di RENATO BONA
Senz’altro una preziosa fonte di informazioni il libro “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi” che il compianto maestro Mario De Nale ha dato alle stampe nell’agosto di 43 anni fa con la tipografia Piave di Belluno, ad iniziativa del Centro culturale di educazione permanente di Tambre e dell’Associazione emigranti Bellunesi con il sostegno della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno, edito in occasione del centenario del “pittore solitario” Placido Fabris, originario di Pieve d’Alpago. Infatti oltre ad un corposo elenco di personaggi che “onorarono la loro terra nell’arte, nella cultura, nella poesia e nella musica (i cui profili sono inseriti nel primo capitolo del libro) e a “condottieri, governanti, politici” del capitolo secondo, sono ricordati quanti “onorarono la loro terra nell’amor di patria”: le medaglie d’argento di quelli che all’epoca erano ancora i cinque comuni della conca, oltre a quelli di Ponte nelle Alpi, e i Cavalieri di Vittorio Veneto sempre dei sei comuni. Per evidenti ragioni di spazio siamo costretti oggi a restringere l’elenco degli “argenti” ai soli comuni alpagoti di Farra, Chies e Puos, iniziando con Antonio Balbinot che vanta al suo attivo ben tre medaglie d’argento: caporale degli alpini, nato a Farra il 14 dicembre 1888, ricevette la prima medaglia con questa motivazione: “Durante un attacco in terreno insidioso, accortosi che da una caverna praticata dal nemico in un grosso masso usciva fumo, egli si slanciava, da solo e di propria iniziativa, nella caverna stessa, e intimando la resa alla piccola guardia avversaria di tre uomini che la occupava, uno ne uccideva e gli altri due faceva prigionieri catturando nel contempo armi e munizioni e altri materiali”. Val Travenanzes, 30 settembre 1916. La seconda: “Soldato di raro valore si slanciava con un solo compagno contro una mitragliatrice avversaria,riuscendo a catturarla e a farne prigionieri i serventi”. Col del Cuch, Monte Grappa, 20 ottobre 1918. La terza: “Durante un combattimento durato sei giorni, assumeva il comando prima di una squadra poi di un plotone portando i suoi uomini più volte all’assalto di una posizione tenacemente difesa dal nemico”. Bainsizza, 19-20 agosto 1917 (a proposito di Bainsizza, il sito: ilprimatonazionale.it ricorda che: “Oggi la battaglia della Bainsizza, combattuta tra l’agosto ed il settembre 1917 è totalmente dimenticata. Eppure si tratta del più grande sforzo militare che abbia mai viste coinvolte truppe italiane in tremila anni di storia: oltre un milione di soldati italiani. Il Comando supremo italiano con la battaglia della Bainsizza (o XI battaglia dell’Isonzo) riuscì ad ottenere i maggiori guadagni territoriali raggiunti da un esercito alleato sul fronte occidentale sin dal 1914. Come scrive la relazione ufficiale italiana uscita nel 1967, fu: ‘Una delle più grandiose operazioni di tutta la guerra, una delle più brillanti offensive svolte sull’intero scacchiere europeo, una delle maggiori vittorie- militarmente, forse, la maggiore del nostro Esercito’”). Restiamo a Farra perché c’è da ricordare Amedeo Guolla fu Vincenzo, nato il 2 agosto 1894: “Caduto il comandante del plotone assumeva il comando del reparto e lo conduceva ripetute volte all’assalto di munite posizioni avversarie. Rimasto ferito, rimaneva al suo posto per tutta la durata dei combattimenti, distinguendosi sempre per ardimento e spirito di sacrificio, malgrado le sofferenze che la ferita gli procurava”. Quota 645 Mesviak altipiano del Kal (Bainsizza) 24-26 agosto 1917. Pure di Farra , dove era nato l’8 gennaio 1915, era Bruno Ciprian fu Luigi e fu De Prà Virginia, sottotenente degli alpini, decorato con questa motivazione: “In più giorni di aspri