di Renato Bona
Proseguiamo la nostra ricognizione sui “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi” (titolo del libro dello scomparso maestro Mario De Nale, edito nell’agosto 1978 per i tipi della bellunese tipografia Piave, dal Centro sociale di educazione permanente di Tambre con l’Associazione emigranti bellunesi ed il sostengo della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno) alla scoperta (e troppo poche volte alla… riscoperta) di persone che hanno in qualche modo onorato la terra d’origine. Nell’occasione ci soffermiamo sulla figura di Giosuè Fagherazzi, ricordato come “Il poeta della galassia”. Era nato a Limana il 9 agosto 1901 da Giuseppe Angelo, classe 1860, e Giuseppina Bogo.Ultimati gli studi classici e teologici di cinque anni nel seminario di Feltre e di sette anni in quello Gregoriano di Belluno, venne ordinato sacerdote i l 9 luglio 1927; cappellano a Pieve di Zoldo dal 1927 al 1929 e a Cadola di Ponte nelle Alpi dal 1930 al 1931, fu nominato parroco di Frassenè Agordino per un lungo periodo: dal 1931 al 1963. Qui dedicò grande impegno alla realizzazione della nuova chiesa, che fu poi ultimata dall’altrettanto bravo don Giovanni Luchetta. Proprio per la “sua” chiesa scrisse numerose opere dedicate ad amici e conoscenti dai quali riceveva preziosi contributi. Si dice che proprio “l’ansia di portare a termine i lavori che, appunto per mancanza di fondi, andavano a rilento, fu la causa della sua immatura morte avvenuta a Belluno, nella casa di riposo di Cavarzano, il 26 dicembre 1964, e la sua salma fu tumulata nel paese natio”. Mario De Nale ricordava che “Gli imponenti funerali svoltisi a spese del Comune, furono una prova indelebile della grande stima e del grande affetto che il popolo nutriva per il benemerito sacerdote, ed anche un’occasione propizia per raccogliere offerte per l’altare maggiore della nuova chiesa, quell’altare che don Giosuè aveva sognato maestoso nei marmi più belli per luccicare come un prezioso metallo”. E’in omaggio alla bontà di Fagherazzi e per i sacrifici cui è andato incontro nei lunghi anni di apostolato che, nel tredicesimo anniversario della scomparsa, il 13 dicembre 1977, nella parrocchiale di Frassenè gremita di valligiani, amici, parenti, estimatori ed autorità si svolse una solenne cerimonia culminata con lo scoprimento di un suo busto realizzato dallo scultore bellunese Franco Fiabane “perché così la sua immagine, sempre presente, possa esternarne gli indimenticabili grandi meriti”. Don Giosuè Fagherazzi personaggio illustre dell’Alpago e Ponte nelle Alpi? Sì, non solo per avervi dimorato durante il periodo in cui era cappellano, ma anche come discendente di una stirpe originaria della conca alpagota in quanto, secondo alcuni testimoni di Irrighe dove il nostro – ancora oggi ricordato come “prete santo” e “apostolo dei bambini”- si recava spesso per trascorrere qualche ora in compagnia dei laboriosi montanari del villaggio; egli stesso affermava di andare volentieri “nel paese da dove provengono i miei antenati” (dall’albero genealogico della famiglia risulta essere Antonio Fagherazzi l’antenato proveniente da Irrighe). E veniamo al Fagherazzi “buon poeta e romanziere di periferia il quale, senza bisogno di maestri, con la sua semplice e scorrevole, ma pur sempre bella rima, ha saputo rievocare le bellezze del creato e cantare i sentimenti umani e pii e gli alti ideali patrii, come ‘l’amore’ al dovere e ‘il sublime’ dell’eroismo”. L’autore del libro citava anche il tentativo, peraltro non riuscito, di don Giosuè di avventurarsi nel dipingere: fra l’altro realizzò per il fratello Romano il “Ritratto di mia madre”. Così come la passione per i viaggi che contribuirono “a tener aperta la vena e desto il suo canto che col passare degli anni si faceva sempre più’solenne’”. Fra le opere più note di Fagherazzi: “Ararat”, elegia armena che fu tradotta in 28 lingue , uscito dalla tipografia poliglotta di Venezia nel 1944, ma soprattutto “Galassia”, stampato dall’Istituto veneto di arti grafiche di Belluno: “un carme sidereo di 843 versi in terzine dantesche divise in tre canti nei quali il poeta, traendo lo spunto da un viaggio immaginario dalla terra al cielo e alle nebulose, canta il sistema solare con tutte le sue meraviglie, dimostrando insieme il grande quadro culturale di cui era dotato nel campo dell’astronomia. La poesia, che è pura fantasia, rivela la forza della voce del poeta e studioso, il quale nelle pregevoli terzine e nel festoso verso ha voluto dimostrare che sapeva vederci più chiaro di tanti altri”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Mario De Nale): la copertina di”Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi”; il sacerdote-poeta; don Giosuè Fagherazzi con giovani parrocchiani; il busto di don Giosuè che lo scultore bellunese Franco Fiabane ha realizzato per la parrocchiale di Frassenè; particolare di una cartolina con la vecchia chiesa parrocchiale; interno della parrocchiale nuova, fortemente voluta da Fagherazzi.