di Renato Bona
In occasione del centenario della prima guerra mondiale che ha drammaticamente coinvolto l’Italia, il ricercatore e storico Gabriele Bernardi (tra l’altro responsabile dell’archivio storico dell’Arcidiaconale), per la rubrica “Spigolando in archivio” ospitata dal periodico “Echi di Agordo” edito dalla Parrocchia, ha indagato e indicato le cause dei decessi nella popolazione civile agordina con riferimento appunto alla Grande Guerra, per il periodo dal 1914 al 1917. Perché – spiegava nel servizio – ci è parso interessante fare una ricognizione, oltre che sulle vicissitudini dei soldati al fronte, sulla vita della popolazione civile che “ignara delle scelte scellerate dei ‘Grandi Generali’ ha dovuto subire rimanendo ad Agordo”. Da tempo – ricordava – l’Agordino è stato terra di confine, attraverso il nostro territorio passavano importanti vie di comunicazione che confluivano a valle, verso Belluno, in un’unica via, non agevole, anzi particolarmente insidiosa, la stretta di Castel Agordino o dei Castèi, a monte lungo la val Cordevole un’altra stretta chiudeva il passo, la Chiusa di Listolade. Oltre a questi naturali aspetti fortificatori lo Stato maggiore militare, in attesa di un eventuale conflitto, ideò un programma di difesa costruendo in questi luoghi delle fortificazioni denominate Batterie di Listolade, di Costa Bortolott sopra Mezzocanale, di Col Piagher a sud-ovest di Gosaldo e del Forte della Tagliata di San Martino ai Castèi . Con tali premesse era quindi facile che Agordo diventasse zona di appoggio logistico al vicino fronte”. Infatti qui furono allestiti ospedale, magazzini, baraccamenti, alloggi per i soldati e, nella zona di Bries, anche un lazzaretto per i colpiti da malattie infettive. A Valcozzena inoltre fu attivato un piccolo aeroporto oltre alla Decauville, ferrovia a scartamento ridotto, necessaria per il trasferimento di notevoli quantitativi di merci destinate al fronte. Inoltre, per far posto alla circolazione dei grossi mezzi militari fu abbattuta l’antica chiesa di San Pietro, creando l’attuale via San Pietro. A seguire, l’eloquente “campione” dei lutti succedutisi, sulla base di quanto riscontrato da Bernardi dal registro degli atti di morte, con la precisazione di aver “tralasciato le formule canoniche che il prelato di turno e l’arcidiacono d’allora monsignor Pasquale Bondi, utilizzavano per convalida dell’avvenuta sepoltura”. Per il 1914: Bernardo Melchioretto, della parrocchia di Lamen di Feltre, militare di stanza provvisoria ad Agordo, morto a 21 anni di malattia infettiva, il giorno 6 del mese di ottobre. Anno 1915: Candida Adele De Nardin, 4 anni e 4 mesi, di Parech, mancata a seguito di grave scottatura il 28 gennaio; Matteo Rossello, soldato di fanteria ad Agordo, originario del meridione d’Italia, colpito a 21 anni da meningite fulminante il 4 febbraio; Santo Agostinelli, sergente del 51. Reggimento fanteria “suicida, ma pria di morire confessatosi con segni di sincero pentimento il 6 giugno”; Tommaso Tomè, di Villalta, fabbro di 17 anni, morto di tetano l’11 novembre; tale Eugenio di Taibon, di 53 anni, contadino, trovato impiccato il 27 dicembre “con ogni probabilità per alienazione mentale, perché del resto era un ottimo praticante cristiano”. E siamo all’anno 1916: Celeste De Nardin, villico, di 15 anni e 6 mesi, colpito da malattia infettiva al lazzaretto di Bries e deceduto per meningite il 18 marzo; Giovanni Dalle Zotte, 80 anni, “reduce da pochi giorni, dopo tanti anni di assenza, bracciante; fu trovato morto alla rova di questa parrocchia (aneurisma senile) il 22 marzo”; Vincenzo Corona, 61 anni, “minerante annegato il 31 maggio in località Motte ore 7 anti meridiane”; Nicolò Valcozzena, 35 anni, abitante a Valcozzena, celibe, villico, “morì d’infezione alla gamba per ferite in seguito allo scoppio accidentale di una bomba all’ospitale di chirurgia il 1. luglio”; Luigi Giovanni Buttol “marito di Maria Manfroi, condottiero della Messaggeria Postale Zanella di Agordo, 53 anni, morto il 25 novembre vittima di disgrazia accidentale che ve lo travolgeva nelle vorticose acque del Cordevole presso il ponte alla Muda, il cadavere fu ritrovato presso l’albergo della Stanga, fu sepolto a Sedico”; Ferdinando Zasso 6 anni e sei mesi, morto istantaneamente schiacciato sotto la ruota di autocarro militare il 15 ottobre. Così nel 1917: Gio Battista Campedel, abitante ai Pas, 40 anni, falegname: “morì travolto dalla valanga al Pianaz sopra la Tagliata del forte di San Martino,. Quando fu estratto era già morto insieme con altri 4 soldati, sepolto il 18 gennaio”; Antonia Fusina, 14 anni, morta in ospedale feriti (municipio) in seguito a investimento d’automobile il 20 luglio, assistita dal cappellano militare dell’ospedale”; Davide Benvegnù, 11 anni, abitante a Prompicai, annegato nel Cordevole il 6 settembre; Angelo Santomaso, 47 anni, abitante a Mozzac, morì di operazione chirurgica all’ospedale da campo 073 il 29 ottobre. Con questi ultimi atti di morte – scriveva in conclusione Gabriele Bernardi – indicativi delle negative conseguenze di vita cui era soggetta la popolazione agordina, si conclude la ricerca relativamente alle vicende collegate alla grande Guerra, cui seguiranno quelle, parimenti tragiche, relative all’encefalite letargica, l’influenza detta “Spagnola” del 1918-19 la cui prima vittima indicata negli atti risulta essere stato Francesco De Pellegrin, di Colvignas, 45 anni, bracciante di professione, morto il 9 novembre.
NELLE FOTO (riproduzioni da “Echi di Agordo”): il logo della rubrica di Bernardi “Spigolando in archivio”; si demolisce la chiesa di San Pietro ad Agordo; fu attivato un piccolo aeroporto a Valcozzena; ed una Decauville, ferrovia a scartamento ridotto; maggio 1916 la nuova via Cesare Battisti aperta con la demolizione della chiesa di San Pietro; celebrazione della messa per militari, medici, infermieri; l’ospedale da campo attivato davanti al Municipio di Agordo.