combattimenti, dava ripetute fulgide prove di sereno coraggio e sprezzo del pericolo, animando col suo eroico esempio i propri dipendenti al combattimento. Attaccato da forze nemiche preponderanti, resisteva sul posto con strenuo valore. Accerchiato, conscio dell’importanza della posizione affidatagli, teneva testa all’irruenza del nemico, cui infliggeva nuove gravi perdite, fino al sopraggiungere dei rinforzi che lo disimpegnavano. Cadeva poco dopo mentre, alla testa del suoi eroici alpini proseguiva nella vittoriosa azione. Preclaro esempio di comandante valoroso e trascinatore”. Ivanoska, fronte russo, 19-24 dicembre 1942, alla memoria. Fu colpito alle ore 6 del giorno 24 dicembre e poi sepolto nella seconda fila del cimitero di Sthaf Seleny Iar. Ci sono poi Damiano Zoppè, di Celeste e di De Prà Maria, caporale del 6. Reggimento alpini battaglione Val Cismon, nato a Farra il 23 giugno 1897. Motivazione dell’argento: “Durante un contrattacco nemico con la propria squadra opponeva fiera resistenza finché colpito da raffiche di mitragliatrici avversarie incontrava gloriosa morte sul campo”. Croce San Francesco, Foza, Vicenza, 28 gennaio 1918. E il carabiniere Giuseppe Bortoluzzi, nato il 15 maggio 1894: “Riportò tumefazioni alla regione zigomatica parietale sinistra e contusioni leggere al dorso della mano destra, la notte dal 21 al 28 giugno 1927 in località Pelogna (Udine) in conseguenza di colluttazione sostenuta con un pregiudicato autore di furto e procedeva all’arresto”. Era invece di Chies Antonio Chiesura, nato il 14 novembre 1914, soldato di fanteria; la motivazione: “Porta arma tiratore, in posizione di particolare importanza durante un attacco di soverchianti forze ribelli, contribuiva a contenere l’impeto dell’avversario infliggendogli gravi perdite. Caduti tutti i compagni continuava strenuamente a combattere con calma e sprezzo del pericolo. Cadeva poi gloriosamente sul campo avvinto al corpo di un ribelle che aveva pugnalato”. Balcania, 1 giugno 1942. Pure nativo di Chies (19 marzo 1890) Giuseppe Fagherazzi, sergente di fanteria: “volontariamente offertosi per guidare una squadra alla cattura d’un posto avanzato nemico, dava bellissimo esempio di slancio, ardimento e perizia, riuscendo ad impadronirsi del posto nemico e a catturarvi armi e munizioni”. Bosco Malo, 6 aprile 1917. E concludiamo questa prima parte con il comune di Puos che vanta la medaglia d’argento attribuita a Luigi Bortoluzzi, carabiniere nato il 25 gennaio 1894 e morto a Gozzano il 6 settembre 1968. La motivazione: “Affrontava coraggiosamente per il primo un pericoloso disertore, impegnando con lui accanita colluttazione. Rimasto ferito all’addome, dando bella prova di tenacia e di attaccamento al servizio, continuava a trattenere l’aggressore finché le forze glielo consentirono e allorché il ribelle poté sfuggire sparò contro di lui un colpo di moschetto andato a vuoto, ma che servì a fare accorrere altri compagni, derivandone nuovo conflitto, durante il quale il ribelle stesso restò ucciso”. Salsomaggiore (Parma) 18 settembre 1918. NELLE FOTO (Wikipedia, Museo civico del Risorgimento di Bologna, Museo storico italiano della guerra di Rovereto): dalla trincea (qui i resti) si controllavano i movimenti nella Val Travenanzes; soldati austriaci arretrano da Bainsizza; nel disegno una fase dei combattimenti a Bainsizza; panoramica della stessa località, famosa perché le truppe italiane conquistarono una delle più importanti vittorie nella Grande Guerra; dolorosa immagine della ritirata italiana in Russia; la chiesetta di San Francesco a Foza di Vicenza; la zona dove molto si combatté e perse la vita Damiano Zoppè, alpagoto di Farra; la zona di Col del Cuch sul Monte Grappa; trincea italiana a Bosco Malo.