Trecentodieci anni fa, il 22 marzo del 1709, era di venerdì, nasceva a Canale d’Agordo in provincia di Belluno Giuseppe Zaiz (muore a Treviso il 29 dicembre 1781). Il Comune di Belluno gli ha intitolato il tratto di strada che dalla via Maraga va alla via Piero Pagello, la prima a valle di via Lazzarini. A proposito di intitolazioni, gli storici bellunesi Paolo Conte e Marco Perale, autori giusto 20 anni fa, con l’Amico del Popolo, del libro “90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire” dedicano a Zais ampio spazio ricordandolo come “paesista di maniera facile e pronta”. Non trascurano di ricordare, a proposito della morte dell’artista, che… “La certezza della data estrema la si è avuta solo nel 1960 quando Roberto Bassi Rathgeb pubblicò l’atto di morte; l’atto di battesimo invece era stato diffuso da don Francesco Pellegrini nel 1876”, e aggiungono: “Pure la terra d’origine ha atteso molto tempo prima di ricordarlo con una semplice lapide posta sulla casa natale”. E concludono auspicando che si possa presto dedicargli una mostra personale e una pubblicazione monografica che senz’altro meriterebbe. Il sito treccani.it detto che “…Della sua vita risulta solo che dal 1748 al 1768 fu iscritto nel libro della Fraglia veneziana dei pittori e nel 1774 venne eletto a far parte dell’Accademia di Venezia alla quale fin dal 1765 aveva presentato un paesaggio, tuttora conservato”, aggiunge: “Operando a Venezia come paesista, lavorò molto per i privati amatori, specie per il console Smith. Nelle sue tele appare la diretta discendenza dall’arte di Marco Ricci, che probabilmente il giovane conobbe di persona. Studiò ad ogni modo le opere di quel maestro e altresì quelle del fratello Sebastiano e fu in contatto con i paesisti ricceschi, presentando affinità con taluno di essi come Michele Marieschi e Antonio Diziani. Risentì poi dell’arte dello Zuccarelli, operante a Venezia verso il 1735 e successivamente: in particolar modo nei motivi pastorali e, più intimamente, nel passaggio da un chiaroscuro marcato e da un colore terroso a una diffusa luminosità e a una più gaia intonazione…”. Opere importanti dell’artista canalino oltre che a Padova e a Vicenza, sono nelle Gallerie di Venezia, nella Villa Nazionale di Stra, nella National Gallery di Londra e in diverse altre raccolte pubbliche e private. Il Museo civico di Venezia e la collezione Albertina di Vienna conservano alcuni suoi interessanti disegni. Wikipedia a sua volta ricorda che Zais come si firmava anche se propriamente si dovrebbe scrivere Xaiz, “è stato un pittore bellunese del periodo rococò, esponente della scuola arcadica o pastorale, di cui fu uno dei massimi esponenti. Ha dipinto soprattutto quadri di paesaggi e di battaglie ed è stato anche incisore di acqueforti”. Un’altra annotazione: “Giuseppe Zais non riuscì purtroppo a riscuotere successo, tanto da assumere l’appellativo di pittore “sfortunato”. Le fonti raccontano che “datosi alla negligenza e il dissipamento morì come un mendico all’Ospedale di Trevigi”. Ancora Wikipedia: “… fu allievo di Francesco Zuccarelli con il quale condivise il primato di miglior pittore del genere, anche se Filippo de Boni nella sua Biografia degli artisti lo indica anche come allievo di Francesco Simonini, parmigiano che lo istruì come pittore di battaglie. Dipinse molti quadri di paesaggi e di battaglie, la pittura arcadica proviene dal celebre quadro del Guercino Et in Arcadia ego, tema che fu sviluppato durante il Seicento da Francesco Albani e in seguito da Salvator Rosa. L’Abate Lanzi nella sua Storia pittorica dell’Italia dice che fu un pupillo del console Joseph Smith (1682-1770), noto mecenate inglese che visse a Venezia. Nel 1774 Zais divenne membro dell’Accademia di Pittura… Della sua attività rimangono molte testimonianze: fra i più celebri sono gli affreschi della Villa Pisani a Stra, dipinti tra il 1760 e il 1765. Sue opere sono esposte in Italia alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, al Museo di Bassano del Grappa e alla Biblioteca di Forlì. Fu anche incisore di acqueforti” . Ed eccoci al sito sette muse.it: “… Dopo un breve periodo di apprendistato a Belluno, probabilmente intorno al 1725-1730 va a Venezia, dove esercita la professione di pittore di paesaggio per quasi 50 anni. L’influenza più importante sulla sua arte è quella di Marco Ricci, a Venezia dal 1717 fino alla sua morte nel 1729. Le incisioni di Ricci, pubblicate nel 1730, sono un grande spunto di ispirazione per Zais. Proprio da queste incisioni deriva il formato scenografico dei suoi paesaggi, spesso incorniciati da macchie di alberi con in mezzo inseriti villaggi e figure di contadini, dipinti ricchi di colori densi. Il risultato è uno stile piacevole con grande potere descrittivo. Tuttavia, questo suo modo di dipingere viene visto anche come una limitazione, tanto che Zais non riesce a raggiungere gli effetti drammatici di Ricci…”. Concludiamo questa carrellata su Giuseppe Zais con un testo di Daniele Danza tratto dal sito tanogabo.com che fra l’altro scrive: “…Prima della metà del quinto decennio l’artista doveva essere quasi sconosciuto e anche scarsamente attivo. Significativa, a tale proposito, è la circostanza che nemmeno un’opera di Zais fosse inventariata nella Galleria del feldmaresciallo von der Sculenburg (morto nel 1747), il quale si distinse per un’attenzione tutta particolare verso gli artisti di genere, anche contemporanei di secondo piano, ampiamente rappresentati nella sua vastissima collezione” (Succi 1993)… Luigi Lanzi (1795-96) lo ricorda ‘impiegato assiduamente dallo Smith console britannico e insigne mecenate della gioventù studiosa’; col passare degli anni però Giuseppe Zais assunse la fama di pittore ‘sfortunato’ (Gradenigo 1748-74), ‘da intendersi nel senso di un artista dotato ma di scarso successo’ (Succi 1993). Risultano allora, forse, più comprensibili le ultime notizie che di lui ci ha tramandato Lanzi (1795-96): ‘non sostenne il decoro dell’arte né il suo; e datosi alla negligenza e al dissipamento morì come un mendico all’ospedale di Treviso’ il 29 dicembre 1781 (Bassi-Rathgeb 1959-1960)”.
NELLE FOTO (Artgate, Wikipedia.Settemuse.it, Dario Fontanive, Renato Bona): Paesaggio notturno; Paesaggio con ruderi; Paesaggio con cavalieri; Antiche rovine; Paesaggio con pastori e pescatore; Paesaggio fluviale; Vista di Roma; La casa natale; La targa ricordo; la via che gli è intitolata a Belluno.