di RENATO BONA
Torniamo volentieri sulla storia della ferrovia in ambito provinciale, avendo per “guida” il pregevole volume “Belluno. La crisi dei vagoni”, opera di Marcello Rosina (il quale in apertura ricorda fra l’altro che: “La pubblica attesa di una strada ferrata in provincia di Belluno risale al 1838 ed il primo a proporre quest’idea fu don Natale Talamini”. Corredato da belle immagini datate della collezione di Benito Pagnussat, il libro è stato stampato nell’agosto 1998 per i tipi della tipografia Tiziano di Pieve di Cadore. Lo facciamo dopo che il presidente della Provincia, Roberto Padrin, in vista della riunione del consiglio provinciale fissata per martedì a Valle di Cadore per fare il punto sul progetto del “Treno delle Dolomiti” ed il protocollo d’intesa con la Regione e Rfi, ha dichiarato ad Irene Aliprandi de Il Corriere delle Alpi che “per i bellunesi l’obiettivo più impellente è quello di raggiungere Venezia e Padova con un collegamento il più veloce possibile e quindi potenziando ulteriormente le linee, oltre al lavoro sull’elettrificazione” non trascurando, anzi, il collegamento a nord con una linea in grado di guardare all’Europa. A poco meno di duecento anni dall’accennata “pubblica attesa”, quella della ferrovia in generale resta dunque una questione al centro del dibattito pubblico, delle aspettative dei bellunesi, dell’impegno degli amministratori. Oggi, per la parte storica, ci occupiamo della Belluno-Longarone, primo tratto della Belluno-Cadore, che venne inaugurata l’8 agosto 1912. Rosina esordisce in questo capitolo richiamando il fatto che: “Belluno divenuto capolinea, mantenne il titolo per ben 27 anni e durante tutto questo tempo parve impossibile la congiunzione ferroviaria con il Cadore”. Ma… “Un Comitato si formò nel 1904 e, non avendo voluto approfittare della ‘legge Bertolini’, dovette accettare le offerte dell’impresa del colonnello Conti Vecchi, il quale fece costruire la linea (soltanto fino a Longarone) che venne inaugurata l’8 agosto 1912 (era di giovedì, giorno di san Domenico – ndr.). Ma la strada per il Cadore era stata aperta”. E partiva dalla stazione di Belluno che a dire il vero è severamente giudicata quando si legge: “E’ assolutamente inadeguata ai bisogni, di stile burocratico, è rimpicciolita ancora da pensiline e tettoie e da un palazzo grandioso di stile moderno, fabbricatole accanto dai fratelli Coletti. E’ a un solo piano, con una meschina casuccia a due piani nel centro, indegna di una città capoluogo di provincia e capolinea, insufficiente al traffico…”. Meglio spostarsi a Ponte nelle Alpi dove “prima della stazione si vede il castello Bortoluzzi, ricca villa in stile medioevale che maestosa ed elegante sovrasta il caseggiato di Ponte nelle Alpi (già Capo di Ponte)”. Le stazioni della nuova linea – viene ricordato – sono tutte di identico tipo svizzero, leggere ed eleganti, così pure i caselli sono sufficientemente comodi e capaci. Dalla stazione “si gode la veduta panoramica della vallata fino a Belluno che emerge sullo sfondo luminoso”. Detto che questa stazione serve anche – in attesa della progettata Vittorio Veneto-Ponte nelle Alpi – gli abitanti della “industre regione dell’Alpago (5 comuni con oltre 7 mila abitanti) ricca di boschi, di splendidi panorami e allietata dal poetico lago di Santa Croce – si da spazio al tratto Faè-Fortogna-Longarone: “… La linea prosegue sempre sopra la nazionale e il Piave azzurro che scorre ancora in un largo letto di candida ghiaia. Dopo due gallerie attraversa il ponte metallico sul Maè e si vede l’altro ponte in ferro della nazionale, che si trova in linea diagonale al di sotto. Quindi si prosegue per l’altra e più lunga galleria, che ti porta subito alla stazione di Longarone”. Dopo una acuta descrizione della realtà longaronese dell’epoca nei vari aspetti, viene ricordato che “La stazione si trova proprio al di sotto del piazzale su cui si erge il busto del patriota Jacopo Tasso, che a longarone ebbe i natali, a Belluno per lunghi anni abitò, esercitò la professione di avvocato e colà fu arrestato dalla sbirraglia austriaca sotto l’imputazione di procacciare difensori alla difesa di Venezia. Non valsero le preghiere della moglie, di influenti personaggi, di un venerando vescovo: la inesorabile aquila bicipite volle la sua vittima e Tasso fu fucilato a Treviso il 10 aprile 1849”. Il capitolo – sempre con testo di Alessandro De Luca – comparso in “Almanacco Veneto – Supplemento de Il Gazzettino, anno III, 1914” e proposto nel libro di Marcello Rosina, si conclude così: “La stazione di Longarone-Zoldo serve anche alla industriosa e pittoresca regione dello zoldano, emporio un giorno di miniere e fucine per la lavorazione di ferramenta, industria attualmente in decadenza. Sono però in fiore le industrie del legname e della pastorizia”. Chiudiamo , citando da Il Gazzettino del 13 marzo 1911 passi della cronaca relativa all’avvio dei lavori della Belluno-Cadore: “Il sole, un bel sole preludio della primavera, ha rallegrato la giornata inaugurale dei lavori per la costruzione della tanto sospirata ferrovia del Cadore. La festa è stata organizzata a Longarone dietro interessamento del pro-sindaco cav. uff. Ottorino Nobis ed il grazioso paese presenta l’aspetto delle grandi occasioni. Bandiere sventolano da poggiuoli e da balconi e l’animazione è intensa. Alle 9,30 si forma il corteo composto di rappresentanze, di eminenti cittadini, di una folla, sono circa ottocento persone, le quali si avviano partendo dal municipio verso al ponte di ferro sul Maè – affluente del Piave – con alla testa la musica di Longarone che è agli ordini del sig. Giovanni De Bona…Là dove avverrà l’imbocco della galleria sul Maè vengono sparate fra gli inni di gioia, tre mine, a breve interruzione l’una dall’altra. Poi il prosindaco pronuncia il discorso. E la cerimonia a Maè ha termine. Il corteo ritorna a Longarone dove il Comune ha voluto completare con luminarie e festeggiamenti la solenne giornata. Alle 8 di sera la banda del paese, al lume della fiaccolata, percorse le vie suonando allegra marce, seguita dalla popolazione plaudente… Fu in complesso una giornata solenne indimenticabile”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Belluno. La crisi dei vagoni”): due scorci della Stazione di Belluno; copertina dell’opuscolo ricordo della ferrovia Belluno-Cadore con servizi di vari giornali; panoramica del grande viadotto sul torrente Ardo; e quello sul torrente Desedan; Stazione di Ponte nelle Alpi; immagine della Ponte nelle Alpi-Polpet; imbocchi di tunnel a Fortogna; la linea passa per la frazione Fortogna; la stazione di Faè-Fortogna; la stazione Longarone-Zoldo; l’arrivo del primo treno a Longarone; la gente in festa; prove di resistenza della travatura metallica sul Ponte Maè; osservatori sul nuovo ponte.