di Renato Bona
Nel prezioso e pregevole libro “Selva di Cadore come era (“Selva da nosakàn” in ladino) che il carissimo amico e collega prof. don Lorenzo Dell’Andrea ha realizzato nel novembre 1993 grazie all’Union de i Ladiñ de Selva con la bellunese tipografia Piave, c’è il capitolo “Volti e tradizioni” che è fra l’altro – ce ne siamo occupati nel precedente servizio – una autentica passerella dei selvesi, compaesani dell’autore, con i loro volti, l’eleganza di qualche gesto, la foggia del vestire dai quali è possibile cogliere aspetti della loro personalità. In questa occasione spendiamo con Dell’Andrea alcune parole per le tradizioni , termine che in questo caso “si carica di un significato particolare e più ricco: non solamente quello che viene tramandato, ma tutto ciò che ha una particolare valenza sociale, umana, culturale e religiosa”. Cita, ad esempio, la benemerita istituzione delle “Regole” che per secoli ha disciplinato la vita sociale, visto che le erano demandati utilizzo e conservazione del territorio, che regolamentava l‘uso dei pascoli per i regolieri, erano preposte alla disciplina e alla distribuzione dei “kolendiéi”, aveva funzione importante quanto al legnatico assegnato e sorteggiato nelle assemblee. Inoltre: particolari funzioni sociali in caso di calamità, per bisogni dei regolieri, per edifici di pubblica utilità, e disponevano , per i loro interventi, di proprietà particolari (le ‘vize’). Ma non è tutto se è vero che la vita della comunità locale “ha fatto capo per secoli all’istituzione della Regola: il servizio gratuito per opere pubbliche come lo sgombero della neve, il ripristino di strade e sentieri, la costruzione o la riparazione di arginature lungo i torrenti, la pulizia dei pascoli e dei ‘kolendiei’ che venivano disposti in ogni Regola dal ‘kapovila’, o la ‘ronda dei fuók’ in periodi di siccità. Il tutto – sottolinea giustamente Lorenzo Dell’Andrea – in applicazione della democrazia vera, cioè governo effettivo del popolo, attuata per secoli nel territorio. Ed ora diamo spazio alla carrellata di immagini , riservata ancora e in prevalenza ai volti di quelli che Dell’Andrea richiama come “i nostri vecchi che continuano a vivere in mezzo a noi e che vivono in quello che hanno fatto per la famiglia e per il paese; vivono in ciò che ci hanno lasciato in eredità, sia materiale, sia soprattutto spirituale e di valori”. La prima ci mostra Attilio Zuliani (1883-1971) con la moglie Virginia Callerari; la seconda (raccolta Antonio Torre) propone: “Margherita Torre Dell’Andrea e Primo Torre (1887-1957) di L’Andria in occasione del loro matrimonio. La sposa è nel costume ladino locale. A ben pensarci. è un ‘abito da nozze’ migliore di tanti altri oggi di moda, impersonali, eguali in tutta Italia e che poi non si useranno più. Perché allora non utilizzare anche per le nozze gli antichi costumi?”. E siamo al “Gruppo familiare nei primi anni del secolo. La mamma e la figlia sono con gli abiti tradizionali, mentre il padre porta la cravatta, adeguandosi alla moda del tempo (raccolta Elide Cadorin).Tocca a: “Due coppie di sposi in una foto (raccolta Leo Monico) scattata il 3 luglio 1904. Mentre gli uomini vestono secondo la moda corrente, anche nella convinzione, purtroppo diffusa che questo fosse ‘progresso’, le donne usano il costume ladino locale”.Ed ora ecco Matilde Rudatis Toffoli con la figlia Teresina Toffoli ‘de i Bakaliñ’, a L’Andria (raccolta Pietro Toffoli). E a: “Un gruppo di ragazze di Pescul, nel tradizionale costume ladino locale, fanno festa ad un’anziana signora sorretta da Florio Bonifacio, da sinistra: Ida Talamini, Maria Dell’Andrea ‘de la Brigida’, Maria Bonifacio ‘de i Proti’, Oliva Lorenzini, Maria Lorenzini, Bortolina Dell’Andrea (raccolta Maria Lorenzini). Seguono gli scatti singoli, nell’ordine: Romano Chizzolin ‘de i Monek’ (raccolta Maria Grazia Callegari; Giovanni Bonifacio ‘Gioani Frate’: per decenni ha rifornito tutte le case di aghi, filo, bottoni e di mille altre cose utili alla vita quotidiana; Costantino Monico ‘Monek’ (raccolta Maria Nicolai Dell’Andrea); Lorenzo Dell’Andrea ‘de Costa’ (foto Fedele Chizzolin, raccolta Union Ladiñ de Selva); Angela De Filippo ‘de i Lela’ (foto Fedele Chizzolin, raccolta Union Ladiñ de Selva); Costantino Piai ‘dei Teta’ (foto Fedele Chizzolin, raccolta Union Ladiñ de Selva).
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