BELLUNO Nacque a Venezia, da genitori originari di Vallada. Ordinato Sacerdote si perfezionò negli studi e divenne un teologo insigne ed un canonico di larga fama. Nominato Vicario vescovile di Ceneda fu nel 1747 consacrato Vescovo di Feltre. Rinunciò più tardi al vescovado e si portò a Roma dove intendeva dedicarsi agli studi ma il suo desiderio non fu appagato perché fu presto eletto Arcivescovo di Nazianzo ‘in partibus’ (espressione usata per indicare i vescovi, oggi detti titolari, le cui diocesi erano puramente onorifiche e si trovavano in paesi occupati dal turchi – ndr. ). Morì nella Città eterna”. Così, lo storico Giuseppe Fontana sintetizza la figura di Giobattista Bortoli (1695-1776), inserita nel capitolo V “Figure storiche della Provincia” del suo libro “La Provincia di Belluno”, sussidio per lo studio dell’ambiente nelle Scuole elementari, stampato dalla Tipografia editrici “Panfilo Castaldi” di Feltre, nel settembre 1960. Dice di più il sito wikiwand.com, dove si può leggere: “Figlio di Cipriano Apollonio, conseguita la laurea in utroque iure, fu ordinato sacerdote nel 1718 e si dedicò allo studio del diritto canonico e della storia ecclesiastica. Nel 1723 venne creato canonico della Cattedrale di Ceneda. Nel 1728 diede alle stampe il De aequitate, opera di carattere giuridico che lo rese tanto celebre da meritarsi la seconda cattedra di diritto canonico all’Università di Padova (1731), venendo più tardi trasferito alla prima cattedra (1739). Nello stesso ateneo conseguì la laurea in teologia (1740), per divenire poi teologo del Vescovo di Ceneda. Successivamente fu nominato vicario generale della stessa diocesi. Il 21 dicembre 1747, a Roma, il cardinale Daniele Dolfin lo consacrò vescovo della Diocesi di Feltre”. Risulta che Bortoli riuscì a conciliare l’attività pastorale e gli studi, e nel 1749 diede alle stampe l’Institutiones iuris canonici, considerata la sua opera più significativa. Il volume mette in luce le posizioni filo-papali del Bortoli il quale ritiene del tutto privi di validità gli atti dei concili ecumenici non approvati dal pontefice. Ancora Wikiwand per sottolineare che: “Aspetti molto vicini a questi sono trattati nell’Apologia pro Honorio I Romano Pontefice, correlata da una dedica a papa Benedetto XIV. Nel testo il nostro polemizza contro i gallicani che tentavano di dimostrare la fallibilità del pontefice sulla base del Concilio di Costantinopoli III in cui Onorio I venne accusato di non aver perseguitato il monotelismo (Dottrina cristologica, diffusa nella Chiesa bizantina nel 7. Secolo – ndr.) con sufficiente zelo; l’autore, che cerca di salvare sia l’autorità del papa, sia quella del concilio, afferma che a cadere in errore furono i singoli vescovi, e non l’intera assemblea. Contro queste tesi, nel 1756 Domenico Antonio Baldassarri pubblicò un’Epistola apologetica pro patribus sextae synodi”. Nel 1757, a causa di alcune dispute con il capitolo di Feltre, Bortoli lasciò quella diocesi e si trasferì a Roma dove il 28 marzo dello stesso anno venne nominato arcivescovo titolare di Nazianzo (in Turchia, succedendo a Giovanni Maria Benzon: 11 settembre 1754 – 8 gennaio 1757, e precedendo Ottavio Boni: 18 luglio 1783 – 3 marzo 1808 – ndr.). Subito divenne segretario dei prelati votanti Sacra Visita apostolica ed esaminatore del clero… fu un simpatizzante degli scismatici di Utrecht ed è conosciuta la sua attività contro la Curia e i gesuiti; fu anche contrario a una condanna nei suoi confronti, ricordando come l’attività del ministro colpiva sì l’immunità e i beni ecclesiastici, ma non coinvolgeva la dottrina cattolica e, pertanto, dichiarò di non condividere l’applicazione della bolla In coena Domini contro di lui; un’azione intransigente, ricordò, avrebbe potuto portare a un grave scisma così come si era a su tempo consumato con la chiesa anglicana. Probabilmente, il presule originario della Valle del Biois sperava che la lotta contro i gesuiti potesse contribuire a rimuovere dalla Chiesa ogni interesse mondano, come emerge dal Parere di un illustre ecclesiastico sull’abolizione della Compagnia di Gesù da presentarsi al conclave nella morte di Clemente XIII, composto nel 1769 in collaborazione con altri frequentatori della Chiesa Nuova, ovvero Mario Compagnoni Marefoschi, Innocenzo Conti e Diomede Carafa di Columbrano. Nel 1769 fu nominato sigillatore della Penitenzieria Apostolica. Morì a Roma il 14 marzo 1776 all’età di 80 anni.
NELLE FOTO (Wikipedia): la cattedrale di Santa Maria Assunta di Ceneda dove operò Bortoli; quella di Feltre dove fu vescovo per un paio di lustri; la sede romana del suo ultimo incarico: cancelliere della Penitenzieria apostolica.