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DI ALESSIA DALL’O’
SANTA GIUSTINA Quasi ventimila chilometri separano Santa Giustina, un piccolo paese della provincia di Belluno, dall’affollata Melbourne, ma per Giuseppe Fortunato, “Bepi” per gli amici di sempre, questa distanza è stata solo il primo passo di un lungo viaggio verso la realizzazione di un sogno: aprire la propria pizzeria in Australia. A 33 anni, Bepi, oggi diventato “Joe” in una versione più “australian”, ha appena inaugurato, insieme a due soci, il suo primo locale, un pizzeria & cocktail bar che, nella sua prima serata, ha già accolto oltre 250 persone. Ma la storia di Giuseppe è iniziata molto prima, in una piccola cucina del Veneto, nel cuore della Pizzeria “Al Giardinetto”, gestita dai genitori, Amelia e Salvatore. Qui, Giuseppe ha mosso i primi passi insieme ai fratelli Angela e Simone, passando gli ingredienti, osservando attentamente e imparando i segreti dell’impasto vero napoletano. “È lì che è nato il mio amore per la pizza e per l’accoglienza”, racconta con un sorriso velato di nostalgia. Ma ad un certo punto, nel cuore della giovinezza, tra un rammarico e un sogno, quel piccolo pezzettino di mondo non gli bastava più. Nel 2014, dopo una spinta decisiva da parte di due amici santagiustinesi, Alessia e Mattia, già stabiliti in Australia, Giuseppe ha deciso di lasciare il lavoro da geometra e partire per Melbourne. “Nei primi tempi ammetto che non è stato facile. Per fortuna ci sono stati loro ad aiutarmi con anche le cose più basiche quali fare un conto corrente, fare una nuova sim e trovare alloggio”, confessa, “La città era immensa e io mi sentivo perso. La mia intenzione iniziale era quella di restare un anno per fare questa esperienza, poi sarei tornato a casa” ma già dai primi mesi di permanenza il destino ha deciso di giocare le sue carte. Un incontro quasi fortuito con Johnny di Francesco, acclamato pizzaiolo napoletano e proprietario della famosa catena sud-australiana “400 Gradi”, stravolgerà tutto. Giuseppe entra per la prima volta nel locale di Johnny incuriosito dal fatto che, a quanto pare, è una delle poche pizzerie di tutta la big city dove si può gustare la vera pizza italiana. “Quando mi guardavo intorno, anche nella zona italiana della città, Lygon Steet, vedevo le pizze con ham e pineapple (prosciutto e ananas), oppure cucinate sugli stampi delle crostate e da napoletano mi piangeva il cuore! In quell’anno, inoltre, Johnny aveva vinto il primato mondiale per la pizza napoletana. Sono entrato nel suo locale a colpo sicuro!”. Arrivato nel locale, ordina una pizza, e terminata questa specialità che gli ricordava casa, chiede di poter salutare il maestro. “Due battute, racconti di vita e Johnny mi ha convocato la mattina successiva per un turno di prova”, ricorda Bepi, ancora incredulo. “Ero al servizio del miglior pizzaiolo del mondo dopo poche settimane dal mio arrivo!”. Quella chiamata avrebbe segnato l’inizio di una nuova vita. Johnny e il suo staff lo accolgono come una famiglia, offrendogli non solo una guida nella professione, ma anche il sostegno necessario per ottenere la cittadinanza australiana. “A loro devo tanto di quello che ho imparato e del grande sostegno che mi hanno dato”, dice commosso. “Qui ho anche conosciuto Gianluca, un fratello non di sangue, ma con cui sono cresciuto lontano da casa. Proprio ieri ricorreva l’ottavo anniversario della sua dipartita e, coincidenza strana, è stata la data in cui ho aperto il mio locale, che un po’ era anche il suo sogno!” Anche se “Fortunato” di cognome, il cammino di Giuseppe non è stato privo di ostacoli. Nonostante una carriera ben avviata come manager in una delle pizzerie più prestigiose al mondo, la vita a volte impone cambiamenti inaspettati. I problemi con il visto gli hanno causato molta ansia: “Avevo paura, paura che tutto potesse finire da un giorno all’altro, a questo si è aggiunta la domanda platonica del fatto che io volessi fare questo mestiere per tutta la vita, che è arrivata intorno ai 30 anni”. A questo percorso intimo e personale si è aggiunta una