Il dibattito acceso circa la distribuzione delle risorse provenienti dai fondi di confine merita un approfondimento serio, che non può non partire dalla genesi di tali fondi.
l’opinione
di Gianpaolo Bottacin
La loro nascita avvenne, ormai oltre dieci anni fa, in seguito a una serie di iniziative, promosse dal sottoscritto allora in veste di presidente della Provincia di Belluno insieme al mio omologo collega della Provincia di Sondrio, che si concretizzarono nell’intervento legislativo statale; tant’è che all’inizio tali fondi erano stati ribattezzati anche con il nome di fondi Calderoli – Brancher, prendendo spunto dai cognomi del ministro che ne propose l’istituzione e del primo presidente dell’organismo di indirizzo per la loro gestione. Sono certamente fondi importanti, utili ma non risolutivi per rispondere alle tante esigenze delle aree montane, che fra l’altro fin dall’inizio diedero vita ad accese discussioni e battaglie. Per evitare questo prevedibile scenario, ovvero che si innescasse una guerra tra poveri, già allora proposi che fossero destinati anziché ai comuni alle Province, le quali potevano dare una visione d’insieme alle necessità del territorio. In tal senso esistono ampie documentazioni sulle rassegne stampa del tempo. Il fatto che oggi le divisioni sul tema siano ancora tanto evidenti non fa altro che confermare, a dieci anni di distanza, le mie preoccupazioni di allora e la necessità di un perfezionamento del sistema. Quello che peraltro mi stupisce davvero nelle recenti dichiarazioni è che si discuta tanto di questi fondi, ma nessuno consideri il fatto che al Senato giace un progetto di legge che ha come primo firmatario il compianto senatore Saviane e che propone la creazione per la nostra provincia di una zona a fiscalità ridotta, o meglio una zona economica speciale (ZES). Si tratta di una proposta legislativa che, se approvata, porterebbe a una vera e propria svolta epocale per i nostri territori montani, con positive ricadute dirette su cittadini e imprese, e che darebbe una risposta concreta anche al problema dello spopolamento. La creazione infatti di una tale zona porterebbe innanzitutto a pagare meno tasse, ma anche a ridurre molti di quegli aspetti burocratici che spesso diventano un freno pure laddove le risorse economiche non mancano. Alcune associazioni di categoria hanno già sottolineato il loro convinto sostegno, altre un po’ più timidamente si stanno convincendo. Sono segnali importanti, che però necessitano anche del sostegno del mondo politico. Da qui il mio auspicio, che questa iniziativa legislativa possa raccogliere il consenso delle amministrazioni comunali e il sostegno trasversale dei rappresentanti politici dei diversi partiti che oggi siedono a Roma in rappresentanza del territorio bellunese affinché possa a breve diventare realtà.