BELLUNO Gli storici Paolo Conte e Marco Perale nel loro libro “90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire” (edito da L’Amico del Popolo di Belluno nel 1999 per i tipi della tipografia Piave), illustrano anche la figura dell’abate Giovanni Battista Bilesimo, che nel titolo definiscono “consultore teologo a Venezia” e nel sottotitolo ricordano essere: “Nato da una famiglia che si era arricchita con il traffico del legname, fu insegnante all’università di Padova. Esperto giurista, dal 1769 alla caduta di Venezia ricoprì un delicato incarico per la Repubblica”. Si tratta di quello di “consultore de iure” per consigliare il Doge ed altre autorità prima che decidessero su delicati argomenti, soprattutto riguardanti il diritto canonico ed ecclesiastico, i rapporti tra stato e chiesa, le controversie con la Santa Sede, feudi e confini. Tra i pochi privilegiati cui tale incarico venne affidato c’è, appunto, Bilesimo, figlio di Giovanni Maria e di Margherita Mengotti, zia di Francesco (economista e fisico, nato a Fonzaso nel 1749 e mancato a Milano nel 1830; presidente dell’amministrazione finanziaria delle province venete (1806) e della Romagna (1808) che Napoleone nominò senatore del Regno italico (1809) e conte (1810); ebbe incarichi anche sotto la Restaurazione). Giovanni Battista Bilesimo nacque a Fonzaso, nel basso Feltrino, l’8 novembre 1715. Il 27 ottobre 1731 intraprese gli studi superiori nel seminario di Padova e a soli 22 anni gli fu conferito l’incarico di docente di filosofia dei chierici e fu iscritto nel collegio dei teologi. Si trasferì in seguito a Venezia e fu istitutore in varie famiglie della locale aristocrazia, continuando tuttavia ad approfondire gli studi giuridici tanto che nel 1756 l’ateneo patavino gli affido per sei anni la cattedra di diritto feudale e poi anche quella di diritto naturale. Nel marzo 1769, ormai noto personaggio di vaste conoscenze ed autorevolezza di giudizio, fu eletto dal senato veneziano “consultore de iure”.
Venuta meno la Repubblica di Venezia con l’arrivo il 12 maggio 1797 dei soldati di Napoleone, Giovanni Battista Bilesimo si ritirò nella casa della parrocchia di S. Provolo dove l’8 gennaio1799 morì dopo un mese di malattia, per complicazioni bronchiali. La libera enciclopedia Wikipedia ricorda che il nostro insegnò anche nel seminario di Feltre, prima di trasferirsi a Venezia come istruttore privato della famiglia Emo, compreso Angelo Emo (futuro ammiraglio della Serenissima il quale riportò nel 1769 l’ultima grande vittoria della Serenissima sulle flotte barbaresche) e il 10 marzo 1789 i suoi meriti culturali gli valsero l’aggregazione al Consiglio nobile di Feltre con i membri della sua famiglia. Fernanda Torcellan Ginolino, nel volume 10, anno 1968, del Dizionario biografico degli italiani citato sul sito treccani.it/enciclopedia sottolinea fra l’altro che Bilesimo “…fu molto attivo nella sua opera di consultore di cui ci rimangono numerosi pareri e memorie di argomento giurisdizionalistico. Alcune di queste ultime si trovano raccolte nella ‘Collezione di scritture di regia giurisdizione’ e tra esse merita segnalazione la ‘Scrittura sopra le decime degli ecclesiastici, Firenze 1772; altre, inedite, sono conservate presso l’Archivio di Stato di Venezia, ‘Consultori in iure, e ‘Riformatori allo studio di Padova’”. Torniamo agli storici Conte-Perale perché nel loro libro richiamano il fatto che “Pur impegnato su più fronti, Bilesimo non trascurò di mantenere i rapporti con i familiari e la terra natale (sia Fonzaso che Feltre gli hanno intitolato una via – ndr.). Lo dimostra, ad esempio, l’accorata lettera firmata assieme al fratello Zaccaria e inviata nel marzo 1789 al Maggior Consiglio di Feltre per chiedere l’iscrizione nel libro d’oro della nobiltà cittadina. A sostenere la petizione provvide il conte Agostino Pasole che nel suo discorso definì un po’ pomposamente l’abate Bilesimo uomo sicuramente dotato di ‘raro talento, e con una profonda cognizion in tutte le scienze se rese l’oggetto d’amministrazion non solo l’Italia tutta, ma ancora de estere lontane Nazionì’. I due furono accolti non solo per i loro meriti, ma anche perché sborsarono – specialmente Zaccaria – una congrua quantità di ducati”.
NELLE FOTO (riproduzione dal libro “90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire” di Conte-Perale e Wikipedia): Piazza Nogarè-Bilesimo a Fonzaso in una cartolina del 1916; l’ammiraglio Angelo Emo del quale Bilesimo fu istruttore privato; panoramica di Fonzaso; gli storici Paolo Conte e Marco Perale.