Equipaggi e appassionati del Rally Bellunese si sono ritrovati questa mattina per percorrere le prove speciali e le strade di trasferimento rispettando il codice della strada
CHRISTOPHER “CICCIO” DAVARE
DAVIDE CIBIEN, PILOTA
SILVIA MOSENA, PILOTA-NAVIGATRICE, Il 37° Rally Bellunese sarebbe stato il 202° della sua carriera, licenza Aci csai dal 2003.
OMAR BURIGO, PILOTA
Riceviamo a pubblichiamo non una sterile polemica ma una riflessione di chi ha la passione per i rally nel sangue, fin da quando attendeva il passaggio delle auto con il padre, tanti anni fa nello sterrato di Pianezze, quando le 131 Abarth schizzavano sassi e nuvole di sabbia ancora impresse indelebili nelle orecchie e negli occhi…
di Annalisa Dal Mas
Da lì sono seguite centinaia di trasferte e di passeggiate nei vari parchi assistenza, nottate a bivaccare nelle ps alla ricerca dei migliori punti di osservazione con le più improbabili compagnie. Chi non vive il rally queste emozioni non può capirle e come mio debutto da aspirante fotoreporter avrei voluto cercare di raccontarlo nel miglior modo possibile. Avrei voluto iniziare col rally di casa, quello più atteso da noi bellunesi, quello che, più o meno tutti, abbiamo sognato di fare almeno una volta nella vita. Perché in Valbelluna il rally bellunese è un’istituzione sacra, come la festa di Natale o di Pasqua. Un evento atteso dagli appassionati come l’arrivo di San Nicolò. Nel 2006 c’ero anche io seduta su un sedile di destra, e l’emozione era tanta, l’adrenalina a mille, e descriverla a parole non è possibile. Avrei voluto provare a raccontarvi le emozioni dei protagonisti con le immagini, ma a poche, pochissime ore dall’inizio è giunta impietosa la sentenza del rinvio a data da destinarsi, per motivi di pubblica sicurezza. Tristemente e amaramente ne abbiamo preso tutti atto, come una coltellata inferta dal nostro migliore amico. Lo Stato, o la Prefettura, o il Comitato Pubblica Sicurezza hanno deciso che c’è qualcosa su cui dubitare. Nessuna assunzione di responsabilità nel concedere il nulla osta. Non importa la mole di lavoro, di tempo, di denaro sborsato e da sborsare lo stesso, stampe dei roadbook, adesivi, volantini, telefonate, carte, investimenti, caparre contrattuali, consulenze, equipaggi che hanno anticipato denaro per noleggi e pernottamenti, adeguamento dell’equipaggiamento, tasse d’iscrizione e per lo shakedown, licenze csai fatte solo per questa occasione. No non importa. Nessuna mediazione né soluzione in extremis. Peccato veramente, questo è un mio accorato appello alle Istituzioni nel non lasciar morire il motorsport in provincia, cercando di approfondire e aiutare a risolvere quei nodi contestati, in simbiosi con i pochi appassionati rimasti in provincia, per cercare di rilanciare la storia e la tradizione del Rally nel bellunese. Non è una polemica né vuole esserlo, ne sono state fatte fin troppe di sterili ed ignoranti, ma questa altro non è che una lunga riflessione fatta con, ahimè, rassegnazione. Perché stavolta temo sia arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo due anni di crisi anche per lo sport non doveva proprio finire in questo modo.
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