“Da via F. Pellegrini divergendo da via L. Doglioni, termina a gradini sulla passerella del ponte della ferrovia”. Così, su “Toponomastica di Belluno”, pubblicazione edita nel 1990 dal Comune, si identifica la via Giuseppe Vaccari. Un bellunese illustre? Non esattamente; meglio, secondo noi, considerarlo un bellunese di adozione visto che Vaccari – doverosamente onorato da Belluno con l’intitolazione della via – fu il comandante delle truppe che il 1. novembre 1918 liberarono la città in conclusione della Grande Guerra. Va detto che il 1. febbraio 1918 l’imperatore d’Austria Carlo I arrivò a Belluno per galvanizzare le proprie truppe ma trovò la città semideserta e sotto coprifuoco. Dopo la vittoria italiana del 23 maggio nella battaglia del Piave, gli invasori fuggirono dalla città nella notte del 30 ottobre, a circa un anno dal loro insediamento. Il giorno successivo, il generale Giuseppe Vaccari liberò Belluno. Nella stessa pubblicazione, stampata dalla trevigiana Grafiche Antiga di Cornuda, si può leggere ancora: “Nativo di Montebello Vicentino, ufficiale , capo di stato maggiore quindi comandante di corpo d’armata. Medaglia d’oro e di argento al valor militare, senatore del Regno”. Vediamo allora con l’aiuto della libera enciclopedia Wikipedia di saperne di più su questo eroico militare vicentino che nacque il 2 febbraio 1866 appunto a Montebello Vicentino (e morì a Milano il 6 settembre 1937): “Prese parte alla guerra italo-turca. Nel corso della prima guerra mondiale fu comandante della brigata Barletta, poi capo di stato maggiore della 3. Armata, quindi comandante del XXII corpo d’armata. Già decorato con svariate onorificenze, riceve la medaglia d’oro per le sue eroiche gesta durante la battaglia di Vittorio Veneto. Dopo la guerra tenne il comando dell’XI e del XXVII corpo d’armata; fu sottocapo di stato maggiore dell’esercito (1920). Nel 1921 divenne capo di stato maggiore del regio esercito, prendendo il posto di Pietro Badoglio; rimase in carica fino al 1923 (nel frattempo l’organismo era stato ribattezzato Stato maggiore centrale) quando venne succeduto da Giuseppe Francesco Ferrari; comandò infine i corpi d’armata territoriali di Trieste e di Roma. Nominato senatore del regno nel 1928, gli venne conferito dal Re il titolo di conte nel 1936. Ed ecco il lungo elenco di onorificenze che gli sono state attribuite: insegne dell’ordine reale della Corona di Prussia (7 luglio 1901); cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia (17 gennaio 1904); commendatore dell’ordine della Corona d’Italia (31 dicembre 1915); grande ufficiale dell’ordine della Corona d’Italia (11 novembre 1919); gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia (17 aprile 1930); cavaliere dell’ordine dei santi Maurizio e Lazzaro (29 dicembre 1910); ufficiale e poi commendatore e infine grande ufficiale dello stesso Ordine rispettivamente il 2 gennaio 1919, il 30 dicembre dello stesso anno, il 6 maggio 1923; Gran cordone dell’ordine dei santi Maurizio e Lazzaro (26 maggio 1932); cavaliere dell’ordine militare di Savoia (31 agosto 1916); ufficiale, poi commendatore e grande ufficiale dello stesso ordine (24 febbraio 1918, 19 settembre 1918, 17 maggio 1919); commendatore dell’ordine coloniale della Stella d’Italia (23 agosto 1916); grande ufficiale dell’ordine coloniale della Stella d’Italia (31 maggio 1923); croce d’oro per anzianità di servizio. A queste vanno aggiunte le decorazioni: medaglia d’oro al valor militare con questa motivazione: “Di fronte ad una gravissima minacciosa situazione verificatasi nel settore del Corpo d’Armata ai suoi ordini, lasciato il posto di comando, si portava risolutamente tra le oscillanti ondate delle fanterie ed infiammandole con la vibrata parola ed il fulgido esempio del più sereno sprezzo del pericolo, le lanciava ad impetuoso attacco contro il nemico, già imbaldanzito, risolvendo col suo personale intervento ed a favore delle nostre armi le sorti dell’aspra giornata. In una precedente circostanza, comandante di una brigata, dopo aver condotto due volte brillantemente le proprie truppe alla conquista dell’obiettivo assegnatogli, in un momento critico del ripiegamento interveniva prontamente ed energicamente coi mezzi a disposizione, fermando e riconducendo al combattimento militari dispersi e fuggiaschi al grido: ‘Viva l’Italia!’. Montello, 19 giugno 1918-Castagnevizza 23-24 maggio 1917”. Altre decorazioni per Giuseppe Vaccari: due medaglie d’argento al valor militari, medaglia commemorativa della guerra italo-turca; croce al merito di guerra; distintivo d’onore; medaglia commemorativa della guerra 1915-18; medaglia interalleata della Vittoria; medaglia ricordo dell’Unità d’Italia; medaglia mauriziana al merito militare di dieci lustri. Per quanto concerne la nomina parlamentare la stessa Wikipedia rammenta che il suo mandato iniziato il 22 dicembre 1928 si concluse il 6 settembre 1937; fu membro della commissione per il giudizio dell’Alta Corte di giustizia dal 2 luglio 1932 al 19 gennaio 1934 e dal 1. maggio 1934 al 6 settembre 1937. Concludiamo questa rivisitazione della figura di Vaccari ricordando che in occasione del centenario della liberazione di Belluno, il 16 ottobre di due anni fa il Gruppo bellunese alpini in congedo “gen. Pietro Zaglio” di Salce, a cura di Mi.Sacch aveva postato sul proprio sito l’annuncio di: “Una camminata sulle tracce dei soldati italiani per primi entrati in città”. Serie di iniziative articolate in due giorni proposte dal Comune con collaborazioni di enti, amministrazioni ed associazioni, che hanno interessato le località: Revine, Pian de le Femene, Valmorel, Valpiana, Ceresera, Castoi, Castion, Belluno-Ponte della vittoria con cerimonia in onore dei caduti, a cura dell’Ana Belluno. NELLE FOTO (Wikipedia, Circolo del 72, sito gruppoalpinisalce.it, Renato Bona): due immagini di Vaccari; soldati austroungarici a Porta Rugo di Belluno; soldati italiani di Vaccari che hanno liberato la città; il ponte sul Piave; veduta di Borgo Piave.