“Incisore accuratissimo, conosciamo una quarantina di lavori fra cui una ‘Carta del Cadore (1856) nella ‘Storia del popolo Cadorino’ di suo fratello mons. Giuseppe”. Così lo storico Giovanni Fabbiani, nella sua “breve Storia del Cadore” che ha avuto varie edizioni a cura della Magnifica comunità del Cadore cita, nel libro dato alle stampe (Tipografia Piave di Belluno) nel 1997, nel capitolo dedicato ad artisti, scienziati, letterati e religiosi cadorini, Giorgio Ciani, nato a Domegge il 6 aprile 1812 e mancato ad Ogliano, nel coneglianese, 143 anni fa, il 14 gennaio 1877”.
Leggiamo sul sito della libera enciclopedia Wikipedia che: “Figlio di Giovanni e di Gasparina, si formò all’Accademia di Venezia dove nel 1839 ottenne il premio per l’incisione. Successivamente si trasferì ad Ogliano e vi trascorse il resto della propria esistenza lavorando alle moltissime commissioni”. La prima citazione sul suo conto è contenuta nelle note di Giannantonio Moschini sull’incisione veneziana. Una voce a lui dedicata è contenuta nel Thieme-Becker dove è però riportato come ‘Giovanni’, errore che ricorre anche in testi posteriori. La sua figura è stata delineata con più precisione nel corso del Novecento, grazie agli studi di Luigi Alpago Novello, Giovanni Fabbiani ed Alberto Alpago Novello”.
Dal punto di vista artistico è ricordato come “bulinista” (utilizzatore del bulino, sottile scalpello con punta in acciaio di cui ci si serve per particolari incisioni – ndr) estremamente preciso dal punto di vista tecnico, e forte di una buona situazione economica che non gli creava pressioni. Secondo alcuni critici furono “più scarse le sue qualità interpretative, ma va detto che è difficile esprimere questi aspetti attraverso l’incisione”
Dell’artista cadorino sono note piccole stampe di carattere devozionale con immagini della Madonna, del Sacro Cuore, del Crocifisso e di santi quali Antonio da Padova, Luigi Gonzaga, Giovanni della Croce, Teresa d’Avila, quasi sempre integrate con diciture e versetti. Venivano distribuite dai religiosi o nei santuari, tant’è che Fabbiani ha individuato molti rami del Ciani nel convento dei Cappuccini di Venezia. Dello stesso filone l’immagine-ricordo della prima comunione, basata su un disegno di Giovanni Battista Volpato, e ricordi di guarigioni e miracoli. A queste produzioni, si affiancano il Ritratto di Andrea Palladio, antiporta del volume ‘Memorie intorno la vita e le opere di Andrea Palladio’ di Antonio Magrini (dato alle stampe nel 1835), e il Monumento al Palladio eretto a Vicenza da Giuseppe De Fabris; entrambi derivano da opere di Giovanni Bellio. Vi sono poi il Ritratto di Clotilde Tambroni (bolognese, filologa, linguista e poetessa italiana), il Prospetto del seminario vescovile di Feltro (dal disegno dell’architetto Giuseppe Segusini), le illustrazioni per Il teatro Olimpico nuovamente descritto ed illustrato dall’abate Antonio Magrini (edito nel 1847) e quelle per la Storia del popolo cadorino scritta dal fratello Giuseppe Ciani (1866). “Di questi lavori – conclude Wikipedia – solo il Ritratto di Coltilde Tambroni possiede una certa consistenza formale che ne fa la migliore opera del Ciani il quale, per il resto, è considerato un artista piuttosto modesto. Un richiamo infine anche al sito treccani.it/enciclopedia che scrive fra l’altro: “Il Ciani è ricordato per la prima volta con il solo cognome nelle “Note sull’incisione veneziana” stese nel secolo XIX dal canonico veneziano G. Moschini; nel Thierne-Becker compare col nome di Giovanni, errore che viene mantenuto in testi posteriori. A dare al Ciani una figura ed un già rilevante catalogo di opere è L. Alpago Novello (1939) nel saggio sugli incisori bellunesi. Seguono i contributi di G. Fabbiani (1941. 1949) e di A. Alpago Novello, con aggiunte di notizie biografiche definite e di altre opere”.
Un giudizio critico conclusivo sullo stesso sito: “… Se il ‘Prospetto del seminario vescovile di Feltre’ è una scolastica ed inerte traduzione dal freddo disegno architettonico del feltrino Giuseppe Segusini, cui si deve lì edificio (1847), il ‘Ritratto di Clotilde Tambroni’ possiede anche una sua consistenza formale, e può considerarsi senza dubbio la migliore delle opere finora note di questo modesto incisore. Il ‘Monumento al Palladio (finora inedito: se ne conserva un esemplare al Museo di Bassano) è eseguito a contorno e al tratto nei modi diffusi dal gusto neoclassico e purista, probabilmente per aderire allo stile dell’autore del monumento stesso: esso integra il ‘ritratto’ del Palladio, in quanto fu eseguito, come questo, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Vicenza )1845)”.
NELLE FOTO (siti iconografiasgm.altervista, beweb.chiesacattolica, wikipedia): il rame inciso da Ciani con S. Hieronymi Aemiliani, ritratto dalla maschera mortuaria; la Madonna di Loreto dell’artista cadorino; Clotilde Tambroni che fu ritratta anche da Ciani; convento dei cappuccini di Venezia dove sono custoditi vari lavori di Cian