“Giampiccoli Marco Sebastiano (1706-1782. Nativo di Belluno. Incisore raffinato)”. Nella pubblicazione “Toponomastica di Belluno”, edita nel 1990, si spiega, telegraficamente l’intitolazione della via che Belluno ha dedicato all’artista in zona Baldenich: seconda trasversale sinistra della via Pellegrini. Prodigo di notizie è invece Giorgio Marini sul sito telematico del Dizionario biografico degli italiani: al volume 54 del 2000 spiega infatti che Giampiccoli, figlio dell’incisore Giuliano Marco e di Maddalena Bertola, nacque a Venezia il 18 luglio 1737 e qui fu battezzato il 21 dello stesso mese nella parrocchia di S. Antonino; in questa città il padre, originario di Belluno, e nipote del celebre pittore di paesaggi Marco Ricci, si era recato intorno al terzo decennio del Settecento, per perfezionare la tecnica di incisore, forse alla scuola di Giuseppe Wagner”. Ricorda poi che: “… fu a lungo identificato dalla letteratura non con uno dei figli di Giuliano, ma con suo fratello più giovane, Marco Antonio, nato a Belluno l’8 marzo 1706 e qui morto il 2 marzo 1782 (Alpago Novello, Succi, 1983). Si deve ad Enrico De Nard (1986) “in base ad una serie di riscontri documentari inoppugnabili, l’aver chiarito l’equivoco,facendo finalmente luce sull’identità di questo artista, ben distinta da quella dello zio Marco Antonio”. E anche se il definitivo chiarimento è del 1986, la pubblicazione del 1990 porta ancora l’indicazione della data di nascita nel 1706 che è invece quella dello zio del quale peraltro, non si hanno notizie oltre agli estremi biografici. Il nostro trascorse i primi anni tra Venezia e Belluno dove nacquero alcuni dei suoi fratelli e dove la famiglia si trasferì definitivamente a partire dal 1752. Marco Sebastiano apprese dal padre l’arte dell’incisione ed entrò in contatto con la stamperia Remondini di Bassano del Grappa dove il padre diresse la scuola d’incisione. In questo contesto, “Marchetto” veniva sovente utilizzato come “messo” tra la bottega paterna e gli editori vicentini. Nel 1759, alla morte di Giuliano, si trasferì a Venezia e nella città lagunare avviò un’attività calcografica come testimoniano le scritte che figurano in gran parte delle sue produzioni: “Extant Venetiis apud ipsum” o “Extant apud Giampiccoli”. Bisogna dirlo: la sua produzione artistica fu complessivamente “meno dotata e meno nota di quella paterna, ma resta fortemente connotata da un gusto topografico e vedutistico che ha pochi termini di confronto nella produzione incisoria della Serenissima, se non con le numerose stampe di padre Vincenzo Coronelli, alla fine del Seicento. Marco Sebastiano Giampiccoli fu come il padre esclusivamente incisore di traduzione ma svolse un’attività editoriale e commerciale più indipendente. Le sue numerose produzioni incisorie da vedute di artisti contemporanei – scrive ancora il Dizionario biografico – sono condotte in genere con una tecnica acquafortistica più corsiva rispetto a quella paterna: sono note soprattutto le serie di 42 ‘Vedute di Venezia’ da invenzioni di Antonio Canal, detto il Canaletto, Michele Marieschi ed altri, dedicate a patrizi veneti e spesso arricchite da raffinate cornici di gusto rococò incise da Pietro Antonio Novelli; quella di 24 ‘Prospetti di chiese veneziane” derivate da disegni dello stesso Giampiccoli, i cui rami furono acquistati all’inizio dell’Ottocento dall’editore Giovanni Maria Pedrali che li ristampò a ricordo dell’elezione al soglio pontificio, avvenuta a Venezia di Pio VII nel marzo del 1800; e, ancora, una serie di circa 50 vedute panoramiche delle principali città del Veneto e d’Italia incise ciascuna in coppia con la corrispondente rappresentazione della piazza principale di ogni città, con iscrizioni in latino, italiano e francese. Alcune di queste stampe furono cedute negli ultimi anni del secolo alla calcografia Remondini e ciò potrebbe essere un indizio, secondo De Nard, delle cattive condizioni economiche dell’artista di cui parla anche Moschini che lo dice ‘ridotto nella più squallida miseria’. Oltre a una fitta attività per l’illustrazione libraria, attorno al 1780 è documentata pure una sua breve stagione editoriale, in probabile collaborazione, per la stampa, con la tipografia bellunese Simone Tissi. Marco Sebastiano Giampiccoli morì a Venezia il 23 giugno 1809. E in proposito segnaliamo un’altra divergenza di date visto che la pubblicazione del comune di Belluno indica quella della scomparsa nel 1782. E’ perentoria anche la libera enciclopedia Wikipedia che sul proprio sito indica il 18 luglio 1737 per la nascita e il 23 giugno 1809 per la morte. In chiusura non possiamo non accennare, sempre traendo da Wikipedia, a Giuliano Marco Giampiccoli, padre di Marco Sebastiano: nacque a Belluno (in un’antica casata della borghesia locale, figlio di Girolamo e Livia Ricci, sorella del pittore Marco) il 3 maggio 1703 e vi morì il 10 dicembre 1759. La sua carriera fu chiaramente influenzata da questa illustre parentela tanto da renderlo il primo fra gli incisori della sua città e il tramite tra le botteghe veneziane di calcografia e la celebre stamperia Remondini di Bassano (pur gestendo la propria impresa editoriale). Nel gennaio 1732 sposò a Venezia Maddalena Bertola (probabilmente anch’essa bellunese per via materna); attorno al 1738 cominciò l’attività di incisore mentre verso il 1740 prese a dirigere la bottega incisoria dei Remondini senza peraltro spezzare il legame con Belluno dove, anzi, continuò a trascorrere periodi che tra l’altro coincisero con la nascita di alcuni figli; del 1751 il ritorno definitivo. Dal 1747 vi aveva aperto una propria tipografia, in seguito ceduta, almeno in parte, all’aiutante Simone Tissi. NELLE FOTO (Renato Bona, Wikipedia e Libreria antiquaria Gionnelli): la tabella col nome e la via intitolata dal comune di Belluno a Giampiccoli; opere dell’artista di origini bellunesi anche se nato a Venezia; lo storico Enrico De Nard che fra l’altro fece chiarezza nel 1986 sulla situazione anagrafica dei Giampiccoli.