di Renato Bona
Con questo secondo servizio proseguiamo la “rilettura-visione” del capitolo “Avvenimenti”, parte importate del prezioso libro del quale è stato autore il caro amico prof. don Lorenzo Dell’Andrea: “Selva di Cadore come era”, realizzato nel novembre 1993 (bellunese tipografia Piave) a cura dell’“Union de i Ladiñ de Selva”. La serie delle immagini si apre con: “Un soldato fotografato a Selva: è un compaesano o uno dei tanti militari presenti durante la guerra?”; segue quella di uno dei tanti militari a Selva nelle retrovie del fronte prima della ritirata di Caporetto” e quindi quella di “Una crocerossina in servizio nel piccolo ospedale da campo allestito a Santa Fosca durante la prima guerra mondiale” (tutte e tre sono di Fedele Chizzolin-Raccolta Union Ladiñ de Selva). Tocca quindi alla panoramica a proposito della quale si legge: “Accampamenti militari a Selva nel 1915-Un aspetto di Selva di Cadore all’inizio della prima guerra mondiale, con numerose baracche per alloggiamenti di militari. Il confine di Stato tra Italia e Austria passava lungo il torrente Codalonga, a poche centinaia di metri dal capoluogo di Selva; Colle Santa Lucia, sullo sfondo, apparteneva all’Impero Austro-Ungarico”. Ci sono poi: “Incidente aereo a Selva. Un avvenimento eccezionale si ebbe nel maggio 1916 con la caduta di un aeroplano italiano durante la prima guerra mondiale. In primo piano i rottami dell’aereo; in secondo piano militari e civili e il campanile di Selva (raccolta Aristide Bonifacio)” e: “Militari in esercitazione a Pescul durante la prima guerra mondiale. Da notare le mitragliatrici dell’ultimo modello con il raffreddamento ad acqua”. Ed eccoci alla panoramica (raccolta Aristide Bonifacio) con dicitura: “Santa Fosca nel 1917, subito dopo la caduta della frana dal Piz del Corvo (avvenuta il 27 maggio 1917). In primo piano le baracche militari (vi erano alloggiamenti per i soldati che andavano e venivano dal vicino Col di Lana e dalle Tofane e un ospedaletto militare). In alto, ben visibili: a destra il villaggio di Toffol, al centro il villaggio di L’Andria, a sinistra il Sech”. Ancora: “La ‘boa’ caduta dal Piz del Corvo: la strada Pescul-Selva è completamente ostruita; squadre di volontari e di militari lavorano per riaprirla e soprattutto per il recupero dei civili e dei soldati travolti. La frana infatti abbatté tre molini, una latteria, una segheria con la vicina casa di abitazione e il ‘LII Ospedaletto da campo’. Morirono 5 civili e 23 soldati; si salvò, grazie a un caporale degli alpini un bimbo, Osvaldo Bellenzier, che stava in braccio alla mamma”. Restiamo in argomento con due foto (Fedele Chizzolin, raccolta Union Ladiñ); la prima che spiega: “La ‘boa’ del 1917 vista dall’alto (da Insom le Krepe). La frana si è mossa probabilmente a causa delle infiltrazioni d’acqua e delle piogge e nevicate dell’autunno e inverno precedente. Sulla destra la frana si avvicina a Toffol (alcuni grossi massi arrivarono fin presso la ‘ciésa de Tone de i Deveñ’ e risparmiò Santa Fosca essendosi incanalata lungo il torrente Loschiesuoi, finendo nel torrente Fiorentina”. Per l’altra è stato scritto: “La benedizione negli anni ‘20 della Chiesetta monumentale in memoria dei militari sepolti dalla frana del 1917. All’interno una iscrizione: ‘Riposate in gloria in pace / grandi oscuri eroi / cui la valanga interruppe / il lavoro e la vita che erano per la Patria’. Più tardi fu aggiunto un campanile di legno, con la ‘Campana dei Caduti’. A causa della costruzione del ‘Villaggio turistico Thule’ qualche anno fa la chiesetta fu trasportata a nord. E’ ora dedicata alla ‘Madonna della neve’ e ogni anno, il 6 agosto, viene celebrata per iniziativa dell’Ana una solenne messa in ricordo delle vittime della frana e di tutte le guerre”. In questa occasione, le ultime due immagini (foto Fedele Chizzolin, raccolta Union Ladiñ) che proponiamo sono del cimitero militare di Santa Fosca. La prima: “In una delle lapidi si legge: ‘Chiavicatti cav. Enrico nato in Torino il 2.7.1873, Maggiore del 92.mo fanteria, improvvisamente rapito alla gloria delle armi’. La data: 18 ottobre 1915. Tutte le salme furono poi trasportate nell’Ossario di Pocol”. Per la seconda: “Due soldati nel cimitero militare di Santa Fosca posano accanto alle tombe di tre loro commilitoni: Ardua Carlo, di Guastalla; Bolondi Luigi di Novellara e Tarabelli di Geresara. Per tutti e tre sulla lapide è scritto: ‘Travolto da frana il XXVII-V.MCMXVII’”
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