle nostre imprese. Umanesimo che significa anche sicurezza e legalità, due temi legati tra loro e sempre d’attualità, purtroppo, ma che sono prioritari nelle nostre imprese. Buon 1° maggio a tutti. Che il lavoro continui a segnare la ripartenza dopo due anni difficili.
Claudia Scarzanella – Confartigianato Imprese Belluno
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