di RENATO BONA
Un personaggio del mondo della cultura quale è l’amico Bepi Pellegrinon e l’allora sindaco di Alleghe Floriano Pra lo hanno definito “pioniere” della fotografia dolomitica. Si riferivano, nelle rispettive presentazioni sul catalogo, a Giovanni Avi, nato il 15 novembre del 1868 a Sopracordevole di Rocca Pietore, nell’Alto Agordino, e mancato ottantenne, nel 1848. Ad Avi infatti era stata dedicata nell’estate del 1988 una mostra ospitata ad Alleghe dove il nostro visse ed operò, rassegna che fu realizzata per merito, fra gli altri, di Emilio Pollazzon, il quale, per dirla con Floriano Pra, “seguendo le orme del padre Ceci, si dedica con passione alla cultura, alla storia e alle tradizioni della nostra Comunità” ed ha contribuito in modo determinate con la mostra e il catalogo che propone una cinquantina di splendide immagini, alla riscoperta e valorizzazione del “pioniere Avi” “rimasto troppo a lungo e ingiustamente nel dimenticatoio. E dunque – concludeva il primo cittadino di Alleghe ringraziando pubblicamente Giovanni Avi – “se oggi Alleghe è un centro di così forte richiamo turistico, lo dobbiamo anche a chi come lui, in epoca lontana e in condizioni difficili, attraverso l’immagine fotografica ha fatto conoscere a una ‘platea’ più vasta, le incomparabili bellezze naturali del nostro paese”. La figura di Avi è stata esposta da Bepi Pellegrinon il quale ha richiamato dieci anni di ricerche e le fasi dello sviluppo della fotografia e dato atto della preziosa attività di Pollazzon “grazie al quale e alla mostra-rivelazione dell’estate 1988 uno squarcio si è aperto anche su Giovanni Avi, primo fotografo ad esercitare l’arte in Val Cordevole assieme al Pocchiesa di Selva di Cadore, e la cui attività sarebbe iniziata verso il 1895, all’ìndomani dell’incendio di Caprile, dalle cui rovine sorse anche il primo ‘studio’ utilizzato soprattutto per i ritratti”. Ed è probabile – aggiungeva – che la scelta autodidatta abbia preso lo spunto dallo sviluppo di Caprile e dalla sua notevole importanza strategica nell’ambito del turismo fra il 1879 e lo scoppio della prima guerra mondiale, dalla necessità quindi di dotare di un laboratorio fotografico l’importante crocicchio di vallate che scendono dai valichi dolomitici e che gode di una centralità rispetto a due montagne fra le più famose e celebrate; la Marmolada e la Civetta, superbe scogliere dolomitiche di affascinante attrazione che assieme al poco più che centenario Lago di Alleghe sono i primi monumenti naturalistici che l’obiettivo del fotografo fermerà per sempre nei suoi più disparati aspetti”. Ancora Pellegrinon: “Cogliere la realtà per introdurla nell’archivio polveroso della storia sembra essere il leit-motive della ventennale attività del fotografo dell’Alto Agordino, nel frattempo trasferitosi ad Alleghe”. L’autore del testo, che per l’occasione è stato anche l’editore con la sua Nuovi Sentieri, torna sulla figura di un “genius loci” alleghese, Emilio Pollazzon, “che dal padre Cesare, famosa guida alpina del ‘Regno del sesto grado’, ha appreso un valore fondamentale della vita, il culto della propria gente e della propria terra, la riscoperta di un altro soggetto, figura minore forse, ma non indegno di un certo rilievo quando si scriverà la storia della fotografia dolomitica” – ed aggiunge altre notizie su Avi che nei difficili anni del 1944-45 fu anche commissario prefettizio di Alleghe: la conclusione della sua esperienza, avvenuta con lo scoppio del primo conflitto mondiale e non ripresa nel dopoguerra per un cambio di indirizzo commerciale; la costruzione di un archivio di immagini di notevole importanza con fotografie nelle quali “cogliamo i contorni di grande passione, competenza, estro e poesia” e concludeva: “Egli può essere considerato un pioniere marginale dell’industria della vacanza in montagna, ma anche insostituibile testimone, raffinato e bonario, di un’epoca. Studioso a modo suo ed autore di una storia che parla il linguaggio suggestivo, toccante delle immagini”. Le riproduzioni delle foto che proponiamo (una difficile selezione fra quelle che sono state utilizzate per il catalogo) si apre con quella di copertina che propone Ru de porta, Alto Cordevole, prosegue con la figura di Giovanni Avi e quindi della sua macchina fotografica; seguono: panorama di Caprile; Alleghe col suo lago ed il monte Fernazza; Alleghe: Mulini; Masarè: l’albergo Monte Civetta; il Rifugio Coldai; uno scorcio di Selva Bellunese; Santa Fosca e il monte Pelmo; panoramica di Sottuguda; i famosi Serrai; l’albergo Malga Sotciapèla col Sasso Bianco; bella veduta panoramica di Cencenighe; primo piano del centro di Forno di Canale, oggi Canale d’Agordo.
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