GIOVANNI MARCHIORI SCULTORE ED INTAGLIATORE DI CAVIOLA
di RENATO BONA
FALCADE Duecentoquaranta anni fa, il 2 gennaio 1778, mancava a Treviso, all’età di 82 anni, lo scultore ed intagliatore bellunese Giovanni Marchiori, che era nato a Caviola, nella Valle del Biois, il 30 marzo 1696, figlio di Marchioro e di Maria Maddalena Fent. La sua attività – come ricorda l’enciclopedia libera Wikipedia – “è attestata per la prima volta in un contratto del 17 novembre 1708 con il quale iniziava l’apprendistato presso l’intagliatore veneziano Giuseppe Fanoli. Lo stesso documento smentisce quanto sostenuto dalla letteratura ottocentesca, e cioè che il Marchiori fosse stato allievo del celebre Andrea Brustolon”. La sua prima opera fu, secondo una tradizione consolidata, un cassettone per la sagrestia della chiesa di Caviola, realizzato attorno al 1715. Poco più tardi realizzò e firmò un busto ligneo di Adone. Altri documenti attestano che nel 1725 era titolare di una propria bottega a Venezia e iscritto al collegio degli scultori. Il primo lavoro di rilievo è stato un angelo ligneo purtroppo andato perduto, che era destinato al campanile di San Giorgio Maggiore (1727), cui seguirono le decorazioni per due imbarcazioni destinate al trasporto del doge (decise dal Senato nel 1733). Al 1737 risalgono i primi lavori in marmo per le chiese di San Servolo e di San Sebastiano, e per la parrocchiale di Buie in Istria. Fra le numerose opere di Giovanni Marchiori ricorderemo quelle ospitate nella veneziana San Rocco: le statue firmate di San Pietro Orseolo e San Gherardo Sagredo poste sulla facciata; all’interno, nelle nicchie sulla controfacciata, statue di Davide con la testa di Golia e Santa Cecilia; nella cappella a destra della maggiore lunetta marmorea del 1743 San Rocco in gloria, già sulla facciata. Nella sacrestia della chiesa di San Simeon Piccolo: Crocifisso in marmo a lui attribuito; nell’antisacrestia, sopra il lavabo, piccolo rilievo, La probatica piscina , con in basso il ritratto dell’autore. Chiesa di San Geremia e Santa Lucia: Vergine tra San Francesco di Sales e San Giovanni Nepomuceno. Nella Scuola Grande di San Rocco: dossali intagliati nel legno con 24 “Storie di San Rocco”. Ancora: nell’altare di Santa Maria della Visitazione i Santi Pietro e Marco evangelista. Da Venezia a Treviso: nella chiesa di Santa Maria Maddalena, sull’altare maggiore, le statue della Fede e della Speranza, nella sagrestia il Redentore. Nei Musei civici di Santa Caterina “Testa di Flora”; a Rovigo, nella Chiesa dei Santi Francesco e Giustina: al terzo altare destro la statua marmorea raffigurante “San Lorenzo martire”. A Ferrara, nell’ingresso della cattedrale di San Giorgio: statue monumentali dei patroni San Giorgio e San Maurelio vescovo, del 1746; nella pieve della Beata Vergine Immacolata di Strigno, altare destro, una “Pietà” in marmo; a Monaco di Baviera, nel giardino del Castello di Nymphenburg due sculture del 1765 con Cibele e Saturno; ancora in Germania, nella chiesa di St. Marien a Karlshorst (un tempo nella St-Hedwigs-Kathedrale): il gruppo scultoreo “Noli me tangere” del 1750; a Monselice, Pieve di Santa Giustina, tre bassorilievi con la vita di sant’Agostino; a San Trovaso, antica chiesa parrocchiale, altare marmoreo con tabernacolo e due angeli. Al paese d’origine, Falcade, chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano: un crocifisso ligneo. Il sito scuolagrandesanrocco.org a sua volta scrive fra l’altro che in San Rocco, “Lungo tutto il perimetro del presbiterio della Sala Capitolare, gli sportelli degli armadi settecenteschi, che contenevano un tempo libri e documenti della Scuola, presentano una serie di ventiquattro splendidi bassorilievi realizzati da Giovanni Marchiori tra il 1741 e il 1743, una delle sue prove più alte come scultore in legno. In quelli ad anta singola sono rappresentate figure allegoriche (Fede, Speranza, Carità e Religione), mentre in quelli a doppia anta sono narrati fatti della vita di San Rocco, concepiti come esempio di un’esistenza illuminata dalla fede e improntata alla carità verso il prossimo e resi dallo scultore con grande capacità narrativa ed efficacia realistica nella descrizione di ambienti e personaggi”. Da ultimo non possiamo non citare lo storico prof. don Ferdinando Tamis del quale il sito digilander ospita un servizio sulla Parrocchia di Falcade in cui fra l’altro specifica: “… ignoriamo l’anno preciso in cui fu costruita la chiesa di Falcade, come pure il motivo che ha spinto gli abitanti a dedicare il piccolo tempio ai Ss. Fabiano e Sebastiano; ma crediamo di non sbagliare affermando che fu in seguito a un voto per scongiurare il pericolo di un’epidemia. La chiesa venne consacrata tra il 1471 e il 1488 dal vescovo di Belluno, Pietro Barozzi: l’ anniversario della dedicazione si celebrava il 29 luglio. L’ altare venne riconsacrato nel 1497 (25 agosto) dal vescovo Bernardo Rossi”. Ed il pubblicista e scrittore Gism Dario Fontanive che sul libricino “Falcade e l’alta Val Biois”, stampato nel 1993 per Edizioni turismo veneto, elencando i personaggi illustri e gli artisti falcadini cita: Augusto Murer, don Francesco Pellegrini, Bartolomeo Zander, Gianmaria Pellegrini, don Pietro Follador, padre Felice Maria Cappello, i contemporanei Dante Moro e Franco Murer e, appunto, Giovanni Marchiori “uno dei massimi scultori della scuola veneta del ‘700”, rammentando che “Delle sue opere in Val Biois si conservano un crocifisso nella chiesa di Falcade Alto, due armadi finemente intagliati nella chiesa di Caviola e il San Giovanni Battista della fonte battesimale nella chiesa di Canale d’Agordo”.
NELLE FOTO (Dario Fontanive e Wikipedia): opere di Giovanni Marchiori a Monaco di Baviera, Venezia San Rocco, e nelle chiese di Falcade e Canale d’Agordo.