Nato 200 anni fa, il 13 maggio 1819, da Giovanni ed Elena Tremonti
Duecento anni fa, era giovedì 13 maggio 1819, ricorrenza di santa Emma, nasceva a Lorenzago di Cadore Giovanni De Donà (figlio di Fortunato e di Elena Tremonti) che sarebbe divenuto un presbitero quindi patriota e letterato. Venne a mancare a Belluno venerdì 7 novembre del 1890. Non risultano iniziative per ricordare il personaggio del quale si sono occupati, in vari periodi, fra gli altri: Luigi Alpago Novello, Giovanni Fabbiani, Antonio Bertagnin, Paolo Conte, Marco Perale, Giuseppe Capraro, Augusto De Bettin, Bruno De Donà, Giovanni De Donà, Walter Musizza, Francesco Pellegrini, Marcello Rosina, Francesco Sandoni, Giulio Cesare Zimolo. Nel paese natale, una lapide ricorda Monsignor Giovanni De Donà nella cappella del cimitero vecchio di Lorenzago di Cadore dove è stato tumulato. Il sito Cathopedia.org ne sintetizza così la figura: “… Monsignor De Donà è noto anche per lo studio delle carte del Capitolo della Cattedrale di Belluno. Inoltre, la sua fusione di letterato e storico, gli offrì la possibilità di illustrare taluni aspetti della storiografia bellunese, al cui contributo legò la sua traduzione dal latino della “Cronaca Bellunese” (1383-1412) del canonico Clemente Miari. A ciò si aggiunse l’attività di ricerca tendente alla ricostruzione genealogica delle più antiche famiglie bellunesi e cadorine”. Ed ecco come viene ricordato dalla libera enciclopedia Wikipedia: “Nato in una famiglia di possidenti a Lorenzago di Cadore, compiuti gli studi a Padova e Udine, celebrò la prima messa il 26 maggio 1844 (e prese servizio quale cooperatore a Pieve di Cadore – ndr.). Professore nel Seminario di Belluno, ne fu elevato alla carica di rettore dal 1854 in poi. Tuttavia per le sue posizioni liberali, fermamente professate, fu perseguito e rimosso dall’incarico venendo sostituito da don Domenico Poclener, persona di sentimenti filo-austriaci. Dal 1861 canonico della Cattedrale, venne poi richiamato alla carica di rettore del Seminario di Belluno dopo la morte del vescovo Giovanni Renier. Presidente eletto della Accademia letteraria degli Anistamici fu assiduo ricercatore di documenti riguardanti il Cadore, larga parte di questo materiale, rimasta manoscritta e raccolta in volumi è tuttora custodita presso la Biblioteca Storica Cadorina di Vigo di Cadore. Fu anche paleografo e latinista”. E prosegue: “Nel 1848, nel corso dei moti rivoluzionari contro il dominio austriaco guidati da Pier Fortunato Calvi, fu attivo incitando con il consiglio e la parola i cadorini a mobilitarsi nella resistenza contro la dominazione straniera. La sua rimozione dal suo ufficio di rettore del Seminario Gregoriano di Belluno si inquadrava nel tentativo austriaco di liberarsi di uno scomodo personaggio per il quale rimasero tuttavia aperte le porte dei circoli culturali e delle associazioni benemerite bellunesi. Il suo impegno civile lo portò alla ventennale direzione della locale Congregazione di Carità. Nel corso dei successivi avvenimenti legati al 1866, il suo nome venne indicato quale membro del governo provvisorio a Belluno in quanto ‘uomo di mente e sentimenti patriottici’. Gli ultimi anni della sua vita furono allietati dal coronamento del sogno dell’unità nazionale. Tuttavia rimaneva oggetto di profonda diffidenza da parte dell’ambiente clericale per il quale rimaneva un liberale. Monsignor De Donà è noto anche per lo studio delle carte del Capitolo della Cattedrale di Belluno. Inoltre, la sua fusione di letterato e storico, gli offrì la possibilità di illustrare taluni aspetti della storiografia bellunese, al cui contributo legò la sua traduzione dal latino della “Cronaca Bellunese” (1383-1412) del canonico Clemente Miari. A ciò si aggiunse l’attività di ricerca tendente alla ricostruzione genealogica delle più antiche famiglie bellunesi e cadorine”.
NELLE FOTO (Wikipedia e Flickr): monsignor Giovanni De Donà ritratto da Tommaso Da Rin; il cimitero vecchio di Lorenzago di Cadore e la lapide che nella cappella ricorda De Donà.