dolorosa rottura con la sua ragazza e una breve deviazione “alla ricerca di qualcosa di nuovo” nel mondo delle grandi aziende, che ha messo alla prova la sua determinazione. “E’ stato provando che ho capito che quella non era la mia strada. Io sto bene quando metto le mani nella farina, nella passata di pomodoro”, ammette. “È nel caos creativo di una cucina affollata, tra i rumori dei piatti e il profumo del basilico, tra i sorrisi delle persone che credono in un sogno o che apprezzano il mio operato che sto bene con me stesso!” Ieri, alla nuova pizzeria in Union Road, Ascot Vale di Melbourne, Giuseppe ha accolto i suoi primi ospiti, circondato dall’affetto di vecchi e nuovi amici, tra cui i suoi soci Francesco e Flavio. “Solo quando sono arrivato a casa ho realizzato cosa fosse davvero successo perchè per tutta la sera sono stato a testa bassa a sfornare pizze. Ma che grande soddisfazione!” racconta il santagiustinese, con la voce incrinata dall’emozione. “Sono grato alla vita che mi ha portato qui, nonostante tutte le difficoltà, con delle persone veramente in gamba al mio fianco che mi ispirano fiducia e ogni giorno a dare il meglio di me. Il passo è grande ma l’adrenalina che ho in corpo di più: so che sto scrivendo il mio futuro proprio in questo momento e vorrei che la mia storia possa ispirare anche magari qualche giovane. Le prospettive sono ambiziose: vorremmo aprire più di un locale. Work in progess.”. Sulla situazione italiana il commento è veloce e tagliente: “Spesso gli australiani mi chiedono come mai me ne sono andato dal bel Paese. Io rispondo con un po ‘ di umorismo che se sono dall’altra parte del mondo forse un motivo c’è. La verità è che l’Italia ha letteralmente tutto quello che si può desiderare e fa invidia a tutto il mondo per le sue caratteristiche, paesaggi e la cultura, ma il sistema ha dei vizi e cavilli che frenano i sogni di molte persone. Qui non è stato facile: si guadagna bene, ma si spende tanto. Il fisco è severo, ma almeno per gli imprenditori è semplificato. Il governo non è un’istituzione che temi o che ti mette nelle condizioni di non sapere cosa avverrà, ma una realtà solida, chiara e trasparente su cui fai affidamento nel momento di difficoltà. In Italia tutto ci mette un sacco ad essere attivato e si perde la futura prospettiva e lo slancio. Pensate che io per prendere casa ho richiesto il mutuo ed ho avuto le chiavi in mano in meno di 10 giorni: una tempistica impensabile in Italia.” Altro cenno sulla mobilità sociale e la meritocrazia: “Qui se hai voglia di fare c’è un’opportunità dietro l’angolo che ti attende. E’ vero: Melbourne è una metropoli e questo è normale. Ma parliamo del valore del merito: ho visto persone che non sapevano lavare i piatti darsi da fare e realizzare i loro sogni e le loro aspettative con organizzazione e metodo. Anche in Australia l’inflazione colpisce le aziende e le famiglie, la vita è molto costosa e si pensi che uno stipendio base è pari a 60.000-70.000 dollari. La diversità con l’Italia sta nel fatto che ogni anno il Governo prevede un adeguamento del salario minimo e le aziende lo attivano, senza storia. E’ normale farlo e che succeda. In Italia ed Europa si parla da anni di salario minimo, ma nel frattempo i prezzi continuano a salire e il costo della vita non è adeguato ai redditi, quindi anche il commercio e le possibilità imprenditoriali, soprattutto per i più giovani, si smorzano”. Il suo messaggio è chiaro: il coraggio di cambiare, di lasciare tutto e inseguire un sogno può portare lontano, molto lontano. Proprio come quei 16.125 chilometri che lo separano dalla sua famiglia, e che oggi lo legano a un nuovo capitolo, pieno di entusiasmo e voglia di fare. Tra un impasto ben fatto e un sorriso sincero, il santagiustinese Bepi ha trovato il suo posto nel mondo e guarda ora al futuro con fiducia. “E’ stata dura soprattutto per la lontananza. per fortuna che c’è la tecnologia che ci aiuta a sentirla di meno. Tuttavia, se tornassi indietro, rifarei tutto esattamente come l’ho fatto”, conclude.
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