CENCENIGHE Agordina di Cencenighe, quindi vissuta a Cortina e infine trasferitasi in quel di Ponte nelle Alpi, la scomparsa Giovanna Orzes Costa, pubblicista dal 1958 e corrispondente dei quotidiani Il piccolo di Trieste,Il Secolo d’Italia di Roma, Alto Adige di Bolzano e dell’Agenzia Italia (oltre che collaboratrice del bellunese “L’Amico del Popolo”, di Cortina e di Settegi Dolomiti; tra i fondatori del Circolo della stampa di Cortina del quale è stata vice presidente) vantava anche una vasta produzione letteraria (primo volume di narrativa “Piccola storia di un uragano”, Padova 1977) che le è valsa diversi ambiti riconoscimenti anche a livello nazionale Chi stende queste note ha avuto il piacere di esserle stato amico e, in tale veste, di aver ricevuto in dono due sue pubblicazioni: “Le trovate di ‘Ugo Agnel’” e “Tempi di primavera”. La prima, stampata nel giugno 1995 dalla Dbs di Rasai di Seren del Grappa, è una rubrichetta umoristica di 40 pagine, con appendice di Laura Bernardi; la seconda un libro vero e proprio dedicato a Cencenighe Agordino, corredato da belle illustrazioni di Giuliano De Rocco, stampato sempre 25 anni fa dalla stessa Dbs, in cui l’autrice – avvalendosi della collaborazione di Francesca Adami, Anna Cella Fardin, don Costantino De Martin Polo, Candido Fontanive, Giovanna Fontanive Ongaro, don Sergio Manfroi, Ietta Orzes De Biasio e don Floriano Pellegrini – propone una serie di “Storie vere delle Dolomiti”. Che avevano ottenuto l’apprezzamento dell’allora presidente della Comunità montana agordina, Elio Daurù. Per la collega giornalista Giovanna Mariotti, altro autentico personaggio cortinese, “Giovanna Orzes Costa ha raccolto in questo volume ricordi di giorni lontani, quadri di vita del suo Agordino, momenti essenziali, rimasti nella mente con nitidezza fotografica. Li ha riordinati con lo spirito del tempo, la sottile ironia di cui erano pervasi, con genuina semplicità e arricchiti con pregevoli illustrazioni dell’artista Giuliano De Rocco”. Ed in presentazione ha aggiunto che ne sono sortiti racconti reali che fanno del volume “un atto d’amore per la terra d’origine, una riscoperta delle radici in età matura, la volontà di lasciare una traccia di un mondo che è stato e non tornerà più, e, appunto per questo, deve continuare a vivere, se non altro tra le pagine di un libro”. Un altro amico della nostra Giovanna, Serafino De Lorenzo, cadorino di Nebbiù, nell’introduzione evidenza fra l’altro come “Il posto d’onore, Giovanna l’ha voluto dare, naturalmente ai suoi familiari. Dice tra l’altro del padre, artigiano meccanico e della bottega in cui lavorava e par di udire i colpi ritmici e sonori del maglio sull’incudine e il brusio del tornio e par anche di vedere uscire dalle mani del genitore attrezi rimessi a nuovo con sapienti saldature. Provate a trovare oggi chi sappia saldare l’acciaio come si faceva allora, quando non si aveva né la fiamma né la saldatrice elettrica! Son anche descritti personaggi caratteristici di Cencenighe, di quelli che si trovano in ogni paese, aventi in più, parricolare predilezione per l’’ombretta’ (il bicchiere di vino – ndr.). Li si indovina, questi personaggi, nel loro lato debole, anche se l’autrice si limita a raccontarne le avventure; come accadde per esempio all’affossatore comunale affamato che, scavando una buca nel cimitero, finì per addormentarvisi dentro. Il libro tratta anche delle persone importanti del paese, del medico fra gli altri, che avendo indossato d’estate una giacca bianca, venne scambiato da un villeggiante in arrivo per garzone d’albergo…”. Ed ora soffermiamoci brevemente sulle trovate di “Ugo Agnel”che altri non era che Ugo Bernardi “Agnel” nato a Cortina il 15 giugno 1904 dove morì il 30 gennaio 1986 (Figlio di Eugenio e di Caterina Demenego “Kaiser” era il terzo tra i fratelli: Elisa, Luigi, Rinaldo, Marino, Gilma ed Amelia. Si sposò il 24 maggio 1938 con Angelina Zambelli “Papuzza”ed ha avuto 4 figli: Luciano, Laura, Paolo e Silvio). L’amicizia che legava l’autrice ad Ugo Bernardi – è ancora Giovanna Mariotti a ricordarlo – la sollecitò a raccontare le simpatiche ed argute conversazioni che sosteneva quasi quotidianamente con quell’uomo di grande spirito”. Perché “Ugo era un personaggio della valle d’Ampezzo. In ogni avvenimento sapeva scoprire il lato ironico, che sottolineava con estrema semplicità, della vita riusciva a cogliere l’aspetto migliore con uno smagliante sorriso”. Come in questa “trovata” che apre la serie proposta dalla Orzes Costa: “Scusatemi Ugo se vi chiedo, per favore, avete l’ora? “Sì, Signora, ho l’ora!”. Grazie tante, Ugo! “Di nulla”. Ora che ci penso, se avete l’ora, potreste dirmela? “Con piacere”. Ma che ora è? “Meno dieci”. Meno dieci a che cosa? “Meno dieci a che cosa? Non lo so. Ho perduto la lancetta più piccola dell’orologio. Sì, insomma, fra dieci minuti sarà l’ora in punto. Proprio così. Questo è l’importante. Suvvia! Non bisogna chiedere l’impossibile! Non si deve esigere più di quanto si può avere!”. Buondì Ugo e grazie. “Buondi, signora e… prego”.
NELLE FOTO (riproduzioni dai due testi citati): la scomparsa pubblicista e scrittrice Giovanna Orzes Costa; la copertina di “Le trovate di ‘Ugo Agnel’”; il protagonista Ugo Bernardi; copertina del libro dedicato a Cencenighe Agordino “Tempi di primavera”; foto di gruppo per fine anno scolastico di una quarta elementare di Cencenighe; “El Biois” visto da Giuliano De Rocco che ha illustrato il libro; omaggio ai Caduti cencenighesi; copertine di “Piuma azzurra” e di “Gente di Cortina” della stessa autrice.