DI RENATO BONA
Il recente incidente che ha portato al blocco prolungato di alcune centinaia di navi che dovevano attraversare il Canale di Suez, ci offre il destro per ricordare – grazie alla serie di profili dei “Grandi italiani nel mondo”, realizzata da News Italia Press (nello specifico col servizio di Generoso d’Agnese) – un particolare che tocca anche la realtà feltrina: il progettista della grandiosa opera, il trentino Luigi Negrelli, nato il 23 gennaio 1799 a Fiera di Primiero da padre genovese e madre tedesca, era infatti unito a Feltre da un legame particolare: aveva compiuto gli studi nel Seminario vescovile della “Piccola città degli uomini grandi”, Feltre, appunto. E non a caso un istituto scolastico porta il suo nome. Vediamo di proporre, in sintesi, la storia di questo ingegnere dalle brillanti intuizioni che – secondo d’Agnese – fu letteralmente scippato della primogenitura del progetto del Canale di Suez, ancora oggi universalmente attribuita a Ferdinand de Lesseps nonostante l’inconfutabile testamento tecnico lasciato in punto di morte dall’italiano. La prima parte della sua vita, costellata dal dissesto finanziario familiare in conseguenza delle guerre napoleoniche, lo vide (aiutato economicamente dall’imperatore Francesco I), proseguire gli studi dopo Feltre a Padova e quindi entrare a w20 anni nella direzione dei Lavori pubblici della Regione Trentino ed assumere importanti incarichi come il rilievo della carta idrografica del fiume Inn ed i lavori idraulici dell’Adige in Val Pusteria. Nel 1827 Negrelli entrò nel vivo della sua carriera progettuale ottenendo l’affidamento dei lavori di correzione del corso del Reno, attività che gli consentì di dimostrare notevoli doti di diplomazia. Da ingegnere capo dell’Unione commerciale di Zurigo progettò e realizzò i ponti sul Munster e sul fiume Limmat, il ponte Nydeck sul fiume Aar (a Berna), un tunnel per il fiume Seyon a Ginevra. Negli stessi anni studiò a fondo la nascente motorizzazione ferroviaria elaborando teorie secondo le quali le locomotive potessero superare dislivelli elevati, contribuendo in modo concreto alla creazione dell’attuale rete ferroviaria svizzera. Il successo del lavoro svizzero gli regalò la nomina a cavaliere dell’impero e un’altra importante commessa progettuale nel vasto territorio austroungarico (suo il progetto di canale tra il fiume Moldava ed Elba nonché il ponte costruito sulla confluenza dei due fiumi). Intanto – è ancora d’Agnese a ricordarlo – in Egitto, stavano tornando in auge le numerose proposte di una linea acquatica diretta tra il Mediterraneo e il Mar Rosso, con relative facilitazioni del commercio con l’estremo Oriente. Il “feltrino d’adozione” nel 1845 presentò alle Camere di Commercio di Francia, Austria, Italia, Inghilterra e Germania una lunga memoria sulle iniziative pregresse del canale di Suez e l’idea di fondare una società di studi specifica per trovare la soluzione del difficile problema tecnico. Costituita la “Societé d’Etudes du Canal de Suez”, nel 1846, Luigi Negrelli entrò nel faraonico progetto attraverso il gruppo italo-tedesco-austriaco (costituitosi il 2 gennaio 1847 e formato anche dalla Camera di Commercio di Venezia, di Trieste, il Comune di Trieste e i Lloyd di Trieste), e in concorrenza con i gruppi inglese capitanato da Stephenson, e francese guidato dall’ing. Paulin Talabot. Polemiche, rallentamenti, dispute infinite costellarono il travagliato studio del terreno per la progettazione del canale… Nel 1849 morì anche Mohammed Alì, viceré egiziano propenso al canale. Gli succedette Abbas, uomo molto vicino agli inglesi e alle loro esigenze economiche, che optò per la soluzione ferroviaria. Stephenson riuscì quindi a vincere la prima battaglia di quella guerra progettuale aggiudicandosi la costruzione della ferrovia Alessandria-Cairo. Poi, usando proprio il progetto dell’italiano, de Lesseps fece eseguire un progetto definitivo da un gruppo di ingegneri al servizio del Governo egiziano (Linant e Mougel) e lo presentò al viceré Said Pascià. Il governatore egiziano chiese che fosse riunita una Commissione internazionale per scegliere e il 23 giugno dello stesso anno la commissione si riunì di nuovo, scegliendo… il progetto proposto da Negrelli (un canale privo di chiuse e il più possibile in linea con la natura del terreno) già nel lontano 1847! Negrelli ebbe finalmente la soddisfazione di ottenere l’incarico della direzione generale di tutti i lavori del Canale. L’ingegnere italiano nel 1858 organizzò il suo nuovo viaggio in Egitto per formare la società di esecuzione del progetto ma non fece in tempo a partire: la sua salute peggiorò costringendolo ad abbandonare il viaggio. Rimasto a Vienna, ebbe soltanto la forza di comporre uno scritto, conservato oggi nella capitale austriaca, destinato a divenire il testamento scientifico della sua geniale progettazione a Suez. Nel settembre 1858 Luigi Negrelli, vero autore del progetto definitivo del Canale di Suez stava morendo a Vienna mentre in Egitto Ferdinand de Lesseps raccoglieva tutti gli onori della scienza entrando abusivamente nella Storia. Concludiamo ricordando le onorificenze ottenute da Negrelli: cavaliere di Moldelba, cavaliere di terza classe dell’ordine della Corona di ferro, cavaliere di terza classe dell’ordine dell’aquila rossa di Prussia, cavaliere dell’ordine del merito civile di Sassonia, cavaliere dell’ordine della corona di Württemberg e cavaliere di prima classe dell’ordine costantiniano di San Giorgio di Parma, e con un cenno al Seminario vescovile di Feltre dove Negrelli come detto studiò. L’intenzione di istituire a Feltre un Seminario per la formazione del clero, in ottemperanza ai dettami del Concilio tridentino, fu già del vescovo Filippo Maria Campeggi, ma fu il suo successore Jacopo Rovellio ad aprirlo nel maggio 1593. L’ordinamento degli studi seguiva il curriculo gesuita. Nell’Ottocento i mutamenti di ordinamento, in relazione ai diversi governi, furono frequenti. L’istituzione della scuola media unica nel 1963 e la crisi vocazionale hanno portato alla progressiva diminuzione dei seminaristi: nel 1990 il seminario è stato trasformato in convitto per universitari e studenti delle scuole superiori. Il Seminario ebbe diverse sedi: nel 1845 si abbandonò l’intenzione di fabbricare il nuovo edificio presso il vecchio seminario e l’architetto Segusini ebbe l’incarico di ristrutturare il convento di Santa Chiara, già indemaniato e donato dall’imperatore Ferdinando I al Seminario. Il nuovo Seminario fu poi restaurato e riammodernato nel XX secolo. Nello storico edificio scolastico feltrino frequentato da studenti che miravano all’ordinazione sacerdotale, il più famoso allievo della storia è stato il bellunese di Canale d’Agordo Albino Luciani, il “Papa bellunese del sorriso” asceso al soglio di Pietro col nome di Giovanni Paolo I il 26 agosto 1978
NELLE FOTO (Wikipedia; Caratteri Liberi; Google): ritratto del 1856 dell’ingegnere trentino; altro ritratto; antico disegno del Seminario vescovile di Feltre dove studiò; panoramica del Canale di Suez; ancora l’importante struttura di collegamento tra Mediterraneo e Mar Rosso; l’epigrafe posta esternamente alla stazione di Trento dopo i lavori ultimati nel 1936 su progetto di Angiolo Mazzoni.