di Renato Bona
Il presidente del sodalizio, Oscar De Bona, d’accordo con i colleghi del consiglio direttivo, ha convocato per sabato 19 giugno, a partire dalle 10, l’assemblea generale dell’Associazione Bellunesi nel mondo che, anche in questa occasione, perdurando la pandemia da Corona virus 19, si svolgerà per via telematica. On line, dunque, le relazioni: morale dello stesso De Bona, ed economica del tesoriere Angelo Paganin, quindi l’approvazione dei bilanci: consuntivo del 2020 e preventivo del 2021; seguiranno le votazioni per il rinnovo delle cariche, con 31 candidati in corsa per 21 posti, non solo del Bellunese ma anche da diversi Paesi del mondo: Argentina, Svizzera, Germania e Brasile. A proposito di quest’ultimo grande Paese, l’appuntamento con l’assemblea, prezioso per “dare voce agli emigranti bellunesi per un confronto diretto con le istituzioni provinciali e sono numerosi gli interventi già programmati, come si può leggere nel sito Abm), ci offre il destro per riguardare e rileggere con grande piacere il libro “Murer. Gli emigranti” con il testo “Vecchia cronaca” di Silvio Guarnieri, che la Nuovi Sentieri Editore di Bepi Pellegrinon fece stampare nel 1976 da Arti Grafiche Tamari di Bologna, per il coordinamento grafico e impaginazione di Eronda. F.to Ezio Quiresi di Cremona. Anche perché, non lo nascondiamo, del maestro Augusto Murer eravamo amici da quando ci era stato presentato dallo scomparso maresciallo dei carabinieri Alceo D’Agostini; il prof. Guarnieri era il preside della scuola superiore che abbiamo frequentato a Feltre: il glorioso “Colotti”; al fenomeno migratorio siamo stati interessati fin da ragazzini, grazie ad una zia materna, Emma Bondioli, che si era trasferita nella Confederazione elvetica per ragioni di lavoro; ancora: perché abbiamo avuto l’onore di essere per un mandato, componente del consiglio direttivo dell’Associazione; infine perché a Caxias do Sul ci siamo stati da cronisti al seguito di una delegazione di quella che all’epoca era ancora l’Aeb, associazione emigranti bellunesi. Ma bando ai ricordi personali e, grazie al prof. Guarnieri, apprendiamo che “Negli ultimi 25 anni dell’Ottocento nella provincia di Belluno, mentre continua e si incrementa l’emigrazione temporanea, stagionale sino a superare le 340 mila unità, ad essa si accompagna quella definitiva, indirizzata per lo più verso paesi europei e del bacino mediterraneo ma anche, e per quote notevoli, verso paesi transoceanici. Complessivamente durante questo periodo più di 12 mila suoi abitanti, per la loro massima parte contadini, abbandonano la propria terra definitivamente, andando incontro ad un nuovo destino senza nessuna riserva, senza serbare a sé alcuna possibilità di un eventuale ritorno. E questo flusso numeroso si accompagna e partecipa di quello più ampio che proviene dalle altre province venete, e specificamente, dalle zone di collina e di montagna di esse, come l’intera provincia di Belluno più colpite evidentemente dalla crisi economica”. Lo storico ricorda poi che a partire dall’autunno del 1875, una parte notevole di questo flusso migratorio si dirige verso il Brasile, e specificamente verso la regione del Rio Grande del Sud, in tre ondate successive, le prime due, più consistenti, rispettivamente nel 1875, 1876 e 1877, e dal 1885 al 1889, la terza, sul finire del secolo e nei primi mesi del novecento; ma questa meno intensa, priva di quei caratteri di fenomeno di massa specifico di quelle. Cosicché dalla data della proclamazione della Repubblica del Brasile, nel1889, in quella regione già risiedono 41.500 italiani, provenienti per la più gran parte dal Veneto… Gli immigrati della provincia di Belluno costituiscono circa il 30 per cento e tutti i circondari di essa vi sono rappresentati: numerosi i bellunesi, come i feltrini, gli agordini ed i cadorini. Per Guarnieri un tale fenomeno migratorio di massa verso un paese tanto lontano e del tutto sconosciuto, fu provocato dall’invito ufficiale rivolto dal governo imperiale prima e da quello repubblicano poi a queste popolazioni italiane dell’arco alpino, allo scopo di popolare e di mettere a coltura tutte questa regione meridionale del Brasile. Specifica quindi che: “a questi nuovi coloni si offriva la terra in proprietà mediante un riscatto dopo cinque anni dalla presa di possesso. Questo miraggio di una terra propria e di una terra fertile in un paese ricco di produzione agricola di grano, caffè e zucchero, e ben propizio all’allevamento del bestiame, e soprattutto il fatto che la proprietà venisse garantita dallo Stato “dette forza ad illusioni ed a progetti, aiutò a vincere riluttanze e diffidenze”. Nell’impossibilità di soffermarci sullo sviluppo economico, sociale e culturale della regione di Caxias do Sul, ci preme richiamare il fatto – sottolineato da Silvio Guarnieri – che “a Murer la tematica di quell’esodo, di quella fuga dal paese natale, di quei viaggi avventurosi e rischiosi, di quelle fatiche, di quegli sforzi e di quell’impegno che andavano al di là dell’umano, tutta la vicenda di quegli emigrati, di quei coloni di Rio Grande del Sud, risultò connaturale, come l’avesse sperimentata, sofferta di persona e forse nei suoi lontani ricordi, per testimonianza di quale parente, di qualche vecchio, di qualche amico, risuscitarono, vennero a galla in lui un’immagine, un sentimento. Subito gli si configurò l’opera che gli era stata commissionata: la porta centrale in bronzo e le due laterali della cattedrale di San Pellegrino, dedicate al tema dell’emigrazione veneta in Brasile, ritenute una delle sue opere più importanti ed inaugurate il 29 ottobre 1983.
NELLE FOTO (archivio Museo Murer; Bellunesi nel mondo; riproduzioni dal libro “Murer. Gli emigranti”): il presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, Oscar De Bona; la copertina del libro-catalogo dell’opera di Augusto Murer con testo del prof. Silvio Guarnieri; lo scultore di Falcade, purtroppo scomparso; “Contadine”, studio per la porta centrale; studio-litografia; altra litografia del maestro falcadino; studio-disegno per la stessa porta; tre interpretazioni della “partenza…”; “naufragio”; uomini e animali nella foresta; il raccolto delle contadine; particolare della “porta dell’amore”; Caxias do Sul: cerimonia inaugurale delle porte della Cattedrale, il 29 ottobre 1983.
Il pregevole lavoro fa riferimento alle porte della chiesa di San Pellegrino nella brasiliana Caxias do Sul
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