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DI LUISA ALCHINI
CENCENIGHE Quel solo di “Sono solo un albero” a conti fatti non è altro che l’ ossimoro della grandezza di quel “abete: rosso, a bordo strada, schiacciato tra un dirupo e un guardrail” a cui l’autrice ha dato anima, entrando nel suo più profondo sentire, in ogni suo ramo, ogni radice e lo ha reso voce narrante di un incantevole romanzo che racconta anche di Vaia: “il nome di questo mostro arrogante, bramoso di morte, senza esclusione di colpi” che ha sconvolto e modificato forse per sempre le nostre foreste. Francesca Mussoi ha presentato il suo libro a Cencenighe in sala consigliare, sabato 22 febbraio su invito dell’amministrazione comunale, della biblioteca, in collaborazione con il Centro Internazionale del Libro parlato di Feltre e Radio Più. Francesca ha spiegato come Vaia possa essere considerata metaforicamente una delle tempeste della vita che ci mettono a dura prova e che ci rendono resilienti proprio come Albero, altri messaggi sono stati veicolati durante l’evento, scanditi dalle letture di Angela, Kati, Yvonne, Orietta con la piccola Rita Masiero, facenti parte del gruppo Libri Parlanti afferente al Cilp ODV di Feltre e che da tempo svolge la sua attività di volontariato presso le strutture per anziani proponendo agli ospiti racconti e poesie . I giovani fratelli Elia e Davide Scardanzan hanno arricchito l’incontro di note in perfetta armonia con il contesto, mentre Diego Da Rif ha illustrato i suoi scatti che unitamente a quelli di di Luca Zanfron sono raccolti in appendice del libro a testimonianza della devastazione di Vaia. Francesca da tempo rivolge la sua attenzione verso i più giovani, meritevoli di “ascolto”, da tempo scrive favole che diventano insegnamento anche per gli adulti, anche in questo suo primo romanzo mantiene il suo stile delicato, la storia d’amore fra Aldo e Bianca viene raccontata con pudore quasi manzoniano, a cui purtroppo la letteratura moderna ci ha disabituato. La condivisione di profondi valori come quelli evocati da Francesca Mussoi necessita di un contesto accogliente e Cencenighe sabato ha offerto uno spaccato della sua comunità generosa, perché essere montanari non è sinonimo di chiusura ma un privilegio da condividere